L’ARCHITRAVE della CHIESA

… In un momento di grandi cambiamenti sociali, la chiesa è chiamata a offrire più fortemente i segni della vicinanza di Dio. Il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone

Con una simpatica iniziativa l’Enciclopedia Treccani ha chiesto a una cinquantina di personaggi, tra cui il papa, di indicare la parola che gli ha cambiato la vita. Mentre Samantha Cristoforetti sceglie fiducia, Francesco Totti famiglia e Rossella Brescia sorriso, papa Francesco sceglie e firma la parola misericordia e così ne motiva la scelta: “Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore”.

Un papa che ha fatto della misericordia uno dei punti fondamentali del suo programma pastorale, come testimoniato anche dal motto sul suo stemma episcopale, desunto da una omelia di san Beda il Venerabile sul vangelo di Matteo: “Miserando atque eligendo”, con misericordia e predilezione.

Per Raniero La Valle nel suo volume Chi sono io, Francesco? Bergoglio è un uomo chiamato a rivelare la misericordia di Dio e ad abbattere i confini tra chiesa e mondo, un uomo delle porte aperte e dei destini mutabili. Non a caso il papa stesso dice che la misericordia è come l’architrave dell’intera chiesa, e su di essa ha fondato il prossimo Giubileo (8 dic 2015-20 nov 2016).

Un Giubileo molto diverso da quello del 2000 perché è cambiato il contesto. Francesco lo spiega così: “In un momento di grandi cambiamenti sociali, la chiesa è chiamata a offrire più fortemente i segni della vicinanza di Dio. Il mio pensiero va ai carcerati che sperimentano la limitazione della loro libertà. Il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre, che vuole star vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza e, ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa quel gesto significare per loro il passaggio della porta santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà”.

Il papa ha un nuovo linguaggio, invita a un diverso uso del denaro, è attento alla povertà, ai problemi delle persone e ha un sostegno straordinario dai fedeli in tutto il mondo. A pag. 24 il puntuale intervento del nostro Gianni Di Santo. Questo atteggiamento innovativo è difficile da digerire e fa paura a chi nella chiesa teme di perdere il potere. Ma Bergoglio non demorde, alla faccia di scandali e attacchi incrociati. Al convegno ecclesiale di Firenze lo scorso 10 novembre auspicava una chiesa libera da ogni surrogato di potere, di immagine, di denaro, ma più vicina alla gente. Citava Guareschi e la sua creazione originale, don Camillo, il prete della bassa reggiana che dialogava con tutti, persino con il sindaco comunista Peppone, con il quale alla fine riusciva sempre a trovare un accomodamento per via del bene comune da garantire.

All’occorrenza tuttavia Francesco non ha paura di usare la frusta. Memorabile il discorso tenuto a New York nella cattedrale di St Patrick, quando disse rivolto ai senzatetto “voi siete Cristo”, ma poi puntò il dito verso tutti gli altri e tuonò: “Se non vi fermate ad ascoltare i poveri, a vedere cosa fare per loro, non dovete neanche venire in chiesa, perché venite a perdere tempo”.

Ma ormai siamo vicino a Natale e alla fine di questo travagliato 2015, dobbiamo essere tutti un po’ più buoni. E il buon Dio ci usi misericordia.