IL PRIMO APPUNTAMENTO DEGLI OTTO CARDINALI SCELTI DA FRANCESCO PER RIFORMARE LA CURIA È PREVISTO PER OTTOBRE, MA GIÀ SI CAPISCE L’ARIA CHE TIRA. E TIRA UN VENTO DI GRANDE PULIZIA GENERALE. OLTRE CHE DI SNELLIMENTO DI UN APPARATO ORGANIZZATIVO CHE NULLA HA A CHE VEDERE, SECONDO IL PENSIERO DEL PONTEFICE, CON L’ANNUNCIO MISSIONARIO DI UN VANGELO CHE AFFASCINA E SORRIDE
Papa Francesco non smette di stupire il popolo dei fedeli e di incuriosire agnostici e atei. Forse, nel segreto delle sagrestie e degli uffici curiali, fa anche indispettire qualche confratello pastore che vede minato, attraverso le novità pastorali di questo papa, il proprio “status” ecclesiastico dopo due millenni di sostanziale dominio teologico e pastorale nei confronti dei laici. Un vulcano in ebollizione. Così si presenta oggi il Vaticano e dintorni, nonostante papa Francesco continui ad assumere un atteggiamento docile, semplice, in dialogo con tutti. Una presenza, quella di Francesco, continua, perseverante. Le sue omelie quotidiane dalla residenza di Santa Marta sono ormai una sorta di compendio di più encicliche e i fedeli impazziscono di simpatia per lui. Ma anche un’assenza importante. Galeotta fu la sedia vuota durante l’esecuzione della Sinfonia n.9 in re minore di Ludwig van Beethoven dovuta a “un’incombenza urgente e improrogabile”. C’è da capire l’imbarazzo dell’arcivescovo Rino Fisichella, titolare del pontificio consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione “donec aliter provideatur”, quando è andato al microfono dell’aula Paolo VI in Vaticano e ha annunciato l’assenza del pontefice agli sbigottiti ospiti venuti a godersi il grande concerto di musica classica per l’anno della fede.
Una sedia vuota. E un vangelo della buona notizia che non ha paura di farsi vedere e accogliere. Qualche giorno prima della sedia vuota, Francesco, a un attonito pubblico formato dalle parrocchie romane, aveva “gentilmente” detto che la chiesa deve essere madre, e non babysitter. Testuale così. Qualcuno ha declinato la frase come la solita “battuta”, un po’ sempliciotta, ma basta un minimo di esperienza di “cose” di chiesa per capire quanto dietro quella battuta ci sia una rivoluzione teologica che non ha eguali. La chiesa è madre, quindi il suo compito primario è educare i propri figli, accompagnarli nelle cose della vita, e non passare il suo tempo a fare “babysitteraggio”, cioè a organizzare un luogo sacro dove i fedeli (ma anche chi non crede) possano tranquillamente parcheggiare i propri figli. Perché, è opinione comune, è meglio che siano in parrocchia che non in strada.
Insomma, papa Francesco il rivoluzionario. Solo che la rivoluzione gentile di Francesco torna ai primi anni della comunità cristiana, quando concetti e pratica di collegialità, sinodalità e corresponsabilità erano ben radicati nelle prime comunità cristiane.
Oltre ai risvolti missionari e pastorali, c’è da rimettere in ordine la curia romana. Il primo appuntamento degli otto cardinali scelti da Francesco per riformare la curia è previsto per ottobre, ma già si capisce l’aria che tira. E tira un vento di grande pulizia generale. Oltre che di snellimento di un apparato organizzativo che nulla ha a che vedere, secondo il pensiero di Francesco, con l’annuncio missionario di un vangelo che affascina e sorride. Nel frattempo, il papa ha istituito una commissione di indagine sullo Ior. Avrà il compito di verificare, analizzare e certamente cambiare le mille sfaccettature della banca vaticana che ormai non regge più all’impatto dell’opinione pubblica. Troppi scandali girano intorno allo Ior, i vertici si sono dimessi, forse proprio grazie all’azione rinnovatrice di Francesco. È ora di cambiare. Possibile che lo Ior diventi presto una banca etica con ben altri fini e modalità organizzative. “Il papa si pone l’obiettivo di riformare la banca vaticana per renderla più attinente alle esigenze della chiesa. Qualsiasi decisione sulla sua natura verrà presa dopo il lavoro che svolgerà questa commissione”, così ha spiegato padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano. Fanno parte della commissione i cardinali Raffaele Farina, già bibliotecario della santa sede e Jean Lous Tauran, l’assessore alla segreteria di stato, monsignor Brian Wells, il giurista monsignor Juan Ignatio Arrieta e la professoressa Mary Ann Glendon, l’americana che presiede l’accademia delle Scienze sociali.
Riforma della curia, certo. Francesco però non perde occasione per essere al fianco di chi soffre. È questo il senso della sua visita a Lampedusa. Lo scorso 8 luglio, infatti, si è recato in visita all’isola presa d’assalto ogni anno da migliaia di sbarchi clandestini. Papa Francesco, profondamente toccato dal recente naufragio di un’imbarcazione che trasportava migranti provenienti dall’Africa, ultimo di una serie di analoghe tragedie, ha pregato per coloro che hanno perso la vita in mare, visitato i superstiti e i profughi presenti, incoraggiato gli abitanti dell’isola e fatto appello alla responsabilità di tutti affinché ci si prenda cura di questi fratelli e sorelle in estremo bisogno. Una visita discreta, ma dal forte significato simbolico. La chiesa accoglie ogni uomo. In questo senso di grande significato è una recente sua frase estrapolata da una sua omelia: “Nessuno ci può rubare questa carta di identità. Mi chiamo così: figlio di Dio! Stato civile: libero!”. L’abc della cittadinanza, secondo Francesco.
La prima enciclica scritta a quattro mani con l’emerito Benedetto XVI, ma firmata ovviamente dal papa in persona, è stata pubblicata. Lumen fidei, anche questa una novità. Che fa un po’ traballare le mura antiche di San Pietro ma che, in fondo, le fortifica con la sola forza dell’amore per il vangelo e per una chiesa che sorride.
Il 15 d’agosto, come consuetudine, il papa ha presieduto la solenne liturgia dell’assunzione di Maria a Castel Gandolfo. Piccola correzione allo status quo: Francesco si è recato nel paesino laziale dove ha sede la villa pontificia, e ha celebrato la santa messa nella parrocchia dello stesso paese, per poi pronunciare l’Angelus dalla finestra dell’appartamento (estivo) pontificio.
È proprio vero. Francesco non finisce mai di stupirci.