MATRIX 4

By marco staffolani
Pubblicato il 6 Dicembre 2022

Sono passati 20 anni dalla trilogia che ha segnato il mondo della fantascienza (Il primo The Matrix è del 1999). È oramai diventata cultura pop il fatto che in un futuro, più o meno prossimo, potremo abitare nuovi mondi, semplicemente addormentandoci su un lettino e sognando di spostarci in luoghi che esistono solo nella virtualità computerizzata.

Nel primo Matrix Thomas Anderson era un hacker, che si aggirava per la rete con lo pseudonimo Neo. Era allo stesso tempo braccato dall’agente Smith ma anche cercato da Morpheus e Trinity perché fosse svelato l’enigma della sua esistenza e del mondo che lo circondava. Pillola rossa o pillola blu? Rimane viva la proposta di Morpheus che sveglia dal sogno Neo: “È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più”.

Ed è in queste scene che il cinema conosce un picco di stupore, forse sconcerto: Neo si risveglia nel pod che le macchine hanno pensato per lui. Come altri milioni, era stato allevato in capsula perché i processi biochimici umani servono alle macchine per sostenersi con l’elettricità che ne ricavano. E il mondo da secoli non vede più la luce del sole. Ma se anche la luce ha abbandonato il cielo, Neo scopre di non essere solo, c’è un resto dell’umanità che si è liberata del sogno e si è rifugiata sottoterra, a Zion, la città in cui si combatte contro le macchine, per la libertà della carne.

Nella trilogia Neo è l’Eletto, colui che riesce con i suoi poteri a piegare la realtà di Matrix a sé, arrivando alla pace tra le macchine e l’uomo, grazie alla sconfitta di Smith, che minacciava di replicarsi all’infinito. Ciò che soggiace alla vittoria è la perseveranza di Neo nell’amare la sua Trinity. Questo gli permette di salvare l’umanità di Zion.

E arriviamo al 1° gennaio 2022, esce Matrix 4, meglio detto Resurrections, dopo circa 20 anni dalla trilogia. Le attese degli appassionati sono alle stelle. Ciò che si presenta loro sullo schermo sembra un reboot. C’è da capire come ha fatto Thomas Anderson (alias Neo) a ripresentarsi, visto che nel 3, in Revolutions, per salvare tutti si collega a Matrix tramite Deus per combattere Smith, ma ci rimette la vita.

Sembra tutto uguale, rivedendo scene conosciute con nuovi attori. Ma la storia non è più di un hacker e di agenti che lo rincorrono. Matrix è diventato un videogioco. Il “Signor Anderson” ne è il programmatore, che per troppo zelo è psichiatricamente corrotto dalla sua opera. Ha allucinazioni incredibili, di strani personaggi che irrompono nel suo ufficio e distruggono il palazzo a colpi di pistole. Si capisce che ha tentato il suicidio e adesso è in cura dall’Analista (l’alter ego del vecchio Architetto).

E Trinity? È diventata Tiffany, sposata con Chad, madre di tre figli, con la passione delle moto. Ma è tutto cambiato o è sempre lo stesso? Il film prende la piega che ci si aspetta. Thomas si risveglia dal sonno imposto dalle macchine, grazie a Bugs, il nuovo comandante della Mnemosyne. Ma cosa sto facendo… vi sto raccontando il film! Stop! Basta spoiler, meglio vedere che raccontare!

Ci sarà mai questo futuro in cui vivremo le due realtà, quella umana e quella delle macchine, quella in carne e ossa e quella simulata? Le possibilità tecniche sembrano crescere e andare in questa direzione. Un certo Mark sta spingendo per Meta, un certo Bill parla di meeting online all’interno di spazi 3d con avatar digitali… chissà il mondo come sarà! Chi vivrà vedrà!

Aggiornamento Dart: Nel numero scorso abbiamo parlato della missione della Nasa con contributo italiano. Siamo effettivamente riusciti a spostare l’asteroide! L’analisi dei dati ottenuti mostra che l’impatto cinetico del veicolo spaziale con l’asteroide bersaglio, Dimorphos, ne ha alterato con successo l’orbita. Prima dell’impatto di DART, Dimorphos impiegava 11 ore e 55 minuti per orbitare attorno al suo asteroide madre più grande, Didymos. Dopo la collisione intenzionale di DART il tempo è sceso a 11 ore e 23 minuti, ben 32 minuti contro il minuto e mezzo che la missione si proponeva. Un vero successo! marco.staffolani.stf@gmail.com

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