MASTER IN MANAGEMENT PASTORALE
La prolusione del rettore dell’università Lateranense, monsignor Enrico Dal Covolo, ha aperto recentemente il corso di alta formazione Management Pastorale, in pratica un laboratorio di creatività pastorale in alternativa al comodo criterio pastorale del “basta la buona volontà” o “basta il desiderio di fare il bene”. Pensiamo, ad esempio, ad alcune delle dimensioni coinvolte nell’agire pastorale. Ovvero: l’organizzazione e l’animazione della comunità; la progettazione; la giuda o leadership; il reperimento e la gestione delle risorse economiche; i processi di discernimento comunitario; il superamento delle tensioni e dei conflitti.
Tali dimensioni, oggi, sono divenute veri e propri saperi scientifici, oggetto di studio e di ricerca. Pertanto l’attivazione di questo corso innovativo non è finalizzata a mondanizzare l’attività missionaria della chiesa o a creare i “Steve Jobs cattolici”, ma ad attuare quell’antico principio cristiano che recita Fides quaerens intellectum. Ovvero la fede, l’amore per Cristo e per l’uomo, la passione missionaria interrogano la ragione e i saperi da essa elaborati, per poter realizzare al meglio ciò che la fede esige.
Si tratta, in altre parole, di un master che si rivolge a chi ha o avrà responsabilità dirigenziali o gestionali all’interno di parrocchie, diocesi, enti e tutte le organizzazioni non profit e profit che si muovono nel mondo cattolico, al fine di preparare e accompagnare loro a svolgere con competenza, consapevolezza e professionalità il proprio ruolo. Il corso vede la partecipazione di trenta persone, provenienti da ventuno diocesi, di cui quattro dal panorama internazionale (Austria, Slovenia, Venezuela e Perù) e non riguarda solo sacerdoti o suore, ma laici con competenze diverse, come quelle amministrative, finanziarie, legali e fiscali, oltre a quelle pastorali. Un unicum di livello internazionale, espressione che piace tanto al rettore della Lateranense. Il percorso durerà 15 mesi e terminerà a maggio 2016. Oltre alla formazione in aula, i futuri coordinatori saranno seguiti da un servizio costante di tutoring e di coaching e si cimenteranno con esperienze concrete ed un progetto di lavoro finale.
A dirigere il corso un laico, c’è il professore Giulio Carpi, che in passato ha già seguito e sviluppato numerosi progetti di formazione in campo ecclesiale. “Gestire bene insieme capitali umani ed economici non è certo una cosa semplice – spiega il direttore Carpi – di conseguenza vogliamo offrire gli strumenti necessari per poter affiancare all’azione pastorale, anche quella della gestione, soprattutto in questi tempi caratterizzati da risorse sempre più scarse e dal cambiamento veloce di regole di organizzazione e comunicazione”.
Il corso rappresenta un sistema di pensiero pratico che integra elementi del management imprenditoriale, teorie di leadership, teorie gestionali e di bilancio, amministrative e comunicative, da indirizzare al bene comune e alla missionarietà all’interno non di una logica di profitto ma di dono.
La scuola è in piena sintonia con l’appello lanciato recentemente dai vescovi della Conferenza episcopale italiana. “C’è l’urgenza – si legge nel comunicato ufficiale – di individuare forme con cui, da una parte ridurre il peso burocratico e amministrativo che grava i sacerdoti e, dall’altra sostenerne la spiritualità. Negli interventi si è rimarcato come serva lavorare per una riforma del clero che avvii processi e indichi esercizi di comunione concretizzabili”.
Insomma, come ha sottolineato il rettore, la chiesa si prepara ad affrontare le nuove sfide di una società complessa che richiede trasparenza e nuove competenze. E una sfida già l’ha vinta. Il corso, infatti, ha registrato il tutto esaurito, tant’è che gli organizzatori stanno pensando di organizzarne un altro nel prossimo autunno. brunoscarano@alice.it