LE DIECI PAROLE

By Michele Seccia
Pubblicato il 1 Gennaio 2019

Caro/a amico/a di san Gabriele, riprendiamo il nostro commento al Catechismo dei Giovani dopo l’esperienza del Sinodo e la paterna esortazione di papa Francesco a non avere paura dei sogni, perché sognare può significare risvegliare in noi gli ideali da perseguire con impegno. Soprattutto a non perdere ma il coraggio di impegnarsi e lottare per la realizzazione dei sogni quando ci si rende conto che hanno il potere di farci scoprire i progetti più desiderabili per il futuro e per dare senso alla vita.

Ti potrà sembrare strano, ma credo che una via molto importante da seguire ci viene offerta proprio dalla risposta data da Gesù al giovane che gli chiedeva: Maestro cosa devo fare di buono per avere la vita eterna? (Mt 19,16) La risposta di Gesù non si fa attendere ed è molto precisa: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. E aggiunge: Vieni e seguimi (Mt 19,16.21). (YC 348)

Come puoi notare da solo, caro amico/a, prima ancora di proporre delle regole concrete, Gesù ti invita a stabilire una relazione personale con lui. Questo è un dato fondamentale da non trascurare: infatti essere cristiani è una relazione viva, autentica con Cristo. Infatti un cristiano si lega profondamente e in maniera personale col proprio Signore e insieme a lui si pone sulla via che conduce alla vita eterna!

Non ti meravigliare, se Gesù ti presenta e ti rimanda alla legge antica consegnata a Mosé sul monte Sinai, quando il popolo aveva già iniziato il cammino nel deserto lungo un percorso faticoso che lo avrebbe condotto nella “Terra Promessa”, o nel territorio che sarebbe diventato definitivamente terra del popolo di Israele. Ti consiglio di prendere la Bibbia che hai in casa e vai a cercare i due brani dell’Antico Testamento: nel libro dell’Esodo (20,2-17) e del Deute-ronomio (5,6-21) per leggere direttamente il contesto e anche i versetti che ho indicato.

Il “decalogo” è quella legge consegnata da Dio a Mosé, diventata la legge fondamentale per tutto il popolo ebraico mentre camminava nel deserto verso la terra promessa. Come sai bene molti sono i brani che riportano le numerose leggi o disposizioni normative che dovevano regolare la vita del popolo dell’Antica Alleanza, ma questi comandamenti erano diventati così importanti per la religiosità di Israele da essere identificate come “le dieci parole”, secondo l’etimologia del termine “decalogo” (decalogos). Ebrei e cristiani si basano tutti su questo testo fondamentale per la vita religiosa e anche sociale che non ha perso nel corso dei secoli il valore normativo per gli uomini di tutti i tempi. San Giovanni Paolo II, proprio in occasione del suo viaggio in Terra-santa e al Monte Sinai, all’inizio dell’Anno giubilare del 2000, affermò: “I dieci comandamenti non sono un’imposizione arbitraria… essi salvano l’uomo dalla forza distruttiva dell’egoismo, dell’odio e della menzogna. Evidenziano tutte le false divinità che lo riducono in schiavitù: l’amore di sé sino all’esclusione di Dio, l’avidità di potere e di piacere che sovverte l’ordine della giustizia e degrada la nostra dignità umana e quella del nostro prossimo.”

Immagino che anche tu, caro amico/a mentre leggi stai passando in rassegna i dieci comandamenti per un esame di coscienza di verifica del tuo cammino di fede. Infatti, la particolarità dei “dieci comandamenti” consiste nel fatto che essi abbracciano tutta la vita umana; tutti noi siamo posti al tempo stesso in relazione con Dio (primi tre comandamenti) e con gli altri uomini (dal quarto al decimo comandamento), proprio perché siamo al tempo stesso esseri religiosi e sociali. Qualcuno pensa che si tratta di norme superate, antiquate… No! I dieci comandamenti non sono in alcun modo determinati dal contesto storico in cui furono redatti; in essi sono formulati con validità universale e immutabile i doveri dell’uomo nei confronti di Dio e del prossimo. Sono comandamenti della ragione allo stesso modo in cui sono parte della rivelazione di Dio. Tanto vincolante è il loro carattere che nessuno se ne può considerare dispensato dalla osservanza di quanto prescrivono (YC 351).

Termino invitandoti a concederti un po’ di tempo per rileggere da solo i testi biblici che ho indicato e ti ricordo che anche la semplice lettura della Bibbia, fatta con fede, è preghiera, cioè dialogo con il Signore che ti affida le “dieci parole” come guida sicura per la tua vita e per il tuo cammino di fede… in compagnia di san Gabriele dell’Addolorata.

Comments are closed.