I Sassi di Matera costituiscono un sito archeologico e antropologico senza pari. Sono caratterizzati da una serie di grotte abitate fin dal paleolitico, il periodo più antico della preistoria. Sull’origine del nome Matera sono state avanzate tante ipotesi. Quella più accreditata fa derivare Matera da meta o mata, mucchio o altura sassosa, da cui il nome Sassi. Grazie a tutto questo, chi visita Matera ha l’impressione di fare un tuffo in civiltà lontane nel tempo, quando l’uomo viveva in perfetta simbiosi con la natura circostante. Le case sono strutturate in maniera tale che i tetti spesso diventano pavimenti per le abitazioni dei livelli superiori. La rete viaria è composta da un reticolo di vicoli. Lo stesso colore delle case fa pensare ai pittoreschi paesaggi della Palestina. Matera in realtà viene considerata la seconda Betlemme.
Il paesaggio, davvero incontaminato, ha ispirato scrittori, artisti e registi di fama mondiale. Mel Gibson nel 2004 l’ha scelto per ambientarvi The Passion of the Christ. Carlo Levi, che per anni è vissuto in Basilicata, descrive Matera con queste parole: “Questi coni rovesciati, questi imbuti, hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l’inferno di Dante, in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelli di sotto. Matera è davvero una città bellissima, pittoresca e impressionante”.
Nel parco delle chiese rupestri se ne contano oltre 150. Va segnalata quella di Pietrapenta, dove la cripta, denominata “del peccato originale” per il soggetto raffigurato, è chiamata la “Cappella Sistina della pittura parietale rupestre”. Gli abitanti delle grotte dei Sassi hanno saputo coniugare magnificamente la vita familiare con la fede. Accanto alle loro abitazioni hanno saputo scavare luoghi di culto di una bellezza unica. Nei due rioni dei Sassi, Caveoso e Barisano, è possibile visitare molte chiese rupestri.
Matera nel 1993 è stata promossa dall’Unesco a Patrimonio dell’umanità. Recentemente è stata scelta anche come Capi-tale europea della cultura 2019.
L’area più affascinante di Matera (circa 57.000 abitanti) si trova nel cuore della città. È il duomo romanico. Lì dentro si custodisce il prezioso affresco della Madonna della Bruna che è la patrona principale della città. Consiste in uno stupendo dipinto di stile bizantino che rappresenta l’Odigitria, colei cioè che indica la via. La Madonna ha in braccio il bambino Gesù che, seduto in atto benedicente, tiene in mano una pergamena arrotolata e che la Vergine indica con la mano destra. Secondo il parere dei critici l’opera risalirebbe al XIII secolo, quando fu costruita la cattedrale.
A Matera si celebra con grande solennità la festa della Madonna della Bruna. Una festa che coinvolge tutta la popolazione della città e dei dintorni. Dal 1389 con decreto di papa Urbano VI, già vescovo di Matera, la festa è stata fissata al 2 luglio facendola coincidere con la ricorrenza della Visitazione (all’epoca si celebrava in quella data, ndr). Sull’origine dell’appellativo Bruna alcuni studiosi lo fanno derivare dal latino longobardo brunja che significa corazza, con stretta allusione alla difesa della città dall’assedio dei Saraceni. Oggi la maggior parte degli studiosi fanno derivare la parola Bruna dalla stessa icona bizantina.
Abbiamo detto che la festa della Madonna coinvolge l’intera popolazione materana. Ha inizio all’alba del 2 luglio, con una messa in cattedrale, seguita dalla processione dei pastori. Secondo una tradizione, il quadro della Madonna pare che sia stato rinvenuto da alcuni pastori sotto un albero. Altro evento della festa avviene a mezzogiorno. Parte una seconda processione a cui partecipano le autorità religiose e civili. Viene portata la statua anziché il quadro. Si parte dalla cattedrale e si arriva alla chiesa periferica del quartiere Piccianello. Infine, al termine della messa vespertina, la statua viene accuratamente sistemata nella torretta sopra il carro trionfale di cartapesta. Quindi, con passo lento, si ritorna verso la cattedrale. Qui il carro compie tre giri nella piccola piazza e poi, accompagnata dalla curia arcivescovile, viene ricollocata in cattedrale. Il carro, privo ormai della sacra immagine, si dirige verso piazza Vittorio Veneto, dove avviene il tradizionale strappo che consiste nel distruggerlo. In altre parole la folla assiepata intorno al carro prende letteralmente d’assalto il carro e lo distrugge. Ognuno è desideroso, come da tradizione, di portarsene almeno un pezzetto a casa, in segno di protezione e buon auspicio. Poi, l’anno successivo se ne costruirà uno nuovo di forma diversa.
Da secoli a Matera si narra una graziosa leggenda che spiega in qualche modo la tradizionale processione del 2 luglio. “Un contadino, in una giornata estiva, mentre tornava sul carro in città, vide una donna molto bella e gentile che gli chiese un passaggio per Matera. Il contadino acconsentì. Arrivati alla periferia della città presso la chiesetta di Piccianello, la donna chiese di scendere e ordinò al contadino di dire alle autorità religiose e civili che era arrivata e voleva essere accolta. Le autorità si recarono immediatamente sul posto, ma invece di trovarvi la donna descritta dal contadino, al suo posto trovarono la statua della Madonna della Bruna. In realtà, si dice che l’icona della Ma-donna sia stata portata dalle monache della Palestina per rinvigorire la fede dei materani”.
Comunque sia, la Madonna accoglie an-che queste narrazioni fantastiche, pur di tenere stretti a sé i figli.