NON PIANGERE (GV 20,1-18)
L’intero racconto si apre con Maria Maddalena che si reca al sepolcro nel primo giorno dopo il sabato e si chiude con l’incontro degli apostoli e Tommaso con il Risorto
In cerca del Risorto
Il quarto evangelista racchiude il racconto della Pasqua e delle apparizioni del Risorto nell’arco di una settimana (Gv 20,1-29). L’intero racconto si apre con Maria Maddalena che si reca al sepolcro nel primo giorno dopo il sabato (20,1) e si chiude con l’incontro degli apostoli e Tommaso con il Risorto (20,26-29). Sono quattro le figure poste in evidenza: Simon Pietro, il discepolo amato, Maria Maddalena e Tommaso Didimo. Ogni figura assume una caratterizzazione specifica: Simon Pietro è rappresentato come colui che cerca la verità su Gesù, nella presenza del “discepolo amato” si intravvede l’entusiasmo giovanile della fede. Maria Maddalena si mostra come la donna che vive il dolore e l’attesa, mentre Tommaso manifesta uno struggente bisogno di razionalità. In questo incrocio di figure e di sentimenti si colloca lo sviluppo dinamico delle due scene, la corsa al sepolcro vuoto (20,1-10) e l’incontro del Risorto con la Maddalena (20,11-18).
Una donna tra la notte e l’aurora
Maria Maddalena “si reca al sepolcro di mattino, quando era ancora buio” (20,1). Il contrasto simbolico tra le tenebre e il “vedere” della donna, evidenzia lo stato interiore di Maria, provata dal dramma della passione del suo “maestro e Signore”. In quel giardino notturno Maria vede (= scorge) la pietra ribaltata dal sepolcro e intuisce nel suo cuore l’assenza del corpo di Gesù. Da questa constatazione inizia una ricerca affannosa e angosciata del Signore (v. 2). Ella si muove ancora nel buio e non si preoccupa di ispezionare l’interno del sepolcro aperto, ma si precipita ad avvertire i discepoli. La corsa notturna di Maria verso il cenacolo culmina con un annuncio sconvolgente: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo hanno posto” (v. 2). Ella sperimenta in quell’istante una “comunione interrotta” drammaticamente dalla privazione del suo Rabbi. È stato trafugato il corpo del Nazareno e non si sa “dove” è stato portato. Nel muoversi tra la notte e l’aurora Maria si sente perduta e avverte il vuoto della sua assenza.
Credere per vedere
Il movimento della testimone notturna mette in moto anche gli altri discepoli e accresce la tensione drammatica del racconto: Simon Pietro esce (v. 3) insieme all’altro discepolo e “corrono” verso il sepolcro. È la corsa ansiosa della ricerca e della speranza, che esprime il bisogno di un incontro capace di cambiare la storia. L’evangelista presenta i due testimoni che escono dal cenacolo spinti dal desiderio di andare, verificare, accertare l’accaduto. Le prime luci dell’alba delineano già i contorni di un nuovo giorno che nasce. La corsa di Simon Pietro e l’altro discepolo si arresta all’ingresso della tomba posta nel giardino. L’altro discepolo arriva prima di Simon Pietro, vede le bende ma non entra subito perché attende l’arrivo del primo tra gli apostoli. La tensione narrativa si placa quando Simon Pietro entra nel sepolcro e scorge le bende che erano servite per legare il corpo di Gesù con gli aromi (Gv 19,40) e il sudario “avvolto a parte in un altro posto” (v. 7). I due apostoli sono chiamati a rispondere ad una delle domande principali del Vangelo: fermarsi solo al segno o credere all’evento che oltrepassa il segno della morte! Pietro ispeziona l’interno del sepolcro, mentre il discepolo amato vede e crede (v. 8). Il binomio “vedere-credere” è come un filo che collega l’intero capitolo giovanneo: la Maddalena riconosce il Risorto e crede (v. 16), i discepoli nel Cenacolo “videro Gesù e gioirono” nella fede (v. 20), a Tommaso incredulo il Risorto richiama la beatitudine della fede per coloro che “pur non avendo visto crederanno” (v. 29).
Correre tra paure e speranze
Il quarto evangelista pone in evidenza il dinamismo della corsa dei personaggi: la Maddalena corre ad avvertire i discepoli. Simon Pietro e il discepolo amato corrono alla tomba con la preoccupazione per quanto è accaduto. La paura domina la prima parte del racconto che però si trasforma in speranza di un “nuovo inizio”. La risurrezione del Cristo crocifisso è il fondamento della speranza cristiana. Al verso 9 l’evangelista annota: “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”. Il ricorso alle Scritture di Israele rappresenta un richiamo importante per rileggere i motivi della speranza. Le Scritture parlano di Gesù (Gv 5,39) e la comunità cristiana, rappresentata da Pietro e Giovanni, è chiamata a comprendere la propria storia, a partire dall’ascolto sapienziale della Parola di Dio.
Il pianto di Maria
Mentre i due apostoli se ne tornarono di nuovo a casa (v. 10), Maria Maddalena rimane nel giardino davanti alla tomba. La donna piange e il suo cuore è afflitto per quanto è accaduto nel venerdì santo. L’attesa si fa struggente. Ella si china verso il sepolcro e all’interno della tomba scorge due angeli che siedono sulla pietra della reposizione (v. 12). La loro presenza fa intuire il nuovo significato della tomba: non è più luogo di morte, ma di vita. Il dialogo con i due angeli prepara la successiva scena con il Risorto. Essi domandano a Maria: “Donna, perché piangi?” (v. 13). Ella rivela tutto il suo smarrimento e insieme il bisogno di consolazione: “hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. La nostalgia si confonde con il pianto e la solitudine del cuore ferito. È Gesù, con la sua domanda, a cambiare il senso della scena: “Donna perché piangi? Chi cerchi?” (v. 15). Il lettore coglie il graduale disvelamento che caratterizza il desiderio della donna: ella vuole riavere quel corpo crocifisso per l’ultimo estremo saluto. Ma è il Risorto a chiamarla per nome: “Maria” (v. 16). L’evangelista annota che la donna si volta e risponde nella lingua familiare a Gesù: “rabbouni”. Un attimo “di luce” ricco di significati, traboccante di suggestioni ed emozioni. L’incontro con il Risorto dischiude nella donna di Magdala la memoria viva della sua esperienza di fede! Dal pianto alla gioia. Il suo stare ora si trasforma in un andare dai discepoli e testimoniare loro la paternità di Dio (vv. 17-18). Il Signore è veramente risorto!