Mio figlio, un miracolo che cammina

Il 29 giugno 2024 mio figlio Santiago rimaneva schiacciato sotto un cancello di 4 quintali a Guardia Piemontese (CS), dove eravamo andati per una giornata di mare. Ricordo bene la paura negli occhi di mia figlia Selene e sento ancora addosso la mia disperazione, la paura. Il dolore più forte che una madre è chiamata a provare. Vedere il mio bimbo a terra senza vita.

Poi l’arrivo di un’infermiera che si trovava lì per caso, il suo primo tentativo di rianimare Santiago, andato male. Poi il secondo e Santy è tornato a respirare. Mi inginocchio, lo accarezzo e non riesco a dire altro: “La tua mamma è qui, non ti lascio, ma tu torna dalla tua mamma, senti la mia voce e torna da me, ti prego torna da me, tu sei forte”. Per un solo secondo al suono della mia voce Santiago ha aperto gli occhi e ha pianto, per poi perdere nuovamente conoscenza. Le ambulanze, l’arrivo dell’elisoccorso, la nostra corsa in ospedale. Santiago ha avuto 2 arresti cardiaci, clinicamente senza vita. Venne stabilizzato, ma comunque rimaneva in gravissime condizioni.

Durante la notte subì un intervento di svuotamento dell’edema celebrale, intervento delicato ma andato bene. Da lì l’attesa. Le prime 12 ore di prognosi, poi 24, 42, ogni volta aumentavano. Ricordo le parole del neurochirurgo: “Signora abbiamo fatto il possibile, adesso sta al Signore, pregate, pregate, pregate”. Santiago riportava un gravissimo e permanente danno cerebrale, innumerevoli ischemie sulla parte destra del cervello, uno schiacciamento polmonare, una frattura della clavicola destra. Non sapevamo se si sarebbe svegliato, ma soprattutto non sapevamo come si sarebbe svegliato.

Io passavo le mie giornate nella sala di attesa della rianimazione o in chiesa, avrei dato la mia vita. Pregavo e mi chiedevo come doveva pregare una madre, cosa potevo fare. Iniziai a chiedere aiuto a tutti, chiedevo solo di pregare per la vita del mio bambino. Affidai totalmente mio figlio nelle mani del Signore, della Madonnina e a tutti i santi. Sono iniziate le veglie, i gruppi di preghiere in varie parti, pellegrinaggi. Non c’era messa senza un pensiero per il piccolo Santiago. Ci furono diversi sogni. Il segno finale arrivò dopo la benedizione delle ciabattine, che indossava il giorno dell’incidente, portate a san Gabriele. Era il 13 luglio, dopo che il rettore del santuario aveva poggiato le ciabatte accanto all’urna di san Gabriele, Santiago si tolse autonomamente il sondino che lo nutriva iniziando a mangiare in maniera autonoma, per la prima volta muoveva il braccino sinistro colpito da una semiparesi. Ancora oggi i dottori che lo visitano non si spiegano come sia rimasto vivo, come non abbia riportato alcun danno celebrale permanente. “Un miracolo, signora”. Sì, mio figlio è un miracolo che cammina. Grazie per sempre san Gabriele. Mamma Francesca, San Marco Argentano (CS)

L'ECO di San Gabriele
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