NOBILI SI DIVENTA SIGNORI SI NASCE

In Italia ogni anno circa 20 mila persone ambiscono a un titolo nobiliare. Un fenomeno che alimenta il mercato internazionale dei titoli, con cifre che possono toccare i 350 mila euro: tanto ha versato un petroliere italiano per fregiarsi del titolo di conte

Il 2 giugno del 1946 gli italiani scelsero, con un referendum, la Repubblica, preferendola alla Monarchia (il risultato fu di 54,3 per cento a favore della prima forma di stato). Il primo gennaio del 1948 entrò in vigore la Costituzione repubblicana che sostituiva lo statuto Albertino e che, tra le altre cose, tolse ogni rilevanza pubblica e giuridica ai titoli nobiliari. Tra le prerogative nobiliari c’erano l’esenzione dal pagamento delle tasse e il diritto di essere giudicati solo da nobili. Con l’entrata in vigore della Costituzione è cambiato tutto: “I titoli nobiliari non sono riconosciuti” si afferma nella Carta, quindi – come stabilito dalla Corte Costituzionale nella sentenza numero 101 del 1967 – “il divieto di riconoscimento dei titoli nobiliari (…) comporta che quei titoli non costituiscono contenuto di un diritto e, più ampiamente, non conservano alcuna rilevanza”. A dirla breve: restano fuori dal mondo giuridico. Però il “non riconoscimento” non vieta l’uso pubblico o privato del titolo da parte di chi ne sia investito. Cioè, non si commette reato se uno sul biglietto da visita scrive barone o marchese eccetera Il divieto vige solo per i pubblici ufficiali. Di conseguenza, pur non valendo un fico secco, il titolo c’è chi l’ostenta e chi, non avendolo, cerca di acquisirlo.

 

Nonostante la monarchia in Italia sia solo un ricordo, sono migliaia (si calcola addirittura 20 mila ogni anno) coloro che ambiscono a un titolo nobiliare. Un vezzo non soltanto italiano, ma comune a molti paesi. C’è chi fa tanto per farsi nominare Cavaliere (titolo che, comunque, ha una sua validità) e chi anela a fregiarsi di titoli acquisiti anche legalmente, a suon di denaro.

Un fenomeno che alimenta il mercato internazionale dei titoli, con cifre che possono toccare i 350 mila euro: tanto ha versato un petroliere italiano per fregiarsi del titolo di conte. Ma per molto meno in Inghilterra, Francia, Germania o Spagna un titolo nobiliare vero può costare dai 2.000 ai 70.000 euro. Addirittura, ci sono siti specializzati che con 300-500 euro vi spediscono a casa anche i documenti della tanto agognata nobiltà. In Italia si contano 7.500 famiglie “nobili”: 2.500 “semplici”  (cioè con titoli bassi) e 5.500 casate con titoli nobiliari superiori. In tutto, poco più di 78 mila persone, un numero in continuo aumento data la corsa all’accaparramento di un titolo, il cui prezzo varia a seconda della gerarchia dei titoli nobiliari: principe, duca, marchese, conte, visconte, barone, patrizio, cavaliere ereditario.

C’è, poi, una strada molto più economica: comprare un titolo nobiliare di una micronazione non riconosciuta da nessuno stato al mondo. Le più note sono il principato di Sealand e il principato di Ladonia. Non si tratta di un titolo ereditario, anzi, ha valore solo in quei due minuscolissimi principati, ma è comunque una bella soddisfazione che costa davvero poco: 15-30 euro! Per la cronaca: il principato di Sealand è una struttura artificiale di poco meno di mille metri quadrati, nel mare a poche miglia dalla città inglese di Ipswich, creata durante la seconda guerra mondiale, occupata dal 1967 dalla famiglia di Paddy Roy Bates che la proclamò principato con sovranità indipendente; quanto a Ladonia, sono poche migliaia di metri quadrati nella penisola di Kullaberg, nel sud della Svezia. È il solo… “stato” sulla terra con zero abitanti.

Ma perché così tante persone sono disposte a spendere denaro per una cosa ridicola come questa? Qualcuno certamente lo farà per pura goliardia, ma molti potrebbero essere condizionati dal desiderio di identificarsi in qualcosa di fatuo, tendenza molto in voga in questa società sempre più superficiale.

C’è chi si identifica in un’auto di prestigio, chi nell’avere tanti amici su Facebook o Twitter, chi in un gioiello e chi in un titolo nobiliare. D’altronde, nobili si diventa (per concessione del re o per soldo) mentre – come recitava Totò – “signori si nasce, e io lo nacqui, modestamente”.