MONTONICO …BOLLICINE DI QUALITÀ

By Gloria Danesi
Pubblicato il 29 Settembre 2021

DAI SUOI GRANDI GRAPPOLI BIANCHI NON SOLO OTTIMO VINO MA ANCHE UNO SPUMANTE DI GRAN LIVELLO. ATTUALMENTE VIENE COLTIVATO QUASI UNICAMENTE NEI COMUNI TERAMANI DI BISENTI E CERMIGNANO

Un cin cin fresco e vivace. Un antico vitigno, il Montonico, dopo anni di oblio è tornato sulle colline e si prende una meritata rivincita: dai suoi grandi grappoli bianchi non solo ottimo vino ma addirittura uno spumante di qualità. Fino agli anni 60 del secolo scorso veniva coltivato in diverse zone d’Abruzzo, successivamente però presero il sopravvento altre varietà (Trebbiano e Cococciola). Attualmente viene coltivato – innestato su altre varietà e in coltura pura – quasi unicamente nei comuni di Bisenti e Cermignano (frazione Poggio delle Rose), in provincia di Teramo, con alta soddisfazione di produttori e consumatori. Divenuto cifra dell’identità locale e presidio Slow Food i bisentini lo celebrano, in ottobre, con una “Festa folcloristica dell’uva e del vino”. Una giusta rivalutazione di questa vite che offre gustosa uva da tavola (un tempo esportata all’estero) da consumare fresca o passita, delizioso vino frizzante e finanche aceto sopraffino.

Il Montonico è una bontà con bollicine, dal colore paglierino tendente al dorato, dal profumo vinoso caratteristico e dal sapore quasi secco gradevole e frizzantino adatto, in particolare, ad accompagnare minestre in brodo, risotto a base di pesce, pesce fritto e alla griglia, zuppa di pesce e carni bianche. Offre il meglio di sé fresco (10-12 gradi). Non mantiene l’invecchiamento e di conseguenza va degustato non oltre i due anni dall’imbottigliamento. In compenso possiede un buon contenuto di polifenoli. L’analisi sensoriale evidenzia un “complesso bouquet in cui spiccano i profumi fiorali, fruttati e di vegetale secco”, mentre “al palato si presenta mediamente strutturato, armonico e persistente, debolmente amaro”.

Oltre al vino questa incantevole zona d’Abruzzo offre due primi piatti della tradizione culinaria teramana. Parliamo dei maccheroni alla molinara (maccheroni alla mulinère), prodotto agroalimentare tradizionale antica ricetta bisentina, con lavorazione a mano di ogni singolo spaghetto e i maccheroni alla chitarra (maccarunère), conditi con pallottine di carne. Tra le altre specialità troviamo la fracchiata (polenta di cicerchia), il tatù, antichissimo dolce bisentino realizzato con miele e cacao e le sfujatèlle con ripieno di marmellata d’uva.

Abbiamo fra i secondi la gustosa ciavarra al guazzetto. Il cosciotto di pecora giovane, precedentemente sgrassato in acqua bollita, dopo essere stato tagliato a pezzi viene messo in tegame di coccio con acqua unitamente a cipolla, aglio, erba, pepe, rosmarino, salvia, maggiorana, basilico, olio d’oliva, pomodoro in bottiglia, sale, pepe e peperoncino. A metà cottura si aggiunge un bicchiere di vino bianco e si fa bollire con coperchio a fuoco moderato per 2-3 ore.

Tra i prodotti tipici d’eccellenza spicca poi un pecorino con caglio di maiale che conferisce al formaggio aroma e sapore unici. Viene prodotto in quantità limitate in una piccola area del versante orientale del Gran Sasso comprendente, oltre a Bisenti, i comuni di Farindola (che gli attribuisce il nome), Montebello di Bertona, Arsita, Penne, Villa Celiera, Civitella Casanova, Castelli, Carpineto della Nora.

Le Petit Champagne”, così venne ribattezzato il vino Montonico dagli invasori francesi negli anni 1798-99, che da intenditori chiesero una grossa fornitura per i diversi distaccamenti militari impegnati in Abruzzo, così come testimonia la documentazione conservata.

Bisenti, dal caratteristico centro storico, è anche “Città dell’olio”, sito nell’alta Valle del fiume Fino, nell’antico territorio della Vestinia e in prossimità di importanti valichi appenninici. È altresì famoso per essere uno dei paesi che rivendicano la natalità di Ponzio Pilato. Da visitare la chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, con al suo interno numerose opere di artisti locali.

Nel “fare vino” entrano in gioco scelte di tipo agronomico, economico, sociale e ambientale e a tal ragione in Abruzzo si produce tanto vino di qualità e per ogni palato. Alzare i calici per un cin cin è un momento di piacere individuale e collettivo, l’importante però è “bere consapevolmente” un ammonimento che rivisita quanto afferma il libro biblico del Siracide: il vino va bevuto “a tempo e a misura”.

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