di Andrea Bajani,
ed. Feltrinelli, pp. 127, euro 16
Un pregio de L’anniversario – romanzo vincitore del Premio Strega 2025 – è quello di non preoccuparsi mai di confortare il lettore. Nel resoconto gelido e chirurgico di una decomposizione familiare (suggellata con la fuga del figlio-narratore, svelata già nell’incipit) non c’è spazio per i ripensamenti: l’unico tempo del racconto è il passato, staccato dal presente da quel confine insondabile che è l’invenzione letteraria. L’io narrante (unica voce del libro, quindi unico punto d’osservazione) torna a dialogare con i ricordi dei genitori: dalla storia turbolenta del padre alla non-storia della madre, diretta conseguenza della prima. In estrema sintesi,
L’anniversario è un libro che parla di violenza. Non quella deflagrante e istantanea dell’esplosione; piuttosto quella dell’erosione sulla roccia, dell’acqua che picchietta per decenni sulla pietra, fino a mutarla per sempre. Allo stesso modo, nel continuo alternarsi di urla, silenzi imposti, divieti e crudeltà quotidiane si è rotto un po’ alla volta il patto domestico, aprendo una frattura che presto si dimostra irreparabile. Potente sin dalle prime righe, l’immagine del romanzo si potrebbe dire questa: quella di un’erosione famigliare, come ce ne sono tante (e per questo spaventosa); di quelle che più che dare forma al mondo, semmai, la tolgono.
