C’è un grande interrogativo che incombe, come una nuvola nera, all’orizzonte delle nostre fragili democrazie. E cioè se la tecnologia, e in generale il progresso scientifico, non stiano diventando incompatibili con le forme di governo occidentali ed europee in particolare. Non finiscano per rendere le istituzioni, cui siamo abituati a convivere, e principi come la divisione dei poteri un ostacolo insormontabile alle scelte che un Paese dovrà compiere in futuro.
Alcune materie sembrano essere più difficilmente affrontabili seguendo le procedure tipiche di una democrazia rappresentativa, osservando criteri di controllo di legalità e trasparenza e per una banale ragione di tempi. Il riarmo, per esempio,
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