Con una conflittualità temporale che la dice lunga, a nostro parere, della evidente idiosincrasia tra i promotori, nella prima metà di febbraio sono in calendario due importanti appuntamenti sportivi: i Campionati mondiali di sci e l’Universiade invernale. Quest’ultimo evento è in programma a Granada, Spagna, dal 4 al 14 febbraio, proprio in contemporanea con i Mondiali di sci alpino che si svolgeranno dal 2 al 15 a Vail, Stati Uniti. In febbraio sono in calendario anche i mondiali di sci nordico, la cui cinquantesima edizione sarà organizzata in Svezia, a Falun, dal 18 febbraio al 1° marzo.
Il lettore si sarà certo accorto che in genere facciamo seguire queste indicazioni temporali e programmatiche alle previsioni di “presenza” azzurra nei pressi, almeno, dei podi, ancorché le previsioni stesse siano spesso più beneauguranti che concrete. Ma quello attuale – e il lettore avrà già avuto modo di averne contezza – per i colori italiani non è tempo di vacche grasse: non ci sono le Belmondo, le Di Centa, le Compagnoni; non i Thoeni, i Gros, neppure i Senoner o i Colò di fausta e storica memoria. Abbiamo salutato con fiduciosa speranza l’avvento di Razzoli nello sci alpino, e ora guardiamo con ottimismo e speranza a Federico Pellegrino, che nello sci di fondo proprio alla vigilia dell’appuntamento mondiale ha fatto risuonare in una competizione internazionale l’inno di Mameli: era un lustro che non succedeva.
Vale la pena di ricordare che Federico Pellegrino, ventiquattrenne aostano in forza al gruppo sportivo delle Fiamme Oro, a Davos, per la coppa del mondo, appunto, si è aggiudicato lo sprint in tecnica libera: la sua è stata la vittoria della rabbia in un periodo certamente non facile per la squadra azzurra, alle prese con un profondo rinnovamento di cui si sta interessando Giuseppe Chenetti.