LA SPERANZA CHE È IN NOI

By carlo napoli
Pubblicato il 28 Febbraio 2023

È vero. Abbiamo venduto tutto, la Tim passerà probabilmente a un fondo americano, gli alberghi sono cinesi, la moda e i formaggi sono francesi, il parmigiano che noi mangiano appartiene alla Tour Eiffel. E per finire anche la vecchia Fiat ha cambiato bandiera e Parigi impera. Non ci resta più niente. È vero tutto, eppure nel profondo di me qualcosa resta e sopravvive. È qualcosa che ci viene dalla storia, e i secoli non si possono cancellare come se fossero un peso indigesto. E forse proprio dalla storia viene la nostra speranza.

Facevo questi pensieri visitando la mostra delle opere d’arte trafugate dai nazisti e recuperate.

Bisogna tornare a quei tempi, il Gran Consiglio del Fascismo ha messo sotto accusa Mussolini, il Re lo ha fatto arrestare, Roma è stata bombardata, gli americani sono sbarcati in Sicilia, c’è stato il rastrellamento nel ghetto di Roma e gli ebrei avviati alle camere a gas di Auschwitz. In questa estrema confusione dove la burocrazia si squaglia e l’esercito si dà alla macchia, si potrebbe pensare che resti solo il grido “si salvi chi può”.

Ed è qui che interviene la storia. Il Paese che ha il bagaglio più pesante di opere d’arte, dipinti, sculture, incunaboli, antichi manoscritti, disegni di grandi maestri, ecco tutto questo potrebbe andare perduto, un po’ sotto i bombardamenti, un po’ trafugato dai tedeschi, un po’preda di gerarchi nazisti come Goering che fa razzie nei musei italiani.

E allora, in questo tramonto dell’Italia dove tutti potrebbero fuggire e pensare alla loro salvezza, in questo tracollo di ogni valore ecco che qualcosa che affonda negli anfratti della coscienza, riemerge. Tutti i direttori dei nostri musei, da Torino a Napoli, delle nostre più famose gallerie cominciano a mettere in salvo il salvabile. Sembra un’impresa assurda, rischiosa. Non si tratta di un piccolo trasloco ma di nascondere migliaia di capolavori. Non è facile nemmeno imballarli, non si trovano i camion adatti, non si trovano i luoghi dove seppellire Raffaello e Tiziano. Portare tutto in un sotterraneo? In un castello sperduto sugli Appennini? In un tunnel dimenticato che gli aerei non vedranno mai?

Una quindicina di funzionari, responsabili dei più importanti musei, lavorano giorno e notte per mettere in sicurezza le opere d’arte nel disfacimento dello Stato. Non vi sono ordini, non vi sono soldi, mancano gli imballaggi, mancano i camion. Nessuno dà direttive. E allora in molti fanno ricorso ai propri risparmi, pagano di tasca propria, viaggiano su vecchie Topolino sotto le bombe per cercare un rifugio a un Botticelli o a un Canova, prendono iniziative che in un tempo normale sarebbero vietate, si espongono a sequestri e ad arresti. Non si tratta di dieci o cento opere d’arte ma di svuotare intere gallerie e musei come la galleria Borghese, come gli Uffizi, come il museo egizio di Torino. Un lavoro gigantesco che non solo salva le opere d’arte ma che riesce anche a sottrarle ai tedeschi che le hanno già imballate per trasferirle in Germania. Bisognerebbe scrivere a lettere d’oro i nomi di questi direttori di musei, come Pasquale Lavagnino, come Noemi Gabrielli, come Fernanda Wittgens, come Aldo de Rinaldis che con la loro intelligenza e sprezzo del pericolo hanno salvato il nostro patrimonio nazionale.

Il nostro Paese, proprio nel suo disfacimento politico, ha saputo trovare alcuni uomini che rischiando anche la vita hanno salvato secoli di arte. E allora penso (qualcuno dirà che sono un inguaribile ottimista) che un Paese che nei momenti cruciali sa trovare dentro di sé la forza per non soccombere, allora credo che nascoste, sommerse, forse dimenticate ci sono ancora patrimoni di onestà, di responsabilità, di fede che non tramontano. Penso che non sia stato un momento magico, ma qualcosa che giaceva silenzioso nella coscienza di ognuno.

Dobbiamo andare oltre le apparenze, penso che tanti ragazzi che oggi sembrano in balia delle mode e della ribellione conservino al loro interno una forza morale che forse non appare. Ma esiste, messa solo da parte per i momenti bui della vita.

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