LA VITA CONSACRATA NELLA CHIESA

CARI AMICI in questo mese di maggio, dedicato a Maria, madre di Gesù e madre nostra, vi invito a riflettere sulla “vita consacrata”, espressione con cui si fa riferimento a quelle persone che comunemente chiamiamo religiosi e religiose. Non costituiscono uno stato intermedio tra la condizione clericale e laicale, fanno parte della chiesa in quanto battezzati e sono chiamati da Dio a fruire di un dono per la stessa chiesa: una speciale consacrazione! Sono uomini e donne la cui esistenza è segnata dalla volontaria accettazione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Siamo nell’anno della vita consacrata voluto da papa Francesco per ribadire l’attenzione della stessa chiesa e dell’umanità sulla presenza di tanti monaci e monache, eremiti, religiosi e religiose, persone che vivono in comunità o singolarmente; in clausura o nell’attività apostolica.

“È la vostra vita che deve parlare, ricorda il papa, una vita dalla quale traspare la gioia e la bellezza di vivere il vangelo e di seguire Cristo”. È lui il modello di ogni consacrazione, per la sua totale disponibilità alla volontà di Dio e all’azione dello Spirito Santo, venuto a rivelarci l’amore del Padre per l’umanità. Durante la sua vita terrena, Gesù indica ai suoi discepoli ed anche a quanti gli si fanno avanti per seguirlo, che egli è la via, la verità e la vita (Gv 14,6). Con questa premessa  conosciamo ancora meglio la chiesa, la vita consacrata, il senso della vocazione, pensando al nostro caro san Gabriele.

Con il Catechismo dei giovani ci chiediamo: Perché Gesù vuole che esistano persone che vivono perpetuamente una vita di povertà, castità e obbedienza? (YouCat 145). La risposta è tanto semplice, quanto significativa: Dio è amore. Egli desidera il nostro amore. Chiamati alla vita per amore, l’amore vero dà pienezza di senso e valore all’esistenza. Amore di Dio e amore del prossimo sono le due facce dell’unica medaglia della vita. Cari amici, le modalità di vivere ed esprimere l’amore sono infinite! Ma la sorgente è Dio, Trinità d’amore. Il Figlio, Gesù, ha manifestato pienamente l’amore del Padre (Gv 3,16) e ha testimoniato l’amore al Padre (Mc 14,36) e all’umanità (Gv 4,34; 6,40). Se quanto appena ricordato dal vangelo è valido per tutti, è più facile comprendere perché fin dai primi secoli della chiesa e lungo tutta la sua storia, vi furono uomini e donne che vissero una forma di donazione per amore a Dio, con l’unico desiderio di imitare Gesù Cristo: casto e povero (Mt 8,20; Lc 9,58), obbediente fino alla morte di croce (Fil 2,8). Accanto al Figlio la madre: se Maria fu prescelta per grazia, la sua esistenza di vergine-madre, serva umile e obbediente alla volontà di Dio manifestò il valore dei consigli evangelici. Un amore radicale, dono dello Spirito, ma frutto di scelte precise e maturate con la preghiera, la formazione, la disciplina; un amore testimoniato con la gioia; confermato dalla chiesa con la preghiera di consacrazione.

Come Gesù, molti hanno deciso di scegliere nella propria esistenza, sia pure con tutti i limiti umani, il primato di Dio e del vangelo per mezzo della pratica dei consigli evangelici: nella povertà e nell’umiltà di abbandono nelle mani del Padre, nell’obbedienza totale alla volontà del Padre, nell’amore assoluto e unico di Dio Padre. Molti di essi, sotto l’impulso dello Spirito Santo, hanno accolto e condiviso un particolare carisma (dono dello Spirito Santo) in una vita solitaria o fondando comunità o istituti religiosi che la chiesa con la sua autorità ha approvato nel tempo. Così, nel corso dei secoli, la chiesa ha continuato a esercitare il suo ministero per l’edificazione del corpo di Cristo (cfr Ef 4,12), non solo con l’insieme delle opere ma soprattutto attraverso la varietà dei carismi: una chiesa che, come una sposa adornata per il suo sposo (Ap 21,2), manifesta la multiforme sapienza di Dio. Pensiamo a tanti fondatori e fondatrici, ognuno dei quali, partendo da un’esperienza spirituale personale è arrivato a comprendere cosa Cristo ispirava loro per la sua chiesa e per il bene dell’umanità. A questo punto vi invito, cari amici, a pensare al nostro caro san Gabriele, alle sue esperienze familiari e spirituali, sino alla decisione suscitata dall’intenso sguardo della santa icona della Madonna durante la processione in Spoleto.

Ancora oggi lo Spirito infonde nei cuori animati dall’amore, antiche e nuove forme di consacrazione, che riprendono esperienze dei primi secoli (per esempio Ordo virginum, eremiti, contemplativi) o rispondono a particolari bisogni del mondo contemporaneo (per esempio Comunità per nuova evangelizzazione): sono i consacrati/e che, animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori (Rm 5,5) sempre più vivono per imitare Cristo e per il suo corpo che è la chiesa (Col 1,24).

CARI AMICI, la vocazione alla vita consacrata è ancora viva, oggi, a testimonianza dell’amore di Dio che attrae e dell’amore di Cristo che suscita vivo desiderio di essere uomini e donne del di più, come ama dire papa Francesco, non per indicare una superiorità, quanto per evidenziare la forza irresistibile dell’amore ricevuto da Cristo che attende una risposta. Forse anche la tua.

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