NEL CUORE IL DIALOGO TRA LE RELIGIONI

intervista a Giovanni Traettino
By Bruno Scarano
Pubblicato il 1 Febbraio 2015

 

Vescovo presidente della chiesa evangelica della riconciliazione è anche coordinatore permanente della comunione apostolica internazionale. Pioniere dal 1992 del dialogo tra evangelici pentecostali e cattolici, svolge il suo ministero in Italia e all’estero

In questo numero Bruno Scarano ospita nel consueto spazio della rubrica Economia&Finanza un’interessante intervista a Giovanni Traettino, vescovo presidente della chiesa evangelica della riconciliazione.

A distanza di sei mesi dalla visita del papa a Caserta, come è cambiata la sua vita e quella della sua comunità?

I cambiamenti più significativi sono quelli meno visibili all’esterno, quelli interiori. Sia sul piano personale che comunitario. Gioia e gratitudine profonda. Per esserci sentiti oggetto dell’attenzione speciale del Signore. Inoltre, accresciuta consapevolezza dell’importanza di esser trovati fedeli nelle stagioni di incertezza e di difficoltà, per essere trovati pronti nel “giorno” che egli sceglie per manifestare la sua volontà. L’iniziativa di papa Francesco è stata anche per noi di una novità sorprendente e di una qualità evangelica assoluta. L’azione di Dio nella sua vita ha lasciato una forte impronta nella nostra vita; per non parlare della storia. Quella  delle relazioni tra evangelici e cattolici. Abbiamo avuto la conferma che il Signore è all’opera e che, come pure ha detto papa Francesco “il miracolo dell’unità è già iniziato”! Per quel che riguarda i rapporti all’esterno della nostra comunità, cogliamo già i segni di un mutamento dell’atteggiamento generale della “gente” e una nuova apertura da parte della comunità cattolica.

Quali sono i passi successivi a quest’incontro storico?

Prendere sempre più coscienza a livello ecclesiale del fondamento comune che, al di là delle differenze, pure importanti, come cristiani abbiamo in Cristo. Siamo infatti, cristiani prima di essere evangelici, cattolici o ortodossi! Puntare a costruire relazioni di qualità ricercando occasioni di incontro. A cominciare dai pastori, in modo speciale a livello locale. Avanzare nel processo avviato, già presente qui e lì a macchia di leopardo. Soprattutto per l’iniziativa di singoli e di comunità locali. Il modo in cui potrà avanzare e “fermentare la pasta” sarà attraverso “un modello relazionale” simile a quello sperimentato con l’amicizia che ha preparato la visita del papa. Abbiamo bisogno di uomini e donne di riconciliazione. Si è comunque a mio avviso avviato un cambiamento significativo nella mentalità generale. La maggioranza dei cristiani prende sempre più coscienza della propria diversità. E vuole l’unità. Occorrerà operare in modo da costruire tra di noi i ponti necessari e abbassare le barriere che finora hanno impedito un dialogo fraterno e generoso tra discepoli dell’unico Signore: Gesù Cristo è il nostro Signore!

Perché le altre comunità pentecostali hanno preso le distanze da questa visita del papa?

Occorre innanzitutto dire che, mentre questo è vero per la maggioranza delle comunità pentecostali in Italia, il quadro è più positivo e incoraggiante a livello internazionale. Dopo di che i motivi per quelli che dissentono sono di più ordini. Di natura dottrinale: la sottolineatura e l’amplificazione polemica delle differenze che risalgono alla riforma; di natura psicologica (la memoria ferita!). Il solco scavato dalla discriminazione (si pensi all’appellativo di “setta”) e dalla persecuzione sofferta – parlo dell’Italia – almeno fino al concilio Vaticano II. E poi ancora la difficoltà  pregiudiziale a discernere (o anche solo ad ammettere) l’azione dello Spirito Santo nella chiesa cattolica. Infine l’esperienza di un certo tipo di cattolicesimo con chiare manifestazioni pagane.

La tunica di Gesù, tirata a sorte, sembra ancora oggi destare scandalo. È pensabile ancora oggi cooperare insieme per intenti comuni, per debellare la povertà, giustizia sociale e ambiente?    

È certamente uno scandalo, e un peccato, la divisione dei cristiani. Certamente tra quanti sono e si riconoscono come veri cristiani. Tuttavia, come anticipazione della “pienezza” di unità per la quale ha pregato Gesù è importante cominciare a vivere e praticare l’unità possibile. Quella prodotta dalla conversione a Cristo e dalla presenza dello Spirito Santo nella nostra vita. Così che possiamo testimoniare e annunciare insieme il vangelo della salvezza. Insieme proclamare Gesù Cristo come unico Signore e salvatore. Insieme presentare la necessità di un incontro personale con lui. Pregare insieme al Padre nel nome dell’unico mediatore Gesù Cristo. Lodare e adorare insieme il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Camminare insieme nella sequela di Gesù. Perseguire di comune accordo la trasformazione a immagine di Gesù.

Il suo primo incontro che ebbe con l’allora cardinal Bergoglio, quali impressioni le suscitò?

Quella di un uomo che aveva davvero incontrato Cristo e ne era diventato discepolo. Quella  di un cristiano con una profonda, autentica e sperimentata relazione personale con lo Spirito Santo. Quella di un uomo integro e umile con una profonda vita interiore.

Papa Francesco

e il vescovo Giovanni Traettino

 

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