Dopo aver ripercorso la vita del giovane Gabriele dell’Addolorata, mi piace ripercorrerne anche la interiorità attraverso le lettere in cui rivolgendosi ai suoi cari (e specialmente al papà Sante) – dirà – col cuore alle labbra.
La prima lettera da Morrovalle reca la data del 15 settembre 1856. Francesco ha appena vestito l’abito passionista e scrive al papà per dare la felice notizia. Per l’occasione però non si sottrae al doveroso bilancio della sua vita precedente a cui fa seguire una chiara dichiarazione di intenti. Scrive Gabriele: Iddio da gran tempo mi aspettava ed io ingrato – dice – faceva il sordo divagandomi e offendendolo nel mondo, ma l’infinita misericordia di Dio ha saputo ben disporre le cose ed io oggi, giorno di Maria santissima addolorata, nostra protettrice e madre, con inesprimibile contento ho indossato questo sacro abito religioso assumendo il nome di Confratel Gabriele dell’Addolorata.
Più avanti, nella stessa lettera si rivolge al papà chiedendo perdono per tutte le disubbidienze e i disgusti e domandando che presenti le sue scuse anche ai fratelli e sorelle per le mancanze commesse verso di loro.
Il realismo di questo giovane santo, però, lo porta a comprendere chi potrebbe diffidare del suo consiglio, visto che sono passate appena poche settimane da quando anche lui era croce e delizia del povero genitore. Eppure si coglie chiaramente il nuovo mood di questo giovane che ora si trova ad un giro di boa della sua vita e si lancia a folle velocità verso il compimento della volontà di Dio su di lui.
Non da solo però. Al suo fianco ci sono Maria Addolorata, chiamata protettrice e madre, e il buon padre Norberto che saprà toccare le corde giuste per far vibrare il cuore di Gabriele dell’Addolorata all’unisono con quello di Dio.
Benché questa sia solo la prima lettera, già scorgiamo la grandezza di questo giovane religioso non ancora professo. La prima settimana di noviziato per lui è stata una sorta di purificazione della coscienza per effetto della quale ha chiesto perdono ai suoi cari, ma ha saputo anche perdonare se stesso delle sue intemperanze passate.
Ma dalle stesse righe traspare qualcosa in più: emerge la nuova famiglia che è nata: non sarà un ramo della famiglia Possenti, ma un ramo dell’apparato radicale della Croce di Cristo ai cui piedi stava Maria addolorata di cui Gabriele si riconosce figlio. Non avrà più uno stemma araldico che parli della nobiltà del casato Possenti, ma un povero abito nero, con un vessillo a forma di cuore recante al suo interno l’iscrizione Jesu XPI Passio, Passione di Gesù Cristo.
Quanti cristiani vivono una certa angoscia rispetto al loro rapporto con Dio? Anche se magari si è già avuto il perdono di Dio, spesso risulta difficile perdonare se stessi.
E che dire della difficoltà di rapporto con il nostro prossimo del cui perdono forse non ci sentiamo sicuri o forse non ci sentiamo degni?
Francesco Possenti, che qui si firma per la prima volta Confratel Gabriele dell’Addolorata, ci invita ad imitarlo nel farci e rinascere come creature nuove.