NOTTE SULL’EUROPA
Da 77 anni nessun paese d’Europa – come sta accadendo in Ucraina – ha patito l’uso delle armi; la rottura di situazioni che avevano favorito il realizzarsi di molte aspirazioni di progresso civile e sociale nell’ordine e nella libertà, a causa del prevalere sia pure temporaneo – è la nostra speranza – della violenza nella dialettica politica tra gli stati. La reazione della Comunità Europea, con l’apporto costante, a tratti appassionato, del presidente del Consiglio Mario Draghi, ha dato all’aggressore Putin risposte concrete. Sia pure condizionate da fatti che richiedono tempi e decisioni impegnative perché siano al massimo valide in replica ai disegni dell’aggressore. L’esperienza internazionale in veste di presidente della Banca Centrale Europea contribuisce a dare all’impegno di Draghi nelle strutture comunitarie e nell’impegno in esse dell’Italia, un alto contributo di razionalità. Atteggiamento che appare evidente soprattutto in alcune sue dichiarazioni, che vogliamo riprendere, fatte dopo il Consiglio dell’Unione Europea di Versailles, rispondendo a domande dei giornalisti. A suo giudizio “certi allarmismi sono esagerati (…) Non si può dire che l’economia vada male perché l’Europa continua a crescere”. In altra risposta è netto il giudizio di Draghi sul reale stato delle cose, ma anche su possibili dinamiche della loro evoluzione, e sull’obbligato atteggiamento dell’Italia per eventuali sviluppi negativi delle stesse. Ha detto: “Non siamo assolutamente in una economia di guerra, ma è bene prepararsi”. Un atteggiamento che riguarda anche la delicata questione dei rifornimenti delle materie prime alimentari (per le persone e per gli allevamenti) che non appaiono per ora allarmanti, “altrimenti – per Draghi – saremmo già in una fase di razionamento”, ricorrendo per la importazione dei cereali “ad altri Paesi quali gli Stati Uniti, il Canada e l’Argentina”.
Comunque i problemi che incombono sui cittadini non sono pochi, e alcuni sono di dimensioni inquietanti. In sintesi estrema, per esempio, i problemi legati all’importazione del petrolio e all’utilizzo del metano creerebbero difficoltà per la illuminazione e per il riscaldamento. Tanto che in molte città sono già state abbassate le temperature negli uffici pubblici.
Altro problema che il governo dovrà affrontare con grande decisione è l’inflazione, che corre verso l’8 per cento annuo. E che secondo la Confesercenti, nel solo 2022 potrebbe costarci 26,1 miliardi di euro in minori consumi, e una riduzione di 41,3 miliardi dell’aumento previsto del Prodotto interno lordo. Pur se in questo specifico contesto credo sia giusto il richiamo a un fatto che riguarda il generale Francesco Paolo Figliuolo, che ha contribuito, in modo intelligente e concreto , al superamento delle tante difficoltà, in gran parte nuove, create dall’attacco del Covid 19. In sostanza: qualcuno avrebbe rivelato in un bar che il generale si sarebbe impegnato al fine di ottenere vantaggi per il figlio, Federico, capitano degli alpini, nel quadro delle misure legate alla pandemia. La notizia è stata pubblicata in prima pagina, da un noto quotidiano, con l’aggiunta che la procura di Bolzano avrebbe aperto una inchiesta. Notizia falsa, perché la procura non ha aperto l’inchiesta ma ha inserito l’esposto in apertura di una procedura necessaria per l’archiviazione.
Per concludere mi sembra doveroso il richiamo a questa dichiarazione della presidente della Regione Lombardia Letizia Moratti sul problema dei profughi che giungono anche in Italia, dalla Ucraina: “Quando si parla di un’intera popolazione messa in pericolo di vita, di bambini, madri e padri, costretti alla fuga per la sopravvivenza abbandonando ogni loro bene in patria, le risorse vanno trovate”. Una dichiarazione che assume per l’Italia un ulteriore valore se si considera che nel nostro paese la comunità ucraina è la terza come numero di presenze, delle quali tante inserite in modo stabile nelle strutture produttive, in particolare nelle grandi città del nord.