L’ESTREMA DESTRA TEDESCA SI NUTRE DI ODIO ANTI-IMMIGRATI

By Angelo Paoluzi
Pubblicato il 1 Marzo 2016

La notte del 31 dicembre 2015, a Colonia, oltre un migliaio di avvinazzati, generalmente identificati come nordafricani, si è avventato sulle donne che, nella piazza fra la stazione centrale e la cattedrale, festeggiavano il capodanno, compiendo su di loro varie violenze di tipo sessuale e in alcuni casi derubandole. Sono state sporte 553 denunce e si è avuta notizia, in seguito, di analoghi avvenimenti verificatisi in altre città tedesche, in particolare ad Amburgo. Gli episodi hanno naturalmente suscitato molto clamore causando, nel segno della severità, una vera svolta nella politica di Berlino a riguardo dei rifugiati, poiché i fatti di Colonia avevano coinvolto essenzialmente migranti, e fra loro un certo numero di clandestini. Tuttavia dopo il clamore dei primi giorni, le proteste, le dimostrazioni e una serie di provvedimenti presi, anche a livello di ordine pubblico, sull’onda dell’indignazione, la vicenda si è in parte ridimensionata. Successive inchieste hanno confermato una sostanziale tenuta dell’opinione pubblica (attorno al 60 per cento) a favore di una necessaria solidarietà verso chi fugge dalla guerra, dalla violenza, dalla miseria, dalla morte, e si sono operate le necessarie distinzioni fra chi delinque e chi rispetta le leggi. L’estrema destra tedesca sta cercando di cavalcare la reazione popolare ai fatti di Colonia; non sembra, comunque, con i risultati che si attendeva (ed è abbastanza singolare che i media italiani di questo fatto non diano una appropriata documentazione), anche se alle proteste hanno partecipato numerosi cittadini e  i sondaggi registrano qualche aumento di consensi. In ogni caso, gli esiti potranno essere verificati al momento delle elezioni che si terranno a marzo in tre regioni.

Gli avvenimenti di Colonia non sono la causa scatenante delle reazioni contro i migranti verificatesi in seguito: bombe contro i centri di raccolta, caccia all’uomo (sempre in molti contro pochi), incendi degli alloggi che ospitano i rifugiati costituiscono il normale repertorio del terrorismo di destra, in atto dagli inizi degli anni 90. Da allora si sono moltiplicate le minacce contro sindaci tutori della legalità repubblicana, specialmente in certe zone dell’ex Germania orientale: qui sono stati assassinati poliziotti che si opponevano agli estremisti, qui due o tre località sono state proclamate “zone nazionali liberate” e vi spadroneggiano i teppisti neonazi che mettono a fuoco case e proprietà di chi non è d’accordo con loro.

Il settimanale amburghese Die Zeit – quanto di meglio offre la stampa tedesca – ha sguinzagliato, l’autunno scorso, quindici giornalisti per tutta la Germania e ha pubblicato una severa inchiesta intitolata Un paese in fiamme, registrando, nel solo 2015, 750 episodi e attacchi attribuibili all’estrema destra, di cui 222 roghi di ostelli per stranieri, con feriti e ustionati; senza contare che, a partire dal 1997, è lungo l’elenco degli assassinati. E al numero dei delitti non corrisponde – si duole Die Zeit – un adeguato riscontro di condanne, perché, ad esempio, soltanto di un quarto degli incendi delle case di rifugiati si sono trovati i colpevoli. Tutto questo non giustifica certamente fatti come quelli di Colonia, ma consiglia valutazioni più attente di fronte a reazioni emotive e strumentalizzazioni di tipo politico, specialmente se del teppismo di estrema destra, che si nutre, è stato scritto, di una “atmosfera di odio”.

Comments are closed.