“MIO ZIO MERITA DI RIVIVERE NELL’AMORE”
Pubblichiamo con grande piacere l’affettuoso e commovente saluto che Emanuele Di Eugenio ha riservato al suo amato zio nonché nostro direttore padre Pierino. Il messaggio era pervenuto in redazione quando ormai la rivista di gennaio era già chiusa e pronta per la stampa. Ce ne scusiamo ancora, ma non era proprio possibile inserirla. Lo facciamo in questo numero trascrivendo il testo integrale. Grazie Emanuele per la toccante testimonianza. (gc)
Gentile redazione de L’Eco di San Gabriele, sono Emanuele Di Eugenio, nipote di Pierino Di Eugenio, compianto direttore della vostra rivista. Vorrei innanzitutto ringraziarvi a nome di tutta la mia famiglia per la vicinanza, il supporto e l’amore che sempre avete riservato a mio zio: non penso di essere in errore nell’affermare che voi rappresentavate, insieme con la comunità passionista tutta, la sua famiglia d’adozione e d’elezione.
In secondo luogo sfrutto l’occasione fornitami da questo messaggio per indirizzarvi un mio piccolo pensiero che avrei piacere trovasse un posticino, se fosse possibile, in una delle prossime edizioni de L’Eco. Rappresenta per me un tributo dovuto a uno zio speciale ma soprattutto un augurio per tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo e ora soffrono per la sua perdita. Non è tanto a chi non è più qui che voglio rivolgermi, a chi già conosce i pensieri del mio cuore quanto a chi vive ora il trauma del distacco, della separazione. È un invito che sento l’urgenza di condividere e che spero possa ricevere sfogo per vostro tramite.
Ho visto occhi lucidi, ho visto lacrime irrigare le guance. Ho visto commozione e affetto. La celebrazione funebre per la morte di mio zio Pierino è stata un momento toccante e nello stesso tempo illuminante. Sento però che qualcosa è rimasto di inespresso, che c’è ancora del non detto e dentro di me nasce ormai l’urgenza di comunicare: mi rivolgo perciò a voi che avete sofferto e soffrite tuttora il doloroso momento del distacco. A voi che l’avete amato.
Potrei parlare della sua bontà, della sua fanciullesca gioia nello stare al mondo, della sua delicata e silenziosa cura per l’altro ma sarebbe superfluo: chiunque abbia avuto modo di conoscerlo, che sia per un breve momento o per una vita intera, sa già queste cose. Perché mio zio aveva la capacità di imprimere sé stesso nell’altro con pochi gesti e ancor più misurate parole. Con la sua pressante e viva presenza.
Vorrei invece rivolgervi un augurio che amo pensare mi sia stato ispirato da lui. E in un certo senso non ho dubbi che sia così. Perché esistono persone che modellano la tua esistenza e contribuiscono a formare la tua identità. E padre Pierino era una di queste. Sarò semplice e essenziale com’era lui. Per noi era zio ma soprattutto padre, fratello e amico. Il dolore per la sua morte è naturale e del tutto condivisibile ma non deve diventare una macchia sul nostro cuore. Padre Pierino non ha mai voluto che a lui si legasse un motivo di dolore e preoccupazione: è anche per questo che ha minimizzato le sue condizioni di salute rispondendo sempre con un sereno sorriso alle nostre perplessità.
So che v’è chi sta patento particolarmente questa perdita, che non sa farsene una ragione. Mi rivolgo a costoro: non lasciate che il dolore domini il ricordo della persona amata, che vi paralizzi e vi inebetisca nella vostra vita. Tornate con la memoria a Pierino: guardate a una vostra esperienza vissuta insieme a lui. Sorridete di quel ricordo e portate con voi nella vostra vita, nella quotidianità della vostra esistenza, nel rapporto con l’altro quel sorriso, quel riflesso d’amore. Perché padre Pierino non merita di rivivere nel dolore ma nell’amore. “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”. Cari saluti Emanuele Di Eugenio