L’ISTRUZIONE AL SERVIZIO DI PIÙ BANDIERE

SEMPRE PIÙ GIOVANI CERCANO LAVORO ALL’ESTERO
By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 11 Gennaio 2017

La crisi degli ultimi tempi  ha messo nel dimenticatoio il boom economico che ci aveva accompagnato dagli anni settanta del novecento all’inizio del duemila tanto che si torna a parlare di emigrazione per molti giovani che ambiscono trovare un’occupazione consona al proprio titolo di studio e adeguata dal punto di vista retributivo. A differenza degli espatri del XIX e XX secolo, che spingevano le persone a cercare fortuna altrove per sopravvivere, l’emigrazione dei giorni nostri si presenta con un volto nuovo e accattivante, caratterizzata com’è dalla presenza di giovani dinamici, intraprendenti e desiderosi di nuove opportunità e con un tablet pieno di appunti su progetti e sogni da realizzare.

Oggi, cambiare paese di residenza, non è più un fatto traumatico in quanto le nuove generazioni si sentono cittadini del mondo e trovano del tutto naturale muoversi senza confine. La mobilità, inoltre, è considerata di per sé positiva per ampliare la rete di relazioni. A dare un arrivederci al Belpaese nel 2015 sono stati 2.615 marchigiani ai quali vanno aggiunti 3.880 connazionali che erano già fuori confine (o che sono nati nel paese straniero) ma che solo lo scorso anno si sono iscritti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire). I dati sono stati forniti dall’associazione artigiana Cna il cui segretario regionale, Otello Gregorini, ha fatto presente che “su 128.091 marchigiani abitanti in terra straniera, più della metà, pari a 65.964 persone, soprattutto giovani, hanno lasciato la nostra regione negli ultimi dieci anni, quelli della crisi, e ben 24.460 nell’ultimo quinquennio. Se ne sono andati in cerca di un futuro che le Marche e l’Italia più in generale non sembra garantire più”.

Gregorini rimarca poi che “la maggior parte di chi se ne va non torna più se non per le vacanze o per fare visita a genitori e parenti. E quelli che se ne vanno fanno parte di una generazione istruita, in possesso di qualificati titoli di studio e la loro figura impoverisce il mercato del lavoro marchigiano. Nostro compito dovrebbe essere quello di creare le condizioni per farli restare nel territorio oppure per farli tornare nella regione una volta maturate nuove esperienze professionali all’estero. Come fare? Prevedendo agevolazioni fiscali e contributive per chi assume giovani lavoratori qualificati. Altrimenti i nostri migliori giovani continueranno a cercare lavori e stipendi adeguati all’estero”.

Le mete scelte portano in vari stati europei, ma ci sono persone che si spingono fino in Brasile o in Australia, assunte dalle multinazionali dell’energia e delle costruzioni o impiegati nel turismo e nella ristorazione. Non tutti lasciano le Marche con un contratto di lavoro in tasca e si affidano all’avventura. Ci sono anche coloro che, partiti per motivi di studio, trovano lavoro per mantenersi. Si cercano nuove e migliori condizioni di lavoro in contesti che ritengono più meritocratici e con più opportunità per progredire professionalmente. Questa aspirazione è equamente ripartita fra uomini e donne. La Cna rileva altresì che i più numerosi sono partiti dalla provincia di Macerata (41.412), seguiti dagli anconetani (34.391) e dai pesaresi (22.052). Gli ascolani residenti all’estero sono 15.369 e i fermani 14.867. L’esodo riguarda anche freschi pensionati – ventitré marchigiani su cento hanno infatti più di 65 anni – che scelgono paesi (Spagna e Portogallo ad esempio) dove è più facile vivere con il vitalizio acquisito dopo anni di lavoro in Italia.

Dei residenti oltre frontiera molti sono emigranti di prima generazione che hanno lavorato nelle miniere del Belgio e nella industria tedesca, mentre altri sono di recente emigrazione. Il record della popolazione emigrata spetta al comune di Acquasanta Terme (Ap) dove il 51,9% degli abitanti risiede appunto all’estero (1.514 su 2.916), seguito dai centri del maceratese di Cingoli (28,4%) e Treia (22,7%).

Nelle Marche, inoltre, sono ancora prevalenti le assunzioni a termine. L’indagine Excel-sior della Unioncamere di commercio evidenzia che le imprese della regione sono pronte ad assumere 7.240 dipendenti, il 75% dei quali appunto a tempo determinato a fronte di un 17,3% a tempo indeterminato. Per il 4,9% delle assunzioni si farà ricorso all’apprendistato e per il 2% al contratto a chiamata. In particolare si cercano cuochi, camerieri, addetti alla cucina, personale alberghiero. In questo settore sono previste 2.040 assunzioni con precedente esperienza lavorativa richiesta nel 69% dei casi. Vanno forte anche gli operai metalmeccanici ed elettromeccanici: ne servono 530 ma nel 20% dei casi le imprese prevedono che la richiesta rimarrà insoddisfatta per la difficoltà di trovare i profili professionali adeguati. Stessa situazione per i commessi e altro personale qualificato nelle attività commerciali. In un caso su tre si cercano giovani con meno di trenta anni mentre per il 51% l’età è indifferente. La ricerca avviene per lo più tra il personale diplomato (38,4%), laureato (14%) o comunque con qualifica professionale (18,8%) mentre solo nel 28,7% delle assunzioni non viene richiesta una formazione specifica.

Buone prospettive anche nei settori del tessile-abbigliamento e delle costruzioni. Dal punto di vista territoriale la richiesta di personale viene dalla provincia di Ancona (32%) seguita da quella di Pesaro e Urbino (27%), Macerata (16%), Ascoli Piceno (15%) e Fermo (10%).

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