NON POSSIAMO PERMETTERCI FIGLI

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 2 Aprile 2013

Siamo una coppia di giovani e ci siamo sposati due anni fa. Vorremmo tanto avere dei figli ma purtroppo la situazione economica di entrambi non ce lo consente. Mio marito lavora saltuariamente e io trovo porte chiuse ovunque. Il nostro parroco, con cui abbiamo un rapporto normale, censura il nostro comportamento accusandoci di essere egoisti. Dice che “noi giovani” pensiamo solo a mettere davanti a tutto e tutti il nostro tornaconto personale. Non saremmo disposti a nessun sacrifico e a nessuna rinuncia. Di questo nostro comportamento, dice, dovremo renderne conto a Dio. Sia io che mio marito siamo rimasti scandalizzati. Quale sarebbe il nostro tornaconto a non volere un figlio? Chi decide di sposarsi pensa sicuramente, se Dio lo vorrà, di completare la loro unione con la nascita di un figlio. A differenza di quello che dice il parroco è stata invece proprio la nostra coscienza a suggerirci tale scelta. Oggi un figlio richiede un investimento di cure e risorse economiche molto maggiore rispetto al passato e non tenerne conto a nostro avviso sarebbe un delitto. Già così abbiamo grosse difficoltà a pagare le bollette, a vestirci, a mangiare e mantenere la macchina che per mio marito è indispensabile per quel poco di lavoro che ha. Dei nostri genitori resta in vita solo la madre di mio marito, una donna anziana e disabile. In questa situazione a suo avviso sarebbe giusto e cristiano mettere al mondo una creatura? Siamo noi a dover fare i conti con la nostra coscienza oppure il nostro parroco? Anche se non cambierebbe la nostra decisione ci piacerebbe conoscere il suo punto di vista. Saluti.                        **

Mi pare strano che un parroco possa rispondere in modo così sbrigativo! Certamente la questione è complessa e la decisione ultima va presa dalla propria coscienza. Come in tutte le azioni umane. Però la coscienza, pur essendo l’ultima a dover decidere, non è l’unico riferimento decisionale. Mi riferisco ovviamente a una co-scienza che è aperta sul mondo e su Dio. Come persone non siamo isole e come famiglie non siamo un castello che, tirato su il ponte levatoio, pensiamo solo ai fatti nostri. Siamo chiamati a un mondo di relazione e a vivere queste relazioni secondo le gradualità dei valori che fondano la vita cristiana. Nel rapporto con Dio voi, come coniugi, vivete una realtà sacramentale, siete cioè un segno dell’amore di Dio. E uno dei segni di questo amore è che per essere vero e completo deve essere fecondo, almeno come desiderio e prospettiva. Cer-tamente anche “la fecondità” deve essere responsabile. Per questo la chiesa parla di maternità e paternità responsabile perché sottomette l’atto del generare al discernimento della coppia. Come fare questo discernimento? Come sapere se, quando e quanti figli? Certamente i problemi ci sono, così come le paure, come gli egoismi. Non per nulla in Italia il tasso di natalità non riesce a equilibrare i decessi. Ecco, si tratta di prendere tutta questa realtà e fare un cammino di di-scernimento per comprendere qual è la volontà di Dio sulla vostra vita. Comprendere la natura del vostro rapporto di marito e di moglie. Come viverlo. Come testimoniarlo. Come aprirlo alla vita. Alla chiesa. Alla società. Su questi punti, come saprete, la chiesa non condivide soluzioni sbrigative e facili indicate, suggerite e pubblicizzate dalla nostra società consumistica in cui tutto di-venta ricerca di piacere e ogni desiderio un diritto. Si tratta di riscoprire la natura umana e il matrimonio alla luce del piano di Dio nella vostra relazione e nel vostro inserimento nella chiesa e nella società. Intuite sicuramente che, in questa ottica, entrano altri elementi nella vostra decisione, altri aspetti da prendere in considerazione e, forse, anche altre prospettive. Forse queste cose ve le hanno dette nel vostro corso di preparazione al matrimonio, se a suo tempo l’avete frquentato. Provate a riparlarne o a parlare con qualche coppia che ha preso, in situazioni simili, soluzioni diverse. Ci potrebbero essere delle belle esperienze. Tralascio volutamente ogni discorso (eppure ci sarebbe!) di sostegno alla maternità da parte dello stato italiano. Parecchie delle difficoltà da voi indicate, con una buona politica familiare, potrebbero essere attenuate.

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