Esistono due luoghi che si contendono l’ultimo periodo della vita terrena di Maria di Nazareth: Efeso (di cui abbiamo già parlato) e Gerusalemme. Tra quanti attestano che Maria abbia concluso qui i suoi giorni, c’è anche il cardinale Gianfranco Ravasi, celebre biblista
Il 1 novembre 1950 Pio XII, con la Costituzione Apostolica Munifi-centissimus Deus definisce il dogma dell’Assunzione, con queste parole: “Pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.
Il libro della Sapienza afferma: “Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità…, Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo”. La Madonna, concepita senza peccato originale, non poteva aver subìto la morte che è effetto del peccato. Difatti, la Chiesa mai parla di morte della Madonna, ma di “dormizione”. Tuttavia una domanda viene da sé: dove Maria ha concluso i suoi giorni? Gli Atti degli Apostoli segnalano l’ultima sua presenza dopo l’Ascensione di Gesù al cielo: gli apostoli ritornarono nel Cenacolo, dove “erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù” (At 1,14).
Esistono due luoghi che si contendono l’ultimo periodo della vita terrena di Maria di Nazareth: Efeso e Gerusalemme. Per quanto riguarda Efeso, ho già pubblicato un servizio tempo fa. La presenza e la morte di Maria in quella località è sostenuta sia dalla tradizione che dalle stupefacenti rivelazioni della mistica tedesca Caterina Emmerich.
Ma c’è un’altra tradizione che attesta che Maria abbia concluso i suoi giorni a Gerusalemme. Questa tesi è sostenuta anche dal celebre biblista il cardinale Gianfranco Ravasi. Egli, dopo un’argomentazione ben articolata sulla redazione del IV vangelo e sul passo evangelico della Passione dove si dice: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù, allora, vedendo la madre e lì accanto il discepolo che amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”, dichiara convintamente: “Possiamo ritenere che Maria non fu mai a Efeso, e che concluse la sua vita a Gerusalemme”
In realtà, presso il Getsemani, esiste un’antica basilica dedicata all’Assunzione. Nella cripta sotterranea, fin dal II secolo si venera la “Tomba vuota della Vergine”. Diversi libri apocrifi che costituiscono il ciclo degli scritti sulla Dormizione della Madonna descrivono il transito al Cielo della Madonna. In un documento attribuito a Giovanni il teologo, si legge: “Gli apostoli trasportarono la lettiga e deposero il suo corpo santo e prezioso (il corpo cioè della Vergine, ndr) in una tomba nuova del Getsemani”. Un altro testo in siriaco, offre anche indicazioni topografiche: “Stamattina prendete la Signora Maria e andate fuori di Gerusalemme nella via che conduce al capo valle oltre il Monte degli Ulivi, ecco, vi sono tre grotte: una larga esterna, poi un’altra dentro e una piccola camera interna con un banco alzato di argilla nella parte di est. Andate e mettete la Benedetta su quel banco e mettetela lì e servitela finché io non ve lo dica”. In realtà, un’antica tradizione gerosolimitana vuole che la Madre di Gesù sia stata sepolta al Getsemani e che dopo tre giorni gli apostoli abbiano trovato il sepolcro vuoto.
Le chiese che nel corso dei secoli furono edificate sul luogo della tomba di Maria, furono puntualmente distrutte dal susseguirsi di vicende belliche. Resta memorabile l’assedio musulmano dell’ottobre 1187 a opera di Saladino. Questi risparmiò solo la cripta in onore della “Beatissima Madre del profeta Gesù”. Grazie a quel benevolo gesto, oggi si conserva solo quella cripta, a cui si accede attraverso una lunga scalinata.
La cripta comunque presenta il suo lato debole. Tra il piano esterno e la chiesa sotterranea c’è un forte dislivello. Questo non di rado consente alle acque piovane di giungere fino alla cripta. Devastante fu l’alluvione del 7 febbraio 1972. La cripta venne completamente sommersa da acqua e fango. Ma fu, strano a dirsi, un disastro provvidenziale, perché costrinse i custodi del santuario, greci e armeni ortodossi, a ripulire ed eliminare le sovrastrutture che nascondevano la tomba di Maria.
Grazie allo spirito ecumenico vissuto a Gerusalemme con piccoli gesti, si fece strada una preziosa collaborazione tra ortodossi e cattolici. Il padre greco Macarios e il sacrestano armeno Hagop invitarono padre Bellarmino Bagatti, il famoso archeologo francescano, a visitare e a studiare la tomba e il complesso sepolcrale e architettonico che la circondano.
Bagatti, seguendo la sua collaudata metodologia, non si limitò ad esaminare il monumento, ma volle rileggere tutta la letteratura relativa alla morte e alla sepoltura della Madonna. Con sua grande soddisfazione scoprì che il raffronto tra i reperti archeologici e le fonti letterarie coincidevano perfettamente. La tomba è situata in una zona cimiteriale in uso nel I secolo. Essa – secondo l’illustre archeologo – corrisponde sia al tipo di tombe usate in Palestina in quell’epoca, sia ai dati topografici indicati nelle differenti redazioni della Dormizione della Vergine. Special-mente per ciò che riguarda la camera sepolcrale nuova e la sua posizione rispetto alle altre.
La roccia su cui fu deposta a suo tempo il corpo verginale della Madre di Gesù è protetta da un’urna di cristallo. È tutta bucherellata perché lungo i secoli i pellegrini con arnesi vari staccavano pezzetti per portarli a casa come reliquie.
La cripta ha un vistoso foro al soffitto. Serve come sfiatatoio del fumo delle candele, ma ha anche valore simbolico. Significa l’apertura al cielo verso cui fu assunta la Madonna.