Missionario senza pulpito
Incamminato verso il sacerdozio, Gabriele confida di voler dedicare la vita all’annunzio del Vangelo e a propagare la devozione alla Madonna Addolorata. Il suo direttore padre Norberto Cassinelli, dice: “Aveva una grande invidia per missionari. Giubilava quando sapeva di conversioni. Pregava per i missionari, specialmente per quelli nelle missioni estere. Per suo esercizio e per il bene della popolazione, lo feci predicare qualche giorno di maggiore solennità, nella quale vi era gran concorso di popolo. Riusciva bene e con gradimento del popolo che pendeva dal suo labbro; per la predicazione aveva rare doti”.
Un giorno gli chiedono esplicitamente se andrà volentieri in missione una volta ordinato sacerdote. E lui con l’anima che gli brilla negli occhi, risponde entusiasta: “Se fosse volontà di Dio!… Come vorrei far conoscere la cara Mamma mia a quei poveretti!”.
Ma in attesa del sacerdozio non vive di sogni. E’ già missionario nella misura a lui concessa dalla condizione di studente. Con voto particolare, ottenuto dal direttore dopo insistenti richieste, si impegna a diffondere la devozione all’Addolorata. Esercita il suo apostolato, senza salire sul pulpito, ma arricchendo di raccomandazioni e consigli le lettere indirizzate a famigliari e amici, parlando con i confratelli e con le persone che incontra.
Le lettere di Gabriele profumano tutte di Maria: desidera che nei destinatari sbocci e cresca l’amore verso di lei. Parlarne, per lui è come respirare; scriverne, la cosa più naturale. “Iddio – dice – ha fatto grande la Madonna perché vuole che sia onorata. L’ha onorata tanto lui, perché non onorarla noi? Siamo dunque larghi con lei e lei sarà larga con noi”.
La Madonna, ripete, è madre affettuosa, gradisce e ricompensa anche un sospiro. “Quanti – scrive al suo papà – con sette Ave Maria, con uno Stabat Mater, con una coroncina sono stati cavati perfino dalle mani del diavolo… I fratelli come sono devoti di Maria Addolorata, si ricordano mai dei suoi dolori?”. Con amabile premura esorta la sorella Teresa, a consacrare i propri bambini alla Madonna “deponendoli sul suo altare”.
Nell’ultima lettera al fratello Michele, scritta “col cuore sulla penna”, canta: “Michele mio, vuoi tu amare? Ama pure. Ma sai chi? Ama Maria. Chi di Lei più amabile, nobile, potente? Essa non si fa mai vincere in amore. Se nei pericoli accorre a liberarti, se afflitto ti consola, se infermo ti solleva, se bisognoso ti soccorre. Va’ ogni giorno, se puoi, mattina e sera a visitare una immagine di Maria, in una chiesa dove sia più abbandonata che così le sarà più gradita la visita”. E al fratello Enrico, sacerdote: “Servi a Maria. Nota quel servi: non basta per te qualche devozioncella, no. Ma servi a Maria”.
I confratelli lo ascoltano, affascinati. Padre Norberto dice: “Parlava con un fuoco, con un fervore, con una compiacenza, con una vena così feconda che anche i meno disposti lo sentivano volentieri, non si stancavano di udirlo e ne uscivano infervorati nell’amore vero Maria. I suoi compagni mi hanno assicurato che il bene che vogliono alla Madonna deriva dai discorsi familiari sentiti da Gabriele”. Chi parla con lui si sente “rinascere un nuovo fervore di spirito”.
Il fuoco che gli arde dentro è incontenibile. Se ne accorge padre Michele Tudini, suo compagno dal noviziato alla morte. Un giorno ascoltando Gabriele che gli raccomanda la devozione alla Madonna, si vede raggiungere da un raggio luminosissimo sprigionatosi dal cuore di lui. Avverte qualcosa di dolce dentro di sé. Da quel momento, come per miracolo, si ritrova devotissimo della Madonna e ne sarà poi fervente missionario. Quel raggio era la trasmissione di un impegno: predicare Maria a nome di Gabriele, morto troppo presto. E Michele sarà fedelissimo all’impegno ricevuto.
Il desiderio di Gabriele “far conoscere la cara mamma del cielo” non è stato un sogno spazzato da una morte prematura. Nei suoi brevi giorni terreni Gabriele ha amato la Madonna e ha insegnato ad amarla. E lo insegna anche oggi. Attraverso i suoi confratelli e parlando lui stesso al cuore dei suoi devoti, ricordando a tutti che Maria è “l’unica scala per salire alla felice eternità”.