MONDIALI ANTIRAZZISTI: UNA FESTA CONTRO TUTTE LE DISCRIMINAZIONI

un santo per amico
By Catia Di Luigi
Pubblicato il 3 Settembre 2016

Cinquemila giovani da tutta Europa. Ben 184 squadre tra calcio, basket, pallavolo, cricket, tchoukball, lacrosse e rugby, oltre 70 nazionalità rappresentate, 400 partite, 300 volontari, 24 campi. Sono questi i numeri della ventesima edizione della manifestazione Uisp contro ogni forma di discriminazione, che si è giocata nel segno del rispetto e del dialogo a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena dal 6 al 10 luglio. Partite non stop dal mattino al tramonto, autoarbitrate, con squadre miste composte da migranti, tifoserie ultrà, ragazze e ragazzi di varie città italiane ed estere. È lo sport a scendere in campo contro razzismo, discriminazioni e sessismo.

Tante le storie e tante le squadre diverse a parlare di integrazione e impegno sociale: dai Sahara Saharawi, che fin dalle prime edizioni giocano per l’indipendenza del proprio popolo, ai Diavoli Rossi, formazione composta da pazienti psichiatrici, familiari e volontari, passando per la rappresentativa dell’Associazione italiana calciatori. Vere protagoniste le squadre di ragazzi richiedenti asilo e rifugiati politici: dai Liberi Nantes di Roma al Ciac di Parma, dall’Atletico Pop United di Anzio e Nettuno al Gus Macerata, Asd Extravaganti fino agli Rfc Lions Ska Caserta e agli Anelli Mancanti Fc di Firenze.

“Lo spirito dei Mondiali incarna la nostra visione – ha spiegato Simone Pacciani, vicepresidente nazionale dell’Unione italiana sport per tutti (Uisp) – affinché anche lo sport e chi lo pratica sappiano assumersi la responsabilità del nostro tempo: adoperarsi per l’accoglienza e la convivenza, contro muri e barriere”. Una tematica di stretta attualità, rispetto alla quale l’ideatore dei Mondiali antirazzisti Carlo Balestri ha detto: “I quattro giorni di tornei sportivi rappresentano per i rifugiati un’esperienza diversa da quel limbo in cui vivono senza sapere cosa aspettarsi dal futuro. Ai Mondiali antirazzisti da venti anni noi accogliamo tutte le diversità, tutti i gruppi e le comunità sono rappresentati, dagli ultras ai migranti. È un vero laboratorio di intercultura, sport, socializzazione: è un esempio cui la stessa Uefa potrebbe ispirarsi maggiormente e sperimentare per le sue manifestazioni internazionali. Alimentare intorno agli eventi atmosfere di socialità e comunicazione abbassa il livello di aggressività crescente tra i nuovi nazionalismi e favorisce un clima di scambio e amicizia”.

Cosa bellissima lo sport, ma ancora cosa più bella se riguarda e coinvolge chi è diverso da noi. Però non deve diventare idolatria, un fatto che conta più della vita stessa o addirittura più di Dio stesso. Nel maggio del 1857 il papa Pio IX attraversò la provincia umbro-marchigiana visitando le regioni dello stato pontificio. Fu un evento molto seguito dall’allora stampa nazionale. Nel corteo di accoglienza al pontefice affluirono molti morrovallesi. Nel gruppo dei novizi si verificò una cosa singolare che lo stesso san Gabriele raccontò in una lettera del 23 maggio 1857 al padre: “Son pochi giorni che passò di qui il sommo pontefice ed essendo messi a nostra scelta di volerlo vedere non ce ne siamo curati”. San Gabriele, insieme ad altri novizi, preferì fare un sacrificio al Signore amando più la custodia e il raccoglimento, che qualunque altra soddisfazione. I giovani novizi affidarono la loro mortificazione alla Madonna, insieme alla preghiera per la prosperità spirituale e temporale del papa. Ecco, san Gabriele con quel gesto ci dice che è possibile essere presenti nel tempo e nella storia senza esserne schiavi.

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