Padre Konrad è uno tosto. Venerdì sera è venuto qui risoluto come pochi altri, è sceso giù, ha smanettato e ha riattaccato la corrente”. Il racconto di uno dei 500 occupanti del “famoso” palazzo di Roma che ha avuto il riallaccio della corrente per opera del cardinale Konrad Krajewski, è andato su tutti i giornali e ha invaso i social. “L’elemosiniere – prosegue nel racconto sempre la stessa persona – ha provato ad aprire un tavolo col Prefetto per fare in modo che la questione del pregresso e della luce venissero affrontate, ha dato un ultimatum sull’apertura del tavolo entro le ore 20 di quel venerdì, in caso contrario ci avrebbe pensato lui. È arrivato prima delle 20 e ha chiesto: ‘Dove sta il contatore?’. Gli hanno detto che stava commettendo un illecito, lui ha detto: ‘Sono 5 anni che commettete illeciti!’ e ci ha zittiti. E sceso al piano -2 dove sta la cabina elettrica con una persona che fa le manutenzioni e ha riattaccato la luce. Alle 8 del mattino dopo si è presentato con cornetti e cibo, lo fa almeno due volte al mese”.
Successivamente, padre Konrad, intervistato dal Corriere della Sera, ci ha messo anche del suo: “Io non sono un elettricista, sono un liturgista. Ma in fondo i liturgisti accendono candele, spostano i microfoni, qualcosa ne capiscono…”. Ma chi è allora padre Konrad Krajewski, un polacco di 55 anni e già cardinale di Santa Romana Chiesa, che ha fatto parlare molto di sé? Nato a Łódź (Polonia) il 25 novembre 1963, in effetti è un fine liturgista. E come liturgista ha servito gli ultimi tre papi. Nel 1998 è stato assunto presso l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche da papa Giovanni Paolo II. L’anno dopo è stato nominato Cerimoniere Pontificio. Poi, con papa Francesco, la folgorazione, in direzione di quella “Chiesa in uscita” tanto cara al pontefice argentino. Il 3 agosto 2013 è stato nominato Elemosiniere di sua santità e arcivescovo titolare di Benevento. E, sempre da papa Francesco, creato cardinale nel Concistoro del 28 giugno 2018.
Padre Konrad è uno così. Semplice, diretto, modi spicci. In sintonia con la “Chiesa ospedale da campo” di papa Francesco. Che, quando lo ha creato Elemosiniere, cioè il funzionario pontificio che storicamente firma le pergamene e le benedizioni date in uso a matrimoni e battesimi, ha pensato di ridiscutere con lui proprio il suo ruolo. Che, appunto, è andato in direzione della traduzione letterale del suo incarico. Padre Konrad infatti sta poco in ufficio, le pergamene le firmerà per lui qualche suo sottoposto, mentre preferisce andare in giro per le strade e portare concretamente la carità del papa agli ultimi della terra.
Certo, questo atto provocatorio del riallaccio della corrente, lo ha reso simpatico e allo stesso tempo antipatico agli occhi di tanti. Se alcuni vedono nel cardinale vestito da prete semplice l’attuazione concreta del Vangelo che porge il suo sguardo ai poveri, altri fanno notare come proprio un cardinale dovrebbe attenersi ad atteggiamenti più prudenti soprattutto, come in questo caso, al limite dell’illecito. Ma tant’è. Lo stesso papa Francesco lo ha definito, in un recente incontro pubblico, un “diavoletto” e lui, l’elemosiniere, fa di tutto per spendere tutti i soldi che l’Elemosineria Apostolica acquisisce da donazioni contributi, a favore dei poveri.
L’elenco di questa “Chiesa in uscita” che va in aiuto dei più bisognosi è numeroso. Soprattutto lungo le vie di Roma, la città del papa, che necessita delle attenzioni particolari del cardinale. I senzatetto che dimorano stabilmente nei pressi di Piazza San Pietro sanno chi è padre Konrad. Così come tante famiglie delle borgate romane che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, o gli anziani in stato di indigenza, per i quali, appunto, vengono pagate le bollette.
Ha fatto costruire, sempre in zona Vaticano, bagni, docce e barberia per i senzatetto. Ha allestito un dormitorio. Ma nello stesso tempo guarda anche al lato “positivo” della carità, utilizzando gli stessi clochard per distribuire il Vangelo in Piazza San Pietro oppure portandoli – forse è più corretto dire costringendoli – a una visita guidata ai Musei Vaticani.
Non solo Roma, però. Ha aiutato persone danneggiate dal sisma del 2016 ad Amatrice e Ascoli Piceno, ha prestato la sua casa a una famiglia di rifugiati siriani andando lui a dormire da un’altra parte, aperto una lavanderia gratuita, reso accessibile una spiaggia per i disabili. Recentemente, si è recato all’isola greca di Lesbos, in visita al campo profughi di Moria, con 100 mila dollari di aiuti.
Dietro le azioni di padre Konrad c’è la mano caritatevole di papa Francesco. C’è lo smarcarsi da logiche stantie di chi dice “è stato fatto sempre così”, c’è una “Chiesa reformanda” che non ha paura di abbracciare la misericordia e la fraternità come paradigma forte del pontificato di Francesco. Il cardinale-operaio che disarciona le regole e ristabilisce la luce elettrica per salvare soprattutto anziani malati e bambini, apparirà senz’altro una provocazione. Ma in un tempo di forte individualismo e dove la politica non riesce più a garantire giustizia economica e solidarietà sociale, il gesto di padre Konrad, il cardinale Konrad, non solo raccoglie pietà e umanità, ma dona a noi tutti il senso profondo di un amore, gratuito e non richiesto, che il Vangelo di Gesù ci chiede di attuare ogni giorno. In ogni strada. In ogni luogo.