NON PROPRIO UN’ESTATE da INCORNICIARE…

By Stefano Pallotta
Pubblicato il 1 Ottobre 2015

Profeti a metà? Dobbiamo essere onesti con i nostri lettori: la parte più facile l’abbiamo centrata, quella un po’ più complicata l’abbiamo mancata.

Parliamo delle previsioni che abbiamo proposto ai nostri lettori all’inizio dell’estate, pubblicate sul nostro giornale il mese scorso. Tutto come da copione salvo il fatto che i turisti in Abruzzo sono aumentati. Per fortuna e nonostante tutto. Nonostante l’inquinamento della costa. Non solo l’inquinamento occasionale, provocato dalla rottura delle fogne, tenuto rigorosamente nascosto dalle autorità cittadine in previsione di un possibile imminente miglioramento. Nel frattempo i bimbi sulla spiaggia sono stati attaccati da aggressive dermatiti disseminanti piaghe su tutto il corpo. Qualcuno ha parlato di azzardo non riuscito in riferimento al fatto che l’ordinanza di divieto di balneazione nei tratti di spiaggia inquinati non sia stata resa pubblica a Pescara. In realtà, quando c’è di mezzo la salute dei cittadini questi azzardi non bisognerebbe nemmeno pensarli. Ma tant’è.

È l’inquinamento, per così dire, strutturale quello che dovrebbe preoccupare di più perché ha fatto precipitare agli ultimi posti il nostro Abruzzo nella classifica nazionale sulla purezza delle acque di balneazione. Sono i depuratori dei comuni che non funzionano o funzionano male e che riversano sui fiumi colibatteri di ogni specie che dovrebbe togliere il sonno agli amministratori locali. Insomma, è stata un’estate, quella del 2015, da dimenticare? Dal punto di vista dell’immagine che l’Abruzzo ha proposto di se stesso sicuramente. E non solo per l’inquinamento del mare. Ci vogliamo aggiungere i Casamonica e i loro sfarzosi funerali all’ombra del Colosseo. Tutti i maggiori organi d’informazione a ripetere che il clan ha origini abruzzesi e che i partecipanti sono arrivati da Pescara, da Alba Adriatica e da Avezzano. Tanti, pronti a sborsare l’obolo per pagare le esequie in gran pompa del loro “re di Roma”. Pompa, per l’appunto. La semantica non possiamo farla valere, quando le connotazioni sono negative, solo per i rom o per i sinti provenienti dall’Abruzzo. Cavalli, Rolls-Royce e cattivo gusto sono etnicamente e socialmente trasversali in fatto di funerali e matrimoni e non è detto che, per effetto emulativo, l’elicottero non lo diventi. Ma lasciamo stare. È la loro capacità di essere clan, “di fare squadra”, come si direbbe oggi, a creare timori e angosce ai mass media: cento, mille, diecimila. Nu-meri a gogò ma nessuno che riesca a inquadrare e spiegare le ragioni antropologiche della rigida struttura del clan e della sua capacità di tenuta nel corso dei decenni.

Estate da dimenticare? Chiedetelo al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso. Userebbe chissà quali circonlocuzioni per non darci ragione, ma non ci sono dubbi che all’indomani dell’ultimo Consiglio regionale, mentre il solleone d’agosto imperversava, e la sua maggioranza vacillava, deve aver proprio pensato che era meglio rinviare tutto all’autunno. Sperando che la tradizione sia smentita e che l’autunno alle porte raffreddi gli animi e le pretese territoriali dei ribelli che hanno fatto tremare la sua autocratica visione della politica regionale.

Infine, i cinghiali: tanti, troppi e pericolosi. Pericolosi al punto di provocare morti sulle strade, assalti a massaie che, armate di scopa, cercano di scacciarli dagli orti, danni all’agricoltura, devastazioni di tartufaie e così via. Non proprio un’estate da incorniciare.

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