Dopo “cuore di nonna”, Alessandro Florenzi, l’estroverso e ruspantino calciatore della Roma, ne ha combinata (sono parole sue) un’altra: questa volta non è corso verso la tribuna per abbracciare nonna Aurora, ma ha segnato un goal atipico, nientemeno che al Barcellona, nientemeno che in Champions League, nientemeno che dalla linea di centro campo, una cinquantina di metri o giù di lì. Un po’ di casualità, se vogliamo, e l’evidente distrazione del portiere avversario, chiaramente fuori posizione, non tolgono merito all’impresa, che resterà senza dubbio negli annali e nelle videoteche del calcio, al pari forse di altre segnature rimaste impresse ancorché per motivi affatto diversi, dalla “manina” di Piola agli inglesi, al dribbling con rete incorporata di Maradona ai Mondiali 1986, dall’urlo di Tardelli dopo il goal segnato alla Germania all’arrampicata di Pelè ai danni di Burgnich nella finale 1970 dell’Azteca.
la STORIA di FLORENZI
