L’ULTIMO ARRIVATO È AVANTI A TUTTI

By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 1 Luglio 2021

L’orario degli studenti passionisti ai tempi di Gabriele, prevedeva mezz’ora di passeggio la mattina e mezz’ora nel pomeriggio. Era il passeggio solitario, così chiamato perché il religioso lo viveva in silenzio, da solo e si limitava a passeggiare, tempo permettendo, nel giardino del convento a contatto con la natura trovando in essa ispirazione per elevarsi a Dio. Però una volta la settimana gli studenti godevano di una passeggiata più lunga nei dintorni del convento e fatta tutti insieme. Non mancavano neppure passeggiate di una intera giornata.

Gabriele ne parla nelle sue lettere. “Le nostre ricreazioni, scrive al papà dal conventino di Isola del Gran Sasso (TE), consistono in passeggiate e queste di quando in quando si vanno facendo, così noi ci ricreiamo, ma non già con quella consolazione che provavo nelle bugiarde, ingannevoli e attossicate ricreazioni del mondo, ma di quella vera pace che porta con sé la grazia di Dio”. Il direttore padre Norberto, informa che Gabriele “nei passeggi non parla giammai di cose inutili o indifferenti, ma parla sempre di Dio, della Passione di Gesù, del grande mistero dell’Eucaristia e di Maria Santissima”.

Sono quindi passeggiate del tutto particolari. Iniziano e si concludono con la visita a Gesù Sacramentato e nell’itinerario è spesso compresa la visita a una chiesa: vi si entra, si prega il Signore, si saluta la Madonna e poi di nuovo in cammino. Abitualmente gli studenti procedono due a due come se andassero in devota processione, si scambiano parole ed esortazioni spirituali. Ritemprano le forze fisiche, ma non interrompono il cammino verso la perfezione.

Quelle manciate di case, quasi paesaggio di un presepe, disseminate attorno al convento o aggrappate ai piedi della montagna, sembrano svegliarsi al passaggio della comitiva. La gente incontrata lungo i viottoli polverosi pare percorsa da brividi di ammirazione. Gabriele soprattutto semina stupore e meraviglia: ormai lo conoscono e lo amano tutti. Lo chiamano “lo studente che fa la comunione come un angelo”. La sua figura serena e raccolta, modesta e composta attira lo sguardo di ognuno. Le mamme lo indicano ai propri bambini come “il fraticello santo”. Un bambino un giorno indicando Gabriele chiede alla mamma con innocente ingenuità: “Mamma, come fa quel fraticello a indovinare la strada?…”, sembrandogli che Gabriele cammini addirittura con gli occhi chiusi. Alcuni, assicura padre Norberto, guardandolo, ne subiscono il fascino e accarezzano il desiderio di entrare anche loro in convento.

Il direttore volentieri gli concede il permesso di parlare con i ragazzi incontrati lungo la strada. Gabriele lo fa con gioia e con grazia: come d’incanto, sulle labbra gli spigano parole ricche di sapienza e dolcezza attinte dal suo cuore colmo di Dio. Raccomanda loro la devozione a Gesù Crocifisso e all’Addolorata, recita con loro le preghiere. Li esorta ad essere buoni, a pensare spesso alla Madonna che li protegge dal cielo e li ama tanto; anzi, ripete, li ama più della stessa mamma terrena che vuole loro tanto bene, che li bacia e li accarezza con affetto anche se a volte fanno i capricci. Ai più piccoli poi, nel cuore dei quali pesca tesori di bontà e contempla la presenza di Dio, chiede per sé la recita di un’Ave Maria: Gabriele è convinto infatti “che la Madonna esaudisce quelle anime innocenti”.

La salute però, soprattutto negli ultimi tempi, non sempre lo sorregge, e allora anche passeggiare diventa per lui pesante. Un giorno si sente più spossato del solito e viene aiutato da un benevolo contadino: solo a dorso di mulo raggiunge la meta stabilita. I confratelli, già sul posto, lo vedono arrivare con un po’ di ritardo e per di più su quell’insolito mezzo di trasporto per le loro passeggiate. Lo accolgono, gli fanno festa e gli sorridono amabilmente. Ma sanno bene che mentre Gabriele declina fisicamente, non concede spazio neppure alla minima ombra di male che vuole annidarsi nel suo cuore. Conoscono la sua stupenda e velocissima ascesa spirituale. Loro lo hanno preceduto nella meta della passeggiata; Gabriele però, ne sono convinti e pieni di meraviglia, li precede di molto nella via che conduce alla santità. A loro non resta che ammirarlo e soprattutto imitarlo.

Possono dire già ora quello che più tardi dirà il direttore padre Norberto: “Nel cammino verso la santità, Gabriele ci ha rubato il passo”. p.dieugenio@virgilio.it.

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