Un fatturato vicino ai 100 miliardi di euro con circa 15 milioni di persone che abitualmente giocano. Sono queste le drammatiche cifre del gioco d’azzardo che in Italia sta assumendo sempre più i contorni di un fenomeno sociale. Ci si ammala sempre più di gioco e spesso la famiglia si disintegra sotto il peso dei debiti e dell’usura. In pratica, dicono le cifre, si tratta di un’emergenza in forte crescita, una sorta di droga in grado di colpire ogni fascia d’età. Una vera e propria rovina che si abbatte sulle famiglie portando via coscienza, soldi e affetti.
La classifica nazionale è guidata dalla Campania con una spesa media pro capite di 1.840 euro l’anno, mentre l’Abruzzo si piazza la terzo posto con 1.800 euro. Tra i “malati del gioco d’azzardo” compaiono tutte le categorie: dalle casalinghe, ai professionisti, dai giovani ai pensionati. Insomma, è una piaga che interessa tutto lo “stivale” e che di conseguenza ha portato sindaci e amministratori di tantissimi co-muni a firmare manifesti e iniziative contro questo triste fenomeno. In Abruzzo l’assessore alle politiche sociali del Comune di Teramo, Giorgio D’Ignazio ha lanciato un appello a tutta la regione chiedendo a baristi e gestori di spegnere i videopoker con l’intento di sensibilizzare i cittadini sui gravi rischi connessi a questo tipo di pratica. E lo stesso D’Ignazio ha voluto ringraziare personalmente il proprietario di un bar di Garrufo di Sant’Omero, in provincia di Teramo, che ha deciso di staccare la spina ai videopoker nel proprio locale. Le segnalazioni da parte di familiari di giocatori compulsivi, secondo quanto rivelato da D’Ignazio, arrivano numerose dimostrando come il fenomeno si stia espandendo a macchia d’olio.
La speranza di una vincita considerevole attrae sempre più un gran numero di giocatori portando così nelle casse dello stato un interessante “bottino”. Addirittura un professionista teramano, stando sempre ai dati forniti dall’assessore, avrebbe “bruciato” circa 2,4 milioni di euro accumulando una montagna di debiti.
Come dicevamo il fenomeno non fa distinzioni di sesso ed età, ed ecco allora che anche tra gli anziani la febbre del gioco risulta altissima. Non a caso, infatti, il giorno del ritiro delle pensioni è quello dove si registra un incremento vertiginoso della vendita dei cosiddetti gratta e vinci.
La domanda, allora, come ripeteva un noto conduttore televisivo, nasce spontanea: come può lo stato, attirato dalla certezza di un guadagno sostanzioso, consentire il dilagare di un fenomeno così socialmente pericoloso da cui, poi, scaturiscono altre manifestazioni negative, come ad esempio l’abuso di alcol e le violenze domestiche? L’appello dell’assessore D’Ignazio, inviato alle varie amministrazioni comunali, sollecita anche l’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nello specifico si chiede una corretta informazione pubblicitaria dove non compaiano slogan che evocano vincite facili, norme che vietino in maniera tassativa il gioco ai minori e l’applicazione effettiva delle norme attraverso le quali i comuni possano limitare la presenza delle sale slot sul territorio. Sicuramente la strada intrapresa non sarà semplice ma l’augurio di tutti è che alla fine il senso di responsabilità di chi è preposto a disciplinare la vita di un paese abbia la meglio su qualsiasi interesse economico. Non occorrono particolari provvedimenti, solo alcuni solidi paletti in grado di evitare tanta disperazione e sofferenza a quei soggetti più deboli, e alle loro famiglie, che intravedono nel gioco d’azzardo una svolta di vita.