LA SFIDA PIÙ GRANDE

la Scuola di formazione per animatori familiari
By Marta Rossi
Pubblicato il 3 Ottobre 2016

Al centro dell’appuntamento organizzato dall’associazione Cerchi d’Onda onlus i cinque verbi dell’Evangelii Gaudium – uscire, abitare, annunciare, educare e trasfigurare – ovvero le cinque vie attraverso le quali il papa ha chiesto alla chiesa di tradurre quelle azioni in vita vissuta

Una settimana dedicata alla famiglia, per comunicare meglio in un cammino di formazione e discernimento. A Capaccio, vicino Salerno, per il dodicesimo anno consecutivo si è svolta la Scuola di formazione per animatori familiari (Sfaf) organizzata dall’associazione Cerchi d’Onda onlus di Roma. Sono state circa 220 le persone che hanno partecipato al campo di formazione, accompagnate da venti relatori e una equipe educativa per i bambini dai due anni fino agli universitari, con quattro laboratori e cinque workshop tenuti da docenti, consulenti familiari e psicoterapeuti. Al centro della scuola, i cinque verbi dell’Evangelii Gaudium – uscire, abitare, annunciare, educare e trasfigurare – ovvero le cinque vie attraverso le quali il papa ha chiesto alla chiesa di tradurre quelle azioni in vita vissuta, letti in chiave di pastorale familiare.

“La scuola è nata ed è cresciuta per dare una risposta al bisogno di tante famiglie con un percorso di discernimento e di formazione: una coppia può arrivare ad altre coppie, può essere di aiuto nei momenti di difficoltà. La Sfaf offre uno strumento a chi si dedica alle altre famiglie, creando una rete di sostegno vicendevole”, dice don Mario Oscar Llanos, presidente dell’associazione Cerchi d’Onda e decano della facoltà di Scienze dell’Educazione all’Ups.

La scuola di formazione è stata patrocinata dalla diocesi di Vallo della Lucania, dalla Regione Campania, dalla Provincia di Salerno, dall’università Pontificia salesiana, dal Forum delle associazioni familiari e dell’Associazione dei salesiani cooperatori.

I quattro laboratori ruotavano attorno alla comunicazione nella coppia: Educarsi a comunicare nella coppia, tenuto da Raffaele Matromarino, psicoterapeuta e docente all’istituto di Psicologia, scuola di formazione in Psicologia all’università Pontificia salesiana, Come costruire e mantenere relazioni efficaci con Mara Scoliere, psicoterapeuta e docente all’istituto di Psicologia, scuola di formazione in Psicologia all’università Pontificia salesiana, Mamma e papà intelligenti emotivi, con Claudia Magliocchetti psicologa e psicoterapeuta e Maurizio Maltese, psicologo del consultorio giovani della Asl Rmh. Inoltre, durante la settimana, altri specialisti e animatori familiari diocesani hanno portato la loro testimonianza.

I ragazzi più grandi, della fascia scolastica superiori-università, sono stati seguiti da Giancarlo Cursi, docente all’università Pontificia salesiana e formatore, e Cristina Maria Rossi, insegnante delle scuole elementari, coppia nella vita e nell’azione quotidiana di pastorale rivolta ai giovani e alle famiglie. Con i ragazzi, hanno fatto un’esperienza di servizio nella cooperativa Stalker a Eboli, una cooperativa sociale di tipo B (produzione/lavoro), con oltre il 50% di soci svantaggiati, che si occupa di fornire sostegno alle persone che soffrono di disagi e disturbi mentali. “Siamo convinti che le esperienze di servizio siano molto formative sia sul piano personale che su quello relazionale – ha detto Cristina – quindi abbiamo sperimentato che facendo dei campi di servizio con dei giovani, e magari anche con dei giovani fidanzati o in percorso di progetto di vita, aiuti molto a conoscersi interiormente. Decidere di mettersi a servizio del prossimo permette di aprire una finestra su un mondo per i ragazzi perché molte volte le famiglie tendono a proteggere, ovattare, coccolarli, a dargli il meglio e dall’altra non gli facciamo rendere conto di tante difficoltà e sofferenza e meccanismi che anche noi determiniamo con certi stili di vita per cui si creano tante sacche di povertà o nascondiamo tante fragilità che nel mondo esistono. Se invece tutti noi ci aprissimo di più a questa accoglienza e sostegno per queste persone più fragili, i giovani potrebbero crescere rendendosi conto dei propri limiti e del proprio percorso da intraprendere per diventare più forti e capaci nella quotidianità e nelle avversità della vita”, ha concluso Cristina.

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