L’ITALIA NON FA GOAL
Il percorso del nostro Paese verso l’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha qualche ostacolo da superare: l’Italia infatti risulta in ritardo su molti degli obiettivi (Goal), mentre su altri alcuni passi importanti sono stati compiuti. Ad analizzare il cammino verso il raggiungimento dei Goal è l’Asvis, che obiettivo dopo obiettivo misura la capacità del nostro Paese di stare al passo dell’Agenda 2030. “Le scelte che facciamo oggi – si legge nella premessa al Rapporto – possono garantire un futuro realmente sostenibile delle nostre società, ma il tempo a disposizione per invertire la rotta appare purtroppo sempre più ristretto”.
La situazione del nostro Paese è migliorata rispetto a tre obiettivi (energia, cambiamento climatico, pace e giustizia), è rimasta stabile per altri tre (fame, acqua, innovazione) ma è peggiorata per ben nove di questi obiettivi (povertà, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, disuguaglianze, città, biodiversità terrestre, cooperazione). Guardando invece la forbice temporale degli ultimi dieci anni, si vede come l’Italia risulta avanti per cinque obiettivi (salute, parità di genere, energia, innovazione, cambiamento climatico), stabile per altri cinque (fame, istruzione, disuguaglianze, città, pace e giustizia) e per cinque è peggiorata (povertà, acqua, occupazione, biodiversità terrestre, cooperazione).
Uno degli aspetti preoccupanti, sui quali qualche passo è stato fatto ma ancora troppo poco, è l’inquinamento dell’aria, problema altrettanto grave quanto il cambiamento climatico, ma molto meno sentito. Ed è questo l’ostacolo principale da abbattere.
Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni l’inquinamento atmosferico è tra i principali fattori di rischio ambientale per la salute in Europa. In base al Rapporto, nel 2019 in Italia le morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico sono state circa 60.000 di cui la maggioranza per l’esposizione alle polveri sottili (PM10 e PM2,5). Il problema dell’inquinamento riguarda in modo diffuso tutte le aree urbane europee ed è una caratteristica delle città italiane: per alcune zone del paese, il superamento dei limiti di sicurezza europei va avanti dal 2010 senza interruzioni. Si tratta di Torino e dintorni, l’agglomerato di Milano, Bergamo, Brescia, Genova, Firenze e Roma. E non si tratta solo di inquinamento da PM10 e PM2,5 (l’Italia conta 60mila morti l’anno per le conseguenze dell’inquinamento atmosferico) ma anche dalle fonti di riscaldamento (caldaie domestiche a legna e gasolio su tutte) e dagli allevamenti intensivi.
E per il futuro? Sulla base delle tendenze, si legge nel Rapporto, su 32 target quantitativi, in gran parte definiti dalla Ue, se sarà confermato l’andamento registrato, l’Italia potrebbe riuscire a centrare o ad avvicinarsi solo a 7, tra questi: le coltivazioni biologiche, consumi di energia e tasso di riciclaggio dei rifiuti. Negative o decisamente negative appaiono le tendenze su ben 15 target quantitativi, tra questi: povertà o esclusione sociale, parità di genere nell’occupazione, emissioni di gas serra, qualità dell’aria.