Un mese senza entrare in classe e senza stipendio. È questa la sanzione inflitta dall’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria a un professore, colpevole di aver tolto i crocifissi dalle aule dell’Istituto per geometri Sangallo di Terni, in cui insegna. Solleva-to dal servizio anche nel 2009, quando nel nome della libertà di insegnamento religiosa e della laicità dello stato, aveva compiuto il gesto di togliere il crocifisso dalla parete dietro la cattedra in un altro istituto superiore, il docente resterà a casa fino al 7 maggio.
Una sentenza che torna sicuramente a far discutere in Italia sull’opportunità o meno di togliere il crocifisso, così come accadde all’indomani della sentenza del Tribunale de L’Aquila, che aderendo alla richiesta di Adel Smith presidente dell’Unione musulmani d’Italia, aveva autorizzato la rimozione del crocifisso dalle aule della scuola di Ofena. Per Adel Smith il crocifisso andava tolto da ogni scuola perché quel “cadavere in miniatura” turbava l’animo sensibile dei bambini.
La maggior parte degli italiani sono contrari alla rimozione del crocifisso dalle scuole. Molti ricordano con nostalgia quando alle elementari pubbliche la maestra prima di iniziare la lezione faceva dire una preghiera. Si vedeva il crocifisso sulla parete, e a nessuno veniva in mente che quell’immagine potesse provocare traumi o far del male a qualcuno.
Se oggi a qualcuno dà fastidio vedere in una scuola o in un luogo pubblico l’immagine del crocifisso, perché simbolo della religione cristiana, e ne reclama con arroganza la rimozione, allora dovremmo abbattere anche le chiese. E se dalle città italiane si togliessero tutti i monumenti artistici che direttamente o indirettamente fanno riferimento al cristianesimo, rimarrebbe solo l’asfalto delle strade.
Quelli che con pretesti vari propongono di togliere i simboli religiosi cari al popolo italiano, è come se volessero togliere agli italiani la loro identità culturale, storica e religiosa. Il crocifisso non è un oggetto qualunque appeso alla parete come un attaccapanni, ma è un’immagine che vuole rendere visibile una delle principali verità della religione cristiana. Non è insignificante il segno della croce che il cristiano fa al mattino. In quel gesto si esprime la fede che dà significato e sostegno al modo di vivere del cristiano. Tra la vita che si conduce e il riferimento al crocifisso c’è un legame molto forte. Un le-game che diventerà tentazione irresistibile per il giovane Gabriele.
Il giorno della professione dei voti, il giovane passionista riceve in consegna un crocifisso, che diventerà il suo programma di vita. Quel crocifisso prende posto al centro della scrivania e lo guarda sempre quando studia in camera, si sfila per seguirlo quando esce ad annunciarlo, chiama incessantemente alla verifica della vita che deve essere conformata a lui. Gabriele ci vive insieme. Accetta la sfida di diventare anche lui un piccolo Crocifisso. Se lo tiene davanti agli occhi e lo bacia spesso. Di quel crocifisso si fa una versione in carta da maneggiare meglio per portarsela dietro e posarci lo sguardo durante le preghiere, le messe e la meditazione. catiadiluigi@inwind.it