NATALE, LO STILE DI DIO
Cari lettori, la festa del Natale ci porta a Betlemme dove è successo l’inimmaginabile: Dio si è fatto uomo, è sceso dal cielo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Il nostro sguardo si posa sul quel Bimbo, fragile e indifeso come ogni uomo appena nato, ma la nostra fede si apre allo stupore e alla lode per il dono tanto inatteso quanto straordinario.
L’estrema umiltà del presepe come l’evento mirabile dell’incarnazione ci narrano lo stile di Dio che non si manifesta con i canoni della potenza umana ma ama percorrere la via della piccolezza perché tutti possano partecipare del suo amore estremo. In linea con questo stile sarà il dono dell’Eucaristia, dove Cristo si renderà disponile a tutti ma sempre nella fragilità di un pezzo di pane che può essere maltrattato e gettato via con estrema facilità. Forse non a caso il nome della cittadina della Giudea dove è nato il Salvatore, Betlemme, significa proprio casa del pane.
Coerente con questo stile evangelico avviene anche il primo annuncio, quello ai pastori che non erano i proprietari del gregge ma semplici mandriani dalla fama poco onorevole. Gli storici, infatti, presentano i pastori come ladri e facinorosi che non potevano essere scelti né come giudici, né come testimoni perché poco affidabili; in quel contesto sociale forse non c’era una categoria ritenuta “più bassa”, ma proprio su di loro si è rivolto lo sguardo compiacente di Dio.
Gli angeli, ministri di Dio, offrono ai pastori la stessa gloria e lo stesso onore che è stato dato a Maria, la Madre di Gesù, un annuncio celeste che li invita superare il timore e a essere colmi di gioia perché oggi è nato il salvatore del mondo. E così saranno proprio loro i primi messaggeri della lieta notizia! Sorprendente la scelta di Dio, prodigiosa la capacità di accogliere e riconoscere il segno da parte dei pastori: Il salvatore del mondo nella carne di un bambino adagiato in una mangiatoia.
Secondo la narrazione dell’evangelista Luca i pastori sono il modello del credente: non pongono difficoltà di sorta, non fanno domande, non dubitano. Forse non sanno tanto ragionare come gli scribi o i dottori della legge, ma sono capaci di obbedire e per questo subito vanno a Betlemme; loro sono mandriani che non hanno nulla da perdere, né prestigio e nemmeno posizioni acquisite, obbediscono e si muovono e vanno a vedere la parola di Dio compiuta, l’annuncio degli angeli realizzato. Luca descrive una scena semplicissima: Maria, Giuseppe, il bambino nella mangiatoia; non c’è oro, non c’è sfavillio di luci, c’è solo umiltà; il terzo Vangelo non menziona nemmeno astri lucenti che si posano sulla casa. E così anche i poveri e i disprezzati pastori possono accedere a quella corte di paradiso e stare alla sua presenza.
I pastori riconoscono Cristo Signore, e dopo averlo incontrato lo annunciano con gioia, anzi, pregano come angeli perché anche loro cantano il Gloria: l’incontro con Gesù dà loro dignità, li innalza e li rende missionari del Vangelo. E così angeli e mandriani cantano al Figlio dell’Altissimo: è lo stile di Dio su cui forse dovremmo riflettere più sovente.
Buon Natale di cuore!