Il titolo Há Pressa no Ar (C’è fretta nell’aria), richiama direttamente il motto della prossima Giornata mondiale della Gioventù in programma a Lisbona nel 2023. Scelto dal Papa, Maria si alzò e andò in fretta (Lc 1,39), ruota attorno al sì di Maria e alla sua fretta di raggiungere la cugina Elisabetta, come ci ricorda il passo del Vangelo e il logo della Giornata.
Un canto che invita a identificarsi con Maria: questo vuole esprimere l’Inno. “Un invito gioioso ai giovani di tutto il mondo – si legge nel sito del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita – a proseguire questo pellegrinaggio della fede attraverso le GMG e a pregare insieme in attesa del prossimo incontro con il santo padre. Perché l’inno della GMG non è solo uno strumento di promozione dell’evento, ma soprattutto una preghiera che, tradotta in diverse lingue, risuona nelle realtà locali della Chiesa”.
CEI: RICOSTRUIRE IL TESSUTO SOCIALE E DARE SPERANZA
“In questa fase delicata, è emersa l’urgenza di un’opera di riconciliazione che sappia sanare le diverse fratture che la pandemia ha provocato sul territorio nazionale, andando ad aggredire tutte le fasce della popolazione, in particolare i più vulnerabili e gli ultimi”. È quanto riporta il documento finale del Consiglio episcopale permanente della Cei, che si è svolto lo scorso 26 gennaio. Uno sguardo, quello della Cei, che guarda al paese Italia e al suo delicato momento storico che sta attraversando. Ma questo della pandemia è anche un tempo di opportunità. Per i vescovi italiani la riconciliazione diventa “lo strumento da utilizzare per ricucire il tessuto sociale lacerato e per dare speranza alle donne e agli uomini di oggi”. L’ascolto delle persone è una pratica di vera fraternità.
Vaccinarsi, poi, diventa gesto di cura verso gli altri. Anche perché, hanno rilevato, “la pandemia ha aggredito tutti gli ambiti di vita, andando a incidere in particolare sulle condizioni dei più vulnerabili, dei poveri, degli anziani, dei disabili e dei giovani, i grandi dimenticati di questa crisi”. Uscire dalla crisi si può tendendo la mano al prossimo. “La paura non deve infatti farci rinchiudere in noi stessi né impedirci di tendere la mano al prossimo, se si vuole costruire una società più equa e più solidale”.
LE CATECHESI DEL PAPA SULLA PANDEMIA.
Accogliere l’invito del Papa a unirci a lui in un “pellegrinaggio” che si ispiri al Vangelo e abbia come “fari” le virtù teologali della fede, della speranza e della carità. È lo scopo del libro Guarire il mondo, edito dalla Lev, che raccoglie le catechesi di Francesco all’udienza generale sulle vie da seguire per uscire migliori dalla crisi scatenata dal Covid.
Un viaggio che trasforma la crisi in un’opportunità per costruire un mondo più giusto, prendendoci cura gli uni degli altri. Le vie proposte da Francesco nelle sue catechesi vanno da quella introduttiva che presenta Gesù come il guaritore, fino a soffermarsi sulle radici dell’ingiustizia sociale, l’importanza dell’opzione preferenziale per i poveri, e il contrasto alla cultura dell’indifferenza..
IL MESSAGGIO PER LA CINQUANTACINQUESIMA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Nel Messaggio per la 55esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si terrà il prossimo 16 maggio sul tema Vieni e vedi (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono, Francesco mette in guardia dal rischio di un’informazione sempre uguale, esortando ad andare “laddove nessuno va” e non raccontare la pandemia solo con gli occhi del mondo più ricco. Il testo, reso noto alla viglia della memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, denuncia il rischio di un appiattimento dell’informazione, in “giornali fotocopia o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, ‘di palazzo’, autoreferenziale”. Al tempo stesso il Papa sottolinea il coraggio di tanti giornalisti che non temono di andare dove nessuno va, mettendo sotto gli occhi del mondo i soprusi subiti dalle minoranze, le facce delle povertà dimenticate, le ingiustizie ai danni di chi non può difendersi.Anche i vescovi di Abruzzo e Molise scrivono ai giornalisti. “Siate diligenti recettori ed esperti applicatori del detto Dio ti incontra dove sei. Fate di esso una regola stabile di vita e di lavoro. Fatevi promotori di una comunicazione che non giudica (come) e che sappia rispettare il percorso di ciascuno, senza pretendere che sia il nostro (dove). Sappiate accogliere le sfide del cambiamento d’epoca e della pandemia che ci offrono nuove opportunità di riflessione e di azione, per una comunicazione rispettosa e inclusiva, che favorisca una cultura dell’incontro, dell’accoglienza e della cura, scevra da ogni forma di pregiudizio, per la quale sia possibile conoscere la realtà con uno sguardo fiducioso”.
CAMBIAMENTI CLIMATICIE NUOVI MODELLI DI SVILUPPO
Una risposta al cambiamento climatico promuovendo un nuovo modello di sviluppo che migliori le condizioni di vita, la salute, la sicurezza di tutti e crei nuove opportunità di lavoro. Lo ha chiesto, a nome di papa Francesco, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, intervenendo con un videomessaggio all’apertura del Climate adaptation summit 2021, il vertice internazionale sull’adattamento al clima, evento online ospitato dall’Olanda il 25 e 26 gennaio scorsi. L’auspicio del papa, sottolinea il segretario di Stato, “è che si possa fare della risposta al cambiamento climatico un’opportunità per migliorare le condizioni generali di vita, la salute, i trasporti, l’energia e la sicurezza, e per creare nuove opportunità di lavoro”
VESCOVI USA A BIDEN:LAVORIAMO INSIEME
In occasione dell’insediamento del presidente Biden, i vescovi americani hanno inviato un messaggio di auguri con l’invito a lavorare in un clima di dialogo costruttivo anche su temi più delicati come l’aborto e la famiglia. Nel messaggio recapitato a Biden, l’arcivescovo di Los Angeles, monsignor José H. Gomez, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, richiama il fatto che i vescovi cattolici non sono attori di parte nella politica ma pastori responsabili di milioni di americani e attenti ai bisogni di tutti. “Pertanto, il compito al quale sono chiamati è quello di offrire principi che sono radicati nel Vangelo di Gesù, amando il prossimo e lavorando per un’America che protegga la dignità umana, renda ogni persona uguale all’altra”. Oltre la riconciliazione nazionale, la speranza dell’arcivescovo di Los Angeles è di “iniziare un dialogo per affrontare i complicati fattori culturali ed economici che spingono all’aborto e scoraggiano le famiglie”, lavorando insieme in politiche famigliari che riconoscano l’importanza del matrimonio, di una genitorialità forte per il benessere dei bambini.