Norberto e Gabriele: commovente arrivederci

By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 28 Gennaio 2021

La notte che precede la morte di Gabriele, il direttore del santo, padre Norberto, non riesce proprio a dormire. Invitato insistentemente anche da Gabriele a concedersi qualche briciola di riposo, tenta di farlo, ma una voce misteriosa lo riporta vicino al malato. Guardandolo, una processione di ricordi gli riempie il silenzio della notte: sono gli anni vissuti insieme a Gabriele. Si sono conosciuti oltre cinque anni fa e si sono subito capiti e amati. Lui gli ha dato le prime istruzioni, restando subito affascinato da quel vivace diciottenne dai modi educati e gentili. Lui lo ha guidato con dolce fermezza, lo ha illuminato con sapiente prudenza, lo ha seguito con trepido amore. Lo rivede presentarsi spesso, “per esporgli con candore i segreti del suo spirito, i palpiti del suo cuore”. Ne ha dovuto frenare anche l’esagerata sete della penitenza trovandolo sempre docile e sereno.

Sempre più stupito ha ammirato il prodigio della sua santità; gli è cresciuto sotto gli occhi come un miracolo. I segni non sono mancati e lui li ha custoditi come un dolce segreto. Un giorno davanti alla straordinarietà della vita interiore di Gabriele è angosciato da uno spumeggiare di interrogativi: “Dirigo bene Gabriele?… Commetto forse qualche sbaglio?…”. Ma non trova risposte. Ci vorrebbe un segno dal cielo, sospira. è pieno inverno. Ma… cosa succede giù nel cortile? Dalla coltre di neve sta sbocciando il segno richiesto: un giglio bianchissimo. E ancora: gli studenti vanno a passeggio e lui li guarda abbracciandoli con il cuore. Una luce soprannaturale gli rivela che Gabriele sarà il primo santo passionista dopo il fondatore Paolo della Croce.

Un altro segno. Gabriele ormai malato passeggia sereno in giardino. Tra poco sarà stroncato dalla malattia che ne sta vincendo la resistenza sempre più debole. Norberto lo contempla con dolorosa tenerezza. Una giovane vita recisa dalla morte che seppellisce ogni progetto? Perché, Signore? Ma improvvisamente Norberto è avvolto da canti melodiosi che riempiono la valle fasciando di festa il conventino. Norberto, sorpreso, tende il cuore per capire e una voce chiara lo fa trasalire: “Questi sono canti dei devoti che verranno qui a chiedere grazie e a ringraziare; sono pellegrini che verranno a onorare il tuo figlio”. Ora sa: il sepolcro di Gabriele sarà l’altare di un santo. Ma anche se questi dolci ricordi lo accarezzano mentre vive la morte del suo “caro figliolo”, il dolore è immenso; spesso deve nascondere il volto per non farsi vedere piangere da Gabriele. E Gabriele che si accorge di tutto evita perfino di tossire per non rendere ancora più crudele lo strazio dell’amatissimo direttore. Manifesta però serenità e pace per averlo vicino, perché solo Norberto conosce i segreti del suo cuore e solo lui può dirgli le parole più consolanti e sicure.

E Norberto resta lì a fianco del malato a suggerire pensieri di confidenza in Dio per dissolvere fantasmi di tentazioni venuti a rabbuiare l’anima di Gabriele che sul far del giorno gli chiede l’ultima assoluzione e l’immagine dell’Addolorata. Gabriele invoca affettuosamente la Madonna: “Mamma mia, vieni presto”. Così, quasi preso per mano da Maria, si congeda dal suo direttore al sorgere del sole del 27 febbraio 1862. Norberto si sente più povero e solo: qualcosa di sé è andato via con il più amato dei discepoli. Domani sera, non avrà la forza di vederlo scomparire nella tomba; si chiuderà in camera a piangere inconsolabile. Scriverà a Sante, papà di Gabriele: “Iddio ci aveva dato un figlio. Oso dirle che forse lei non l’amava quanto l’amavo io. Beato me che ho avuto la sorte di essergli stato perpetuo direttore. Egli che mi voleva tanto bene quaggiù non mi dimenticherà”.

Certo che non lo dimenticherà. Ma neppure lui dimenticherà Gabriele. Sarà testimone e missionario della sua santità. Ogni volta che ne parlerà, non riuscirà a trattenere lacrime di profonda commozione. Norberto morirà il 29 giugno 1911. Vicino al letto ha voluto il quadro di Gabriele sul quale era affettuosamente fisso il suo sguardo e soprattutto il suo cuore.

E Gabriele sarà sceso dal cielo, avrà preso per mano il suo direttore per introdurlo alla contemplazione di Dio. E un sorriso, quello dell’anima, avrà sigillato la reciproca attesa.

p.dieugenio@virgilio.it

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