LA RIPRESA CI TROVERÀ PIÙ POVERI
Per i marchigiani l’agognata ripresa economica si protrarrà ancora di un anno, forse due. Secondo le previsioni di Unioncamere e Prometeia solo tra il 2014 e il 2015, infatti, si registrerà una timida ripresa quando il Pil (Prodotto interno lordo) dovrebbe attestarsi, in entrambi gli anni, attorno a un +0,9% con l’occupazione che dovrebbe risalire lentamente dello 0,2% mentre la spesa per i consumi aumenterà del 2,3%. In ogni caso l’indagine previsionale sottolinea che, alla fine del 2015, saremo comunque più poveri rispetto a quello che eravamo cinque anni prima. Per quella data il valore aggiunto stimato sarà di 20.585 euro rispetto ai 21.013 del dicembre 2010, con una perdita di 572 euro. A essere colpite saranno le tasche delle famiglie che, in base ai dati Istat rielaborati dalla Coldiretti, si presenteranno svuotate nella misura di sei su dieci. Interrogate dalla stessa confederazione sulla disponibilità di risorse per vivere, il 6, 6% delle famiglie ha dichiarato di non avere soldi a sufficienza (nel 2012 erano il 5,6%), mentre un altro 42,8% le ritiene scarse. Continuano, invece, a mantenersi ad alto livello di soddisfazione le relazioni familiari, con oltre il 90% degli intervistati che le reputano positive, lo 0,1% in più di un anno fa a testimonianza che la famiglia, spesso considerata superata, si sta dimostrando, nei fatti, fondamentale per non sprofondare nelle difficoltà della crisi.
Nel solo primo trimestre del 2013 – stando a Movimprese – hanno chiuso i battenti 4.827 aziende contro 3.373 nuove registrate dalle camere di commercio: nel turnover tra imprese nate e cessate si sono avute 1.454 aziende in meno, in pratica 16 unità perse ogni 24 ore, con una perdita di know-how che non si recupererà più. Bruciati in 90 giorni quasi cinquemila posti di lavoro. I dati evidenziati dall’indagine Excelsior di Unioncamere mostrano che, a fine 2013, saranno 22.330 i marchigiani a perdere l’occupazione, mentre i nuovi assunti si fermeranno a 14.920 con un avanzo negativo di 7.420 posti rispetto ai 4.480 scomparsi nel 2012. Una situazione più pesante la si registra nel comparto dell’edilizia che, negli ultimi quattro anni, ha visto sfumare 5.826 posti di lavoro. Parallelamente anche il turismo paga pegno con un calo di 770 posti. A livello territoriale è Ancona a pagare il conto più salato con la perdita di 3.220 posti a fronte di 1.380 previsti nelle province di Macerata e Pesaro-Urbino, seguite da quelle di Ascoli Piceno (830) e di Fermo (610).
La constatazione amara fornita ancora dall’indagine Excelsior è che le Marche non sono una regione per i giovani in cerca di lavoro. Le aziende che assumono preferiscono, infatti, scegliere dipendenti ultratrentenni che, nel 2013, coprono il 67,7% della nuova forza di lavoro. I giovani con meno di 30 anni rappresentano nell’anno solo il 36,3% delle assunzioni che, nell’industria, scende al 25,3% e nelle costruzioni rappresentano appena il 18,4% dei reclutamenti. Anche le donne risultano sfavorite dalla crisi. Nell’anno appena terminato solo il 38% di nuovi posti si prevedono occupati dal gentil sesso. Un’altra categoria che vede ridursi le opportunità di lavoro è quella degli immigrati: solamente l’11,7% delle imprese intende assumere personale straniero contro il 18,3% del 2012. In flessione pure la domanda di personale non qualificato, che si ferma al 10,2% dei 14.920 neoassunti. Quali i titoli di studio più richiesti? A livello universitario le lauree a indirizzo economico, ingegneristico, sanitario e paramedico, mentre per quanto riguarda i diplomi e le qualifiche professionali i più gettonati sono i titoli a indirizzo meccanico, moda, turistico e alberghiero.
Tra i giovani, comunque, non emergono solo i disoccupati. Quelli che hanno meno di 35 anni concorrono al Pil delle Marche per il 17,2% con complessivi 6,3 miliardi di euro. Stando al rapporto di Unioncamere ad avere meno di 35 anni è il 34,5% degli attivi. A lavorare, tra i 15 e i 35 anni, è il 49,9% dei giovani, mentre il 16,7% disoccupato e tutti gli altri studiano oppure hanno rinunciato a cercare un lavoro pur avendo abbandonato la scuola. Infine, i giovani imprenditori ammontano a 17.570 unità, pari al 10% del totale degli imprenditori della regione. Inoltre, nel 2012, sono aumentati di 1.635 unità. Fa riflettere il fatto che oltre la metà di questi che hanno aperto di recente un’azienda lo ha fatto investendo meno di cinquemila euro e un altro 27% tra i cinque e i diecimila.
Sempre più poveri anche i pensionati marchigiani. L’Ires-Cgil sottolinea al riguardo che il divario tra la media delle pensioni nazionali e quella della regione è di 125 euro al mese, che arriva a 242 euro mensili se si considerano gli ex lavoratori dipendenti. Il 54,5% di quest’ultimi percepisce pensioni inferiori a 750 euro contro il 39,5% medio nazionale. Infine, tra gennaio e novembre 2013, le ore di cassa integrazione autorizzate superano di cinque milioni le ore del 2012 e fanno registrare un +26,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.