Nelle mani di Gattuso

Tre reti, e tutte in una volta sola, dalla Norvegia non ce le saremmo certo aspettate. Come, francamente, non ci si sarebbe aspettato lo striminzito 2-0 nell’incontro con la rappresentativa moldava. Negli incontri con gli amici nordeuropei gli atleti italiani hanno appreso frequenti lezioni di sport invernali (sci di fondo e salto, soprattutto), un po’ meno di altre discipline, lasciando al calcio il compito di bilanciare con puntuali, e talvolta sonanti, vittorie le immancabili sconfitte patite in altri sport. Tant’è che la composizione dei gironi di qualificazione al Mondiale del 2026 aveva fatto pensare a una pratica di ordinaria amministrazione per il cammino della squadra italiana, quasi una sorta di “biglietto di invito” che ci ripagasse delle esclusioni registrate sul campo per i due precedenti del 2018 e del 2022. E che confermasse, nella forma e nella sostanza, quella sorta di… allenamento di cui gli incontri con la Norvegia sono stati spesso connotati. Come successe giusto vent’anni prima, quando per la qualificazione al Mondiale del 2006, in un girone pressoché identico l’Italia si qualificò con 5 punti di vantaggio proprio sulla Norvegia. Gli auspici beneauguranti di quel periodo (meno male, dai, questa volta la qualificazione al Mondiale non sarà proibitiva…) non sono bastati per ripetere la storia.

Per la Nazionale già allenata da Spalletti e ora nelle mani di Gennaro Gattuso, detto Rino, la partecipazione al Mondiale del 2026 è subordinata non solo al conseguimento di vittorie contro le nazionali di Estonia, Israele e Moldova, a cominciare dal 5 settembre, ma di recuperare quel minimo di credibilità che il calcio italiano – certo non per colpa del solo Spalletti ha dilapidato in questi ultimi tempi.

L'ECO di San Gabriele
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