LE SVOLTE DEL REFERENDUM

By Nicola Guiso
Pubblicato il 1 Novembre 2016

L’asprezza del confronto tra i sostenitori del Sì e quelli del No nel referendum sulle riforme costituzionali fissato per il 4 dicembre (accentuata dalle polemiche sulla legge elettorale) è giunta a un punto tale da aver costretto il presidente della Repubblica Mattarella a intervenire, lo scorso 12 ottobre, per ricordare ai contendenti che nel referendum “l’interesse comune è la Costituzione stessa, così come sarà sancita dalla volontà del popolo sovrano”, qualunque sia il risultato delle urne. Dunque – ha aggiunto – “ognuno dirà la sua nel merito della riforma e si batterà per ciò che riterrà opportuno, in un confronto tanto più efficace quanto più composto”. Pertanto, ha concluso – con evidente riferimento a quanti tra i sostenitori del Sì e del No pronosticano una catastrofe per il paese nel caso che il 4 dicembre prevalessero gli avversari – “è necessario nell’avvicinarsi del giorno del referendum, e sarà necessario dopo il giorno del risultato, il contributo di tutti, sereno e vicendevolmente rispettoso. Rispettando anzitutto l’esercizio del voto degli elettori e il loro libero convincimento”. I richiami del capo dello stato – che resteranno validissimi anche, e soprattutto, nel caso di ulteriori rinvii della data del voto – li ha resi necessari il fatto che sin all’indomani dell’approvazione parlamentare delle riforme costituzionali il confronto tra i favorevoli e i contrari a esse in vista del referendum si è svolto più sul futuro del presidente del Consiglio e del suo partito (anche per propria responsabilità, come ha dovuto riconoscere Renzi) in casa di vittoria del No, che sull’oggetto della riforma, la Costituzione.

È da sperare che i richiami di Mattarella valgano per quello che resta della campagna referendaria e, soprattutto, come lui stesso ha sottolineato, per il dopo. È certo però che qualunque sia il risultato del confronto, esso segnerà un punto di non ritorno sulla via di uscita del ciclo storico-politico chiamato “seconda Repubblica”. Ciclo dominato dall’alternarsi al governo del paese di due coalizioni (quella di centrosinistra e quella di centrodestra), oggi ambedue in fase di acutissima crisi. Sia per la perdurante forza del M5S, sia perché proprio la vicenda referendaria ha portato all’interno delle due tradizionali coalizioni – e in particolare nei due partiti centrali delle stesse, il Pd e Forza Italia – tensioni e situazioni tali da poter provocare mutamenti radicali nel quadro politico-istituzionale del paese, a breve o a media scadenza. Perché non è possibile considerare fatto normale in una sana dialettica politica che il confronto referendario abbia potuto produrre convergenze e alleanze tra gruppi e personalità politiche che negli ultimi 25 anni si sono, costantemente e aspramente, combattuti in campi contrapposti. Basta ricordare in sintesi estrema: le profonde divisioni tra i sostenitori del Sì e sostenitori del No che potrebbero mettere a rischio l’unità del Pd, anche perché collegate alle sue divisioni interne sulla legge elettorale. Le divisioni interne a Forza Italia, rese evidenti da Berlusconi schierato per il Sì e Confalonieri – il sodale di sempre – soprattutto attento ai possibili significati positivi per le imprese del gruppo da un successo del Sì; ma rese evidenti anche dal fatto che non pochi fondatori di Forza Italia, tra i quali in particolare Urbani e Pera, sono apertamente schierati a favore del Sì. Le singolarità di vedere fianco a fianco nei comitati per il No esponenti di Fi, Lega, di Fdi, minoranze di sinistra Pd, Ns, M5S; e in quelle per il Sì esponenti della maggioranza Pd, personalità di rilievo dell’Ulivo e della Margherita, come Arturo Parisi e Rutelli, e esponenti di vari gruppi del centrodestra. Infine, constatare le convergenze culturali, politiche e operative a sostegno del No tra un leader della tradizionale e della Nuova sinistra come D’Alema, e un teorico e leader della Nuova destra come Quagliarello.

Per fatti come questi, legati al futuro politico-istituzionale ma anche a quello sociale ed economico dell’Italia, sui risultati del 4 dicembre è grande l’interesse anche nell’Unione Europea e negli Stati Uniti.

Comments are closed.