LA SUPERSTIZIONE È ANCORA DI CASA

indagine dell’osservatorio sociale
By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 2 Dicembre 2015

La superstizione è ancora di casa nelle Marche visto che il 45% dei residenti, rispondendo all’indagine dell’osservatorio sociale sugli orientamenti dei marchigiani condotta dall’istituto pesarese di studi socio-economici Sigma Consulting, si sono dichiarati  convinti “cultori” di credenze popolari giunte da lontano e scaramantici quanto basta. E quasi tutti gli interpellati, tanto per cominciare, si sono augurati di trovare, l’estate scorsa, un bel quadrifoglio portafortuna durante le loro escursioni tra i prati. E mentre i “miti” si rinnovano tra corni rossi e ferri di cavallo anti-jella, uno di questi ha finito di  influire negativamente sulla maggior parte degli intervistati e cioè che venerdì 17 non fa più paura in quanto è stato sperimentato che “non è vero che porta sfortuna”. È il caso di dire “vivere per credere” perché sulle credenze tramandate non c’è nulla di provato ma si continua a perseverare. Celebre la frase di Eduardo De Filippo: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”. In questa interpretazione tutta napoletana che porta a dare un colpo al cerchio e uno alla botte (non si sa mai…) deriva un compromesso tra realtà e finzione nel quale superstiziosi e no sembrano trovarsi a loro agio. Se l’esperienza scientifica ha sempre dichiarato irrazionali e inutili tali pratiche, queste hanno continuato a sopravvivere perché confinate negli strati meno colti della popolazione o in zone culturalmente ed economicamente ritardate. Le superstizioni, comunque, non sono sempre di origine popolare, spesso rappresentano, come è stato scritto da studiosi, resti più o meno organici di dottrine che in un trascorso più o meno remoto rappresentarono la scienza ufficiale: è il caso, ad esempio, delle credenze astrologiche e di molte pratiche della medicina popolare.

Andando a verificare la percezione dei marchigiani su alcune delle superstizioni più diffuse, è risultato che “rompere uno specchio” è l’incubo del 37% degli intervistati, piazzandosi al primo posto tra le credenze popolari più temute. Il 34%  di costoro, poi, crede altresì nel potere delle maledizioni e del malocchio, mentre il 31% ritiene che cose o persone possano portare sfortuna. L’antidoto per evitare guai e sfortune sta, per il 54% degli interpellati, nel fare gesti scaramantici, mentre il 25% di essi fa suo il detto “né di venere né di marte ci si sposa né si parte”. E ancora: il 28% evita di passare sotto le scale e il 13% si rifiuta di sedersi a tavola in tredici, mentre, e questo va a favore degli animalisti, soltanto l’11% ha dichiarato di arrestarsi in macchina dopo il passaggio di un gatto nero. “I dati – è il commento di Alberto Paterniani, direttore ricerche della Sigma Consulting – dimostrano che la metà dei marchigiani si guarda bene dal girare le spalle alla dea bendata”. Il ricorso alla scaramanzia si manifesta in tutti i settori dell’attività umana, ma assumono particolare importanza nei momenti di pericolo per l’individuo come la prospettiva di guerra o di fronte a una malattia e alla morte o semplicemente nel corso di una partita di qualsiasi gioco d’azzardo.

In questo contesto anche l’astrologia recita un ruolo rilevante essendo risultato che il 52% dei marchigiani consulta l’oroscopo, ma solo il 2% crede al suo responso in quanto il restante 50% dice di leggerlo solo per curiosità. Con l’astrologia si è consolidato l’interesse per l’occulto legato a chiromanzia, tarocchi, comunicazione mediatica, demonologia e così via, tanto che gli studiosi – come il Gilkey – sostengono che “l’occulto conosce oggi una diffusione maggiore che in qualsiasi altra epoca dall’inizio dell’Illuminismo”.

 

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