MISERICORDIA E PECCATO

By Michele Seccia
Pubblicato il 28 Febbraio 2018

Caro amico/a è bello proseguire il mio dialogo a distanza con te per leggere e comprendere insieme il Catechismo dei Giovani voluto per te da papa Benedetto XVI! Siamo così giunti a un tema importante per la vita di ogni battezzato: il rapporto tra la misericordia di Dio e il peccato. Infatti, pensando al Dio misericordioso, sempre pronto a perdonare, mi capita spesso di sentir ripetere frasi del tipo: ma che male c’è?! Tanto Dio perdona sempre!

Ti invito a leggere personalmente YouCat: “Un peccato è una parola, un fatto o un’intenzione con cui un uomo trasgredisce consapevolmente e volontariamente l’ordine delle cose previsto da Dio” (YC 315). Peccare è molto più che trasgredire una delle regole stabilite dagli uomini; il peccato è rivolto liberamente e consapevolmente contro l’amore di Dio poiché lo ignora. Agostino, che aveva riflettuto molto sulla sua esperienza giovanile, affermò che il peccato è l’amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio. Ricordando l’esperienza dei nostri progenitori, scopriamo come la creatura peccatrice sostenga, si illuda o pretenda di voler essere come Dio. Il racconto biblico del peccato originale ci spiega come dalle proposte illusorie fornite dal serpente, mosso dall’inganno, l’essere umano sia indotto ad agire non più secondo il bene indicato da Dio, ma in una sorta di competizione con il Creatore spinto solo dal suo desiderio di volere di più. Caro amico/a, prendi la tua Bibbia e cerca il capitolo 3 del libro della Genesi. Leggi con calma il dialogo tra il serpente ed Eva (Gen 3,1-19), Sono certo che ti aiuterà a comprendere meglio il peccato e le sue conseguenze.

Prima di andare avanti non dimenticare che Dio creatore è misericordioso e fedele, sempre pronto al perdono… ma lascia alla persona la responsabilità delle proprie azioni come anche la libertà di rendersi conto del male commesso. Che significa?

Imparare a distinguere i peccati gravi (mortali) da quelli meno gravi (veniali) rientra nel processo di formazione della coscienza morale di cui ti ho già parlato: avviene ogniqualvolta che non riusciamo ad ignorare la reazione interiore suscitata dall’azione commessa. Dal racconto della Genesi, hai scoperto che il “serpente” presenta in modo distorto il comando dato da Dio e riesce a convincere Eva? Se ci rifletti un po’, anche tu trovi o senti dentro di te siano la stessa giustificazione quando stai per compiere un’azione riconosciuta come non buona e giusta, ma decidi di compierla ugualmente per provare, per conoscere le conseguenze, per esercitare la tua libertà! Credo diventi più facile comprendere la differenza tra peccato grave e peccato veniale.

Infatti il peccato grave distrugge la forza divina dell’amore presente nel cuore di ogni uomo, senza la quale non può esistere beatitudine eterna, poiché interrompe il rapporto con Dio, come un atto di rifiuto deciso verso di Lui. Ciò accade quando si conosce bene ciò che Dio chiede all’uomo e questi agisce volontariamente contro di Lui, contro la vita: ad esempio nell’omicidio, nella bestemmia, nell’adulterio, commessi con piena avvertenza e deliberato consenso. Peccati che pongono la creatura contro il Creatore.  (YC 316)

Sono veniali i peccati che si riferiscono a valori come l’onore, la proprietà, la verità, … oppure quelli commessi nell’inconsapevolezza e senza la volontà decisa di agire male. Pertanto, questi peccati non interrompono il rapporto con Dio anche se lo compromettono quando diventando azioni abituali e la persona continua a vivere in modo superficiale e senza fare riferimento all’amore di Dio, facendo prevalere la mentalità del ‘che male c’è’!

Da quanto ho cercato di spiegare, sorge spontanea la domanda: in che modo si viene liberati da un peccato mortale? (YC 317) Spero che tu che stai leggendo conosca bene la risposta: un battezzato che è consapevole di aver agito volontariamente e coscientemente contro Dio deve riconciliarsi con il sacramento della penitenza o confessione! A tale proposito sant’Agostino sosteneva che: Se nella Chiesa non ci fosse la remissione dei peccati, non ci sarebbe alcuna speranza nella vita e nella libertà eterna. Ringraziamo quindi Dio per aver fatto alla sua Chiesa un così grande dono. È proprio l’esperienza della riconciliazione che può aiutare nel prevenire che comportamenti errati diventino vizi o cattive abitudini tali da rendere l’uomo non solo incline al male, commesso in maniera abituale, ma insensibile, nella coscienza, sia al peccato sia al pentimento. (YC 318) Caro amico/a prima di concludere, pensando alle tue reazioni su quanto hai letto, mi limito a ricordare che la virtù e il vizio sono in nostro potere: se il fare è in nostro potere, allora lo è anche l’evitare, e se è in nostro potere il sì, lo è anche il no!

Consentimi un’ultima domanda. Stai seguendo in parrocchia, nell’associazione, in diocesi o attraverso internet la preparazione al Sinodo dei giovani? Sono certo che ti aiuterà molto anche a proposito di quanto ti ho già scritto. Se poi hai altre alle domande da porre, non esitare a scrivermi. Grazie.

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