NON FATELO SAPERE A DANTE E AD ARCHIMEDE…

i dati della ricerca leggere, scrivere e far di conto
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 1 Dicembre 2013

Italiani agli ultimi posti tra i paesi Ocse per le competenze fondamentali per muoversi nel mondo del lavoro e nella vita sociale. Maglia nera per capacità linguistiche ed espressive e penultimi in matematica Cosa fanno Archimede, Pico della Mirandola, Dante, Manzoni? Sta-ranno rigirandosi nei sarcofagi dopo aver saputo in che condizioni sono i loro compatrioti. Ultimi in matematica e penultimi per competenze alfabetiche, ovvero di lettura e comunicazione, tra i 24 paesi più industrializzati. Chi l’avrebbe mai detto! Discendenti di uomini che hanno fatto la cultura e la conoscenza, tra i massimi esponenti del sapere, gli italiani di oggi fanno una figura davvero barbina. A metterci dietro alla lavagna è stata l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha promosso un’indagine (realizzata per l’Italia dall’Isfol) dalla quale usciamo con le ossa rotte, ridimensionati. Proprio noi, che abbiamo insegnato al mondo le regole del vivere civile, la cultura, eccetera, eccetera. A dire il vero, non noi, ma i nostri antenati: quelli sì che erano altri uomini!

I dati della ricerca sul saper leggere, scrivere e far di conto parlano chiaro: in una scala che va da zero a 500, il punteggio degli adulti italiani in competenze alfabetiche è pari a 250, contro la media Ocse di 273; in quelle matematiche scende a 247 (269 media Ocse). I punteggi sono riconducibili a sei diversi livelli di competenze e il livello “tre” è considerato il minimo indispensabile per “vivere e lavorare nel XXI secolo”. Ebbene (o “emmale”), il 28% degli italiani non supera il primo livello, il 42,3% è al secondo e appena il 29,8% è dal terzo in su in competenze alfabetiche. Quanto a quelle matematiche, il 31,9% si ferma al primo livello, il 39% al secondo e il 28,9% dal terzo in su (ai primi posti veleggiano il Giappone e la Finlandia). La situazione diventa ancora peggiore se si scende al Mezzogiorno, e il confronto internazionale diventa più duro se si analizzano le competenze dei laureati. Infatti l’Isfol evidenzia che ‘‘il deficit del nostro paese è più accentuato per i livelli di istruzione più avanzati”. Tra l’altro, solo pochi – meno del 30% – risultano sopra la soglia che l’Ocse giudica indispensabile, e per i cosiddetti teen, cioè i giovani tra i 16 e i 20 anni che non studiano e non lavorano, la quota scende adddirittura al 5%.

Ma, da inguaribili ottimisti quali siamo, anche in una situazione catastrofica come questa riusciamo a vedere il lato positivo: rispetto al passato si riscontra “un processo di contenimento dell’analfabetismo”, si riduce la forbice tra anziani e giovani, così come si accorciano le distanze tra uomini e donne. Passi avanti comunque troppo limitati. Lo riconoscono anche i ministri Maria Grazia Carrozza (Istruzione) ed Enrico Giovannini (Lavoro) concordi nel ritenere che occorra un’inversione di marcia. Sono preoccupati soprattutto per i teen e già hanno cercato di metterci una pezza nominando una commissione di esperti (in Italia siamo specialisti in commissioni, soprattutto di esperti) che dovrà “proporre specifiche misure”.

Invece l’Associazione nazionale degli insegnanti formattori (Anief) qualcosa da proporre già ce l’ha: obbligo dell’istruzione a 18 anni, più ore in classe e riforma dell’apprendistato. “Ormai non ci si può più nascondere dietro la scusa della crisi economica internazionale – sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – occorrono subito fatti: innalzare l’obbligo scolastico, a causa del quale ogni anno si perdono 700 mila alunni; avviare la riforma dell’apprendistato, sul modello della Germania, dove il collegamento con le aziende è reale e proficuo. Se, invece, continua la politica degli annunci, mentre gli altri paesi evolvono, l’Italia resta in fondo a questa classifica”.

Una proposta ce l’abbiamo anche noi: per Natale si potrebbero regalare corsi di recupero in lettere e matematica. Non sarà bello come un maglione o una PlayStation, ma ci consente di sentirci meno asini.

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