MADONNA NERA DI TINDARI

By Domenico Lanci
Pubblicato il 3 Ottobre 2016

Il santuario sorge su un promontorio incantevole che domina il mare a 230 metri di altitudine. La statua della Madonna ha una storia avvincente fatta di elementi fantastici e autentici

La peculiarità di molti santuari consiste non solo nel fatto di essere oasi di spiritualità ma anche luoghi di straordinaria bellezza naturale. E, in non pochi casi, luoghi di interesse artistico e archeologico. Come il santuario della Madonna Nera di Tindari (Messina). L’odierna città ha origini antichissime. Fu fondata da Dionisio di Siracusa nel 396 avanti Cristo.

Il suo nome deriva da Tindaro, re di Sparta che nel 257 a.C. partecipò con Siracusa alla prima guerra punica, costringendo la flotta cartaginese alla fuga. In seguito, entrò a far parte dell’impero romano. Nel 36 a.C. sotto Augusto, divenne una delle cinque colonie siciliane, la Colonia Augusta Tyndaritanorum, citata perfino da Cicerone come una nobilissima civitas. Ma il suo splendore non durò a lungo, perché nel I secolo d.C. ci fu una enorme frana che la sommerse quasi interamente. E, come se non bastasse, nel IV secolo due violenti terremoti la ridussero a un cumulo di rovine. Finalmente nel IV secolo la città venne elevata a sede episcopale. Poi, nel 535 i bizantini la occuparono e vi si stabilirono fino all’836, quando irruppero gli arabi che la distrussero nuovamente.

La nobilissima civitas, a seguito di questo susseguirsi di vicende disastrose, sembrava destinata a rimanere solo nei libri di storia. Ma verso la fine dell’VIII secolo approdò sulle rive del suo mare una scultura lignea raffigurante una Madonna nera. Fu l’inizio della rinascita. La presenza della Icona della Vergine e del suo santuario restituì alla cittadina gli onori e la rinomanza che gli eventi le avevano tolto in modo brutale.

Il santuario sorge su un promontorio incantevole che domina il mare a 230 metri di altitudine. La statua della Madonna che vi si venera ha una storia avvincente fatta di elementi fantastici e autentici insieme. Potremmo dire che fa parte di un genere letterario ricorrente in numerosi racconti di santuari.

Ma torniamo a Tindari. La tradizione narra che tra l’ottavo e il nono secolo una imbarcazione proveniente dall’Asia Minore sostò al suo porto. Quando i marinai decisero di riprendere il viaggio, qualcosa non funzionò. La nave non ripartiva. I marinai, meravigliati, si dettero da fare per risolvere il problema. Tutto era in ordine. La nave però non si muoveva. Tentarono di alleggerire il carico. Niente da fare. Solo quando deposero a terra una cassa che si trovava nella stiva, riprese tranquillamente il mare.

Il misterioso fenomeno era di facile interpretazione. Dentro la cassa vi era la stupenda statua lignea della Madonna nera. Quella icona della madre di Dio voleva restare a Tindari. Gli abitanti della zona, colmi di gioia e di riconoscenza, presero il prezioso simulacro e lo trasportarono sul colle e lo collocarono in una piccola chiesa preesistente. In poco tempo, quel luogo si trasformò in meta di pellegrinaggi. La Madonna ricambiava l’amore del popolo elargendo grazie. Presto si dovette ingrandire la chiesa. Ma anche questa fu distrutta nel 1544 da pirati algerini. Il popolo non si arrese. Passati alcuni mesi, sorse un’altra chiesa più bella e più capiente. Il santuario che ammiriamo oggi è stato ristrutturato e abbellito nel 1975. La statua è scolpita in legno di cedro. È chiamata la Madonna Nera per il suo tipico colore. Campeggia in un’artistica edicola sull’altare maggiore. Alla base si legge il versetto biblico del Cantico dei cantici Nigra sum sed formosa, bruna sono ma bella. La Madonna è seduta in trono. Ha il volto sereno e materno. Il copricapo somiglia a un turbante, ricavato nello stesso legno della scultura. Il bambino Gesù è seduto tra le ginocchia della madre e ha la manina destra benedicente. Le vesti della Madonna e del bambino sono finemente decorate con leggeri arabeschi dorati. L’intera statua si presenta maestosa e regale. Si tratta molto verosimilmente di una icona posta in salvo da devoti cattolici durante la lotta dell’iconoclastia (ideologia contraria alle immagini sacre).

Per i visitatori, soprattutto quelli che amano l’archeologia, va evidenziato un particolare interessante. Dagli scavi effettuati nell’anno 1838-39 e poi ripresi nel 1960 risulta che l’impianto urbanistico dell’antica Tindari è a scacchiera con tre strade principali, una delle quali ospitava il teatro greco e l’agorà.

Il santuario della Madonna nera si trova esattamente sul sito dove si trovava l’antica agorà. È noto che ordinariamente sacro e cultura vanno a braccetto. Sarebbe quindi auspicabile fare una visitina al santuario di Tindari. Gioverebbe spiritualmente e culturalmente.

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