LO STUDENTE SALE IN CATTEDRA
Molti anni della sua vita Gabriele li passa sui banchi di scuola, prima a Spoleto (PG) e poi in convento. A Spoleto frequenta le elementari presso i Fratelli delle Scuole Cristiane e a tredici anni affronta gli studi liceali nel collegio tenuto dai Gesuiti: sono anni fondamentali per la sua formazione umana, culturale e spirituale. E’ intelligente, gli pace studiare, riesce ottimamente soprattutto nelle materie letterarie. I premi numerosi e gratificanti non si fanno attendere. Compone poesie anche in latino con invidiabile e rara padronanza stilistica e metrica; le recite scolastiche lo vedono protagonista indiscusso e applaudito. Poi, chiamato da Dio, a 18 anni entra in convento. L’impegno è ancora maggiore. La meta: essere sacerdote e apostolo del Vangelo. La morte però lo strappa alla vita quando è ancora studente. Ma Gabriele sarà ugualmente missionario, apostolo e maestro. Il suo direttore spirituale padre Norberto Cassinelli, ricordando il suo amatissimo discepolo, profeticamente dirà: “Dio vuole mostrare Gabriele come esemplare ai giovani e in particolare agli studenti”.
E proprio gli studenti hanno fatto sbocciare una iniziativa diventata ormai una simpatica tradizione. A cento giorni dagli esami di maturità (o giù di lì), il santuario di Gabriele è un pullulare di giovani studenti provenienti soprattutto dall’Abruzzo e dalle Marche, dal Molise e dal Lazio. Prima di lasciare la vita della scuola per entrare alla scuola della vita in cui saranno tutti sia maestri che scolari, i giovani vanno da Gabriele. Vanno non per implorare indulgenza plenaria sui loro trascorsi di negligenza e disimpegno, ma per il sentito bisogno di incontrare un amico che pur essendo stato studente per tutta la vita è diventato autorevole maestro di vita. E poi un aiuto non guasta, una mano amica in vista degli esami fa sempre piacere. Gli esami sono sempre esami, ed il rischio è dietro l’angolo. L’incontro con Gabriele non è goliardia, non è scaramanzia: è qualcosa di genuino dettato da fede, venerazione ed affetto.
E’ una giornata di preghiera, di riflessione, di gioia. Invece dell’aula una giornata in chiesa, invece della pizzeria o discoteca ci si ritrova insieme a pregare, invece dei professori (non sempre amati e stimati) si va ad ascoltare un giovane coetaneo. Si arriva a piedi, in macchina, in motorino.
Questa ormai tradizionale presenza giovanile non l’hanno proposta i padri del santuario né i parroci o gli insegnanti di religione. E’ nata, complice e ispiratore Gabriele, dal desiderio dei giovani di vivere una giornata di scuola in modo diverso ma non per questo meno costruttiva. Non la “benedicono” (almeno ad alta voce) tutti gli insegnanti. I genitori però, mai come questa volta, approvano una assenza scolastica dei propri figli. Mischiati con gli alunni vi sono anche alcuni professori: qui meglio che altrove capiscono che non si impara solo sui banchi di scuola, che insegnano non solo loro e che non tutti i valori trovano spazio sulle pagine di un libro.
Vicino a Gabriele si canta e l’allegria la fa da padrone; il punto clou della giornata è l’incontro personale dei giovani con Gabriele. E’ lui che dà significato a questo caratteristico pellegrinaggio. Ci si accosta al sacramento della Riconciliazione, si partecipa alla celebrazione eucaristica. La confessione è una festa, la Messa una festa: non potrebbe essere diversamente se i protagonisti sono tutti giovani attorno a un giovane. Qualcuno riscopre proprio in questa circostanza il gusto di essere cristiano, e la nostalgia di Dio si fa strada: a suscitare questi sentimenti Gabriele è un maestro.
Nato così senza pretese e senza il crisma della “ufficialità” questo simpatico incontro con Gabriele diventa sempre più numericamente consistente e più atteso dai giovani. Segno evidente che i frutti non mancano neppure sotto l’aspetto scolastico. Ma non è questo il lato più importante. I giovani sentono che Gabriele, studente brillantissimo e sempre premiato, ha superato soprattutto l’esame della vita. A pieni voti. Chiedono a lui un supplemento di luce e di sapienza per cogliere anche loro il significato della propria esistenza e saper leggere come lui l’alfabeto della vita. Che è la vera maturità.
Questi giovani cresceranno. Torneranno qui con i propri figli a ringraziare e ricordare che un evento importante della propria vita porta l’impronta di Gabriele. Torneranno a ripassare la lezione della vita imparata vicino a lui. Gabriele parlerà ancora al loro cuore. E non mancheranno lacrime, frutto di nostalgia e commozione.
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