MACRON ALL’ELISEO COME SEGNO DI SPERANZA

By Angelo Paoluzi
Pubblicato il 2 Giugno 2017

Dalla Francia arrivano buone notizie per l’Europa. Emmanuel Macron ha superato la sua antagonista Marine Le Pen nella corsa all’Eliseo (66,1 per cento di voti contro 39,9) e, a meno di 40 anni, è diventato il più giovane presidente nella storia della Francia e in quella delle libere democrazie rappresentative. Con un programma che si può sintetizzare in tre proposte: solidarietà, e quindi protezione dei più deboli; sicurezza, e quindi lotta senza quartiere al terrorismo; rafforzamento dell’Europa, e quindi la necessità di ripensarne alcune strutture ma per consolidarle.

Così non ha cantato “il galletto che cova nel cuore di ogni francese” (espressione storica apparsa sessant’anni fa sul quotidiano Le Populaire) e l’elettorato ha premiato la speranza – insieme, va detto, con la sostanziale compostezza verbale – di cui Macron si è fatto portatore enunciando in positivo il proprio programma, e ha punito la “rabbia” che la Le Pen ha creduto di spacciare come una visione politica (anche da noi qualcuno si illude di poter cavalcare l’invettiva e di farne una proposta elettorale).

Un quotidiano tedesco, la Frankfurter Allgemeine,  ha commentato in prima pagina il successo di Macron titolando: “Un incubo è risparmiato all’Europa”. Ma già da qualche tempo e in diverse occasioni si stava diffondendo la stanchezza nei confronti di un euroscetticismo decostruttivo. Dopo il trauma, l’anno scorso, dell’uscita della Gran Bretagna, il 2017 ha portato più consolanti risultati con le presidenziali austriache, quando è stato battuto il rappresentante delle destre. A seguire, le elezioni politiche in Bulgaria, dove hanno vinto i partiti favorevoli all’Unione. E poi in Olanda (un test da tutti atteso), in cui il rinnovo del parlamento si è concluso con una conferma delle forze pro-Europa. E ancora il successo in Serbia (che aspira a entrare nella UE) dei partiti filoeuropei. Infine la conferma in Francia di una compatta corrente di opinione pubblica saldamente ancorata ai principi della collaborazione in seno a una Europa sempre più strettamente unita e solidale.

Può darsi che si tratti di un caso, ma nella stessa Inghilterra il partito violentemente antieuropeo Ukip è stato spazzato via,  assaggiando  una disfatta che lo priva di rappresentanza amministrativa in tutto il Paese. Ma ancora più interessante è un altro fenomeno che si sta verificando qua e là, da un movimento partito dalla Germania col nome Pulse of Europe – da tradurre approssimativamente “impulso d’Europa” – e che cresce di settimana in settimana sino a estendersi, al momento, a 115 città di quindici paesi dell’Unione.

Semplici cittadini si trovano assieme alla domenica per manifestare spontaneamente la loro fiducia nella costruzione comunitaria. Nei giorni precedenti le elezioni francesi, per esempio, a Francoforte sul Meno e a Berlino i dimostranti inalberavano cartelli sui quali era scritto: “Restez avec nous” – restate con noi -, rivolti evidentemente agli elettori d’oltre Reno. Un analogo significato rivestono in parte le manifestazioni che hanno luogo sempre più spesso in Ungheria e in Polonia contro le misure repressive messe in atto dai rispettivi governi, in una politica che cozza contro lo spirito dell’ Unione. L’arrivo di Macron all’Eliseo è un tassello di ulteriore speranza per il futuro della comunità.

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