nuova alleanza e nuovo popolo

By Carlo Ghidelli
Pubblicato il 2 Giugno 2017

All’inizio del capitolo secondo della costituzione dogmatica sulla Chiesa i padri conciliari stabiliscono un confronto tra quella che potremmo chiamare la volontà salvifica universale di Dio (vedi anche 1 Timoteo 2, 4) e la libera iniziativa di Dio di costituire un popolo tutto suo nella storia delle nazioni.  Ecco le loro parole: “In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia. Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame fra loro, ma volle costituire di loro un popolo che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse”. Ovviamente non siamo di fronte a due volontà contrastanti ma a due momenti distinti dello stesso piano divino.

Il nuovo popolo di Dio

Cristo istituì questo nuovo patto, cioè la nuova alleanza nel suo sangue, chiamando gente dai giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito, e costituisse il nuovo popolo di Dio”. Parole calibrate e attentamente soppesate da parte dei padri conciliari, che meritano un commento esegetico.

Risulta chiaramente il passaggio dalla prima economia della salvezza, quella testimoniata nel primo Testamento, alla nuova ed eterna alleanza, quella testimoniata nel nuovo Testamento. Siamo noi i figli della nuova Alleanza, quella che è stata stipulata da Dio a beneficio di tutta l’umanità per mezzo del sangue del figlio suo.

Tutto questo accadde “nello Spirito, non secondo la carne”: per indicare che il nuovo popolo di Dio è dono assoluto di Dio: non più rivolto ad un popolo privilegiato, ma letteralmente a tutti i popoli, ad ogni uomo di buona volontà. Questo popolo è detto “nuovo” proprio in  ragione della sua origine divina.

Le note caratteristiche del nuovo popolo di Dio

 Una volta ricordata l’iniziativa di Dio verso il popolo di Israele e aver dichiarato che “tutto questo avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta alleanza che doveva concludersi in Cristo” (n. 9), i padri conciliari si danno premura di indicare le note caratteristiche del nuovo popolo di Dio e le elencano secondo un  certo ordine che ci fa pensare a un pensiero compiuto.

Per questo scrivono: “Questo popolo messianico ha per capo Cristo… Ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio… Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati… E finalmente ha per fine il regno di Dio”: Capo, condizione, legge e fine: ecco gli elementi costitutivi di quel popolo che vive e opera solo per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini.

Non possiamo non gioire nel constatare con quale chiarezza e con quale precisione i padri conciliari hanno voluto presentarci il popolo della nuova ed eterna Alleanza: un dono veramente eccezionale che ci è dato di assaporare nella sua compiutezza, nelle sue articolazioni,  soprattutto nel suo mistero.

 Dentro la storia  e sotto la Parola

 Al nuovo popolo della nuova alleanza, come del resto anche al popolo eletto del primo Testamento, il Signore Dio volle affidare una precisa missione: quella di essere testimone davanti a tutti i popoli della grande novità che Cristo ha portato nel mondo.

Anzitutto, per svolgere questo compito il nuovo popolo di Dio deve stare “dentro la storia”: “Dovendosi estendere a tutte le nazioni essa (la Chiesa di Cristo) entra nella storia degli uomini e insieme però trascende i tempi e le frontiere dei popoli”. Da qui nasce per la Chiesa il dovere di farsi compagna di viaggio di tutti indistintamente, con il solo desiderio di camminare con tutti verso la meta che è il Regno.

In secondo luogo sotto la Parola che reca la grazia e illumina il cammino: “Tra le tentazioni e le tribolazioni del cammino la Chiesa è sostenuta dalla grazia di Dio, promessale dal Signore, affinché per la umana debolezza non venga meno alla perfetta fedeltà, ma permanga degna sposa del suo Signore”. La fedeltà, perciò, deve coniugarsi con il coraggio del confronto e della resistenza.

 

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