La nota non può che partire dalla elezione di Enrico Letta a segretario del Pd. Innanzitutto perché in 14 anni di segretari il Pd ne ha cambiato 7, e di questi solo due sono rimasti nel partito (Franceschini e Zingaretti), 3 sono passati ad altri partiti (Bersani, Epifani, Renzi), 2 hanno lasciato la politica militante (Veltroni e Martina). Poi perché credo che la sua elezione possa essere considerata uno dei momenti terminali del processo di dissolvimento del sistema dei partiti che ha caratterizzato, sino al 1992, la prima Repubblica. Ed è continuato attraverso processi ricchi di contraddizioni, che hanno dato vita a nuove forme di aggregazione delle forze politiche. Queste guidate da personalità di diverse matrici culturali e ideologiche (di sinistra, di centro e di destra) si proponevano di attrezzare politicamente, istituzionalmente ed economicamente l’Italia per fare fronte ai problemi giganteschi della mondializzazione, ma con risultati, tutto sommato, mediocri.
In sintesi estrema, infatti, ricordo: 1) Il sistema dei partiti, sino alla fine del millennio, poggiava su una militanza diffusa in tutte le aree istituzionali e socio-economiche del Paese. 2) Quella militanza contribuiva in modo determinante alla formazione e alla attività dei membri degli organi politico-istituzionali e amministrativi delle regioni, provincie e comuni, e alla formazione delle rappresentanze parlamentari del partito, 3) Attraverso i congressi di sezione, provinciali e regionali quella militanza dava vita inoltre ai congressi nazionali che esprimevano le strutture di vertice dei partiti. E verificavano, a scadenze regolari, la correttezza e l’adeguatezza delle scelte ideali e programmatiche fatte dal partito rispetto ai problemi della persona, della società e delle istituzioni. Certamente, anche il modo di essere e di operare dei partiti tradizionali registrava molte volte profonde contraddizioni tra i loro valori ispiratori, le loro decisioni e le loro attività operative. Non più ne meno però di quelle che hanno caratterizzato la vita e le attività istituzionali delle nuove formazioni che li hanno sostituiti.
Sotto il profilo della sua levatura l’elezione di Letta è ineccepibile. Basta considerare l’apprezzamento unanime della sua direzione della Academie Notre Europe di Parigi, espressione dell’Istituto Jacques Delors. Per quanto riguarda il nuovo impegno, i contenuti del suo discorso di accettazione della segreteria indicano ovviamente, obiettivi a breve e medio termine legati alle crisi innestate nelle strutture produttive e istituzionali dalla pandemia creata dal Coronavirus, e alle crisi tradizionali e strutturali della realtà italiana. Ma tutti proposti da Enrico Letta in una realtà di partito che merita particolare attenzione. A suo giudizio, infatti, l’azione del partito dovrà sempre ispirarsi e tradursi in decisioni coerenti a questi obiettivi. A) Battere Meloni e Salvini nelle elezioni del 2023, perché portatori di istanze di destra incompatibili con gli interessi dell’Italia. B) Affrontare tutte le elezioni con spirito di coalizione ricordando che il Pd quando lo ha fatto ha vinto, e ha perso quando non l’ha fatto. C) Bat-tere il trasformismo parlamentare, perché la democrazia rischia di morire quando quasi 200 parlamentari hanno cambiato casacca in meno di una legislatura. D) Far parlare i giovani e coinvolgerli sistematicamente in decisioni operative, che riguardino in particolare scuole e università.
L’impegno politico con proiezioni parlamentari del nuovo segretario non sarà agevole. Uno dei due partiti da battere nel 2023, la Lega, fa parte della maggioranza di governo col Pd. Quanto alle possibili coalizioni è già evidente che la sola, consistente, possibile sia quella col M5s, che è scosso da duri contrasti interni: molti dei suoi dirigenti sono convinti che andando senza legami alle elezioni avrebbero tutto da guadagnare. Situazione resa più difficile per il Movimento dalle nuove proposte e invenzioni di Grillo, che sembrano sempre di più legate alla volontà di tornare a fare il comico che continuare a fare l’ispiratore politico.