LA PREVISIONE PERFETTA? IMPOSSIBILE…

INTERVISTA AL COLONNELLO MARIO GIULIACCI
By Gino Consorti
Pubblicato il 3 Ottobre 2014

“BISOGNEREBBE CONOSCERE LA POSIZIONE IN TEMPO REALE DI OGNI MOLECOLA D’ARIA E LA SUA VELOCITÀ – OSSERVA IL METEOROLOGO PIÙ FAMOSO D’ITALIA – COSA PRATICAMENTE IRREALIZZABILE. LA MIA USCITA DA MEDIASET? HO DATO LA PAROLA AGLI AVVOCATI CHE NON NE AVREI PIÙ PARLATO… IL METEO È DIVENTATO UN BUSINESS? SOLITAMENTE IO CHIUDO IL BILANCIO IN PAREGGIO…”.  L’uomo, sin dalla notte dei tempi, è stato sempre ammaliato dai fenomeni meteorologici e di conseguenza si è sempre ingegnato nel tentativo di mettere in piedi metodi di previsione sempre più affidabili. Dai babilonesi ai cinesi, dai greci ai romani, dai vichinghi ai mesopotamici, e via così… Tutti con il naso all’insù a studiare e interpretare le nuvole, il volo degli uccelli, il soffio del vento, il fumo di un braciere, l’intensità del rosso del sole al tramonto… Poi, con il passare degli anni, le previsioni modello sibille dell’antica Grecia hanno pian piano lasciato posto a sistemi più attendibili fino a quando, con l’invenzione del telegrafo elettrico, nel 1835, si è messo piede nell’era cosiddetta moderna. Da quel dì, infatti, i bollettini iniziarono a essere trasmessi in tempo reale apportando una preziosa assistenza, soprattutto a quanti solcavano i mari. Nel 1860, poi, per la prima volta le previsioni meteo apparvero su un quotidiano, il Times di Londra, grazie alla consulenza dell’ammiraglio Robert Fitzroy. Da quel giorno, dunque, scienza e informazione iniziarono a camminare a braccetto, l’evoluzione delle previsioni subirono un’accelerata e i media iniziarono una gara nel campo delle previsioni. D’altra parte, è la regola principe del mercato, non c’è offerta senza una richiesta, di conseguenza nel corso degli anni le proposte meteo sono proliferate a dismisura. Sempre in virtù di una crescente richiesta da parte delle popolazioni. Il tutto ha di fatto modificato usi e costumi di tanti… Sarà bel tempo? Allora prenderò il motorino o la bici al posto dell’auto… Le previsioni mettono pioggia e freddo? Ecco pronti l’ombrello e una calda maglia di lana… Domani c’è neve in autostrada? Rimanderò l’appuntamento… Insomma, dalla massaia che deve uscire a fare la spesa al professionista che deve affrontare un viaggio di lavoro, dalla festa di compleanno da programmare alle attività lavorative all’aperto, tutti trovano una risposta. Ma le numerose previsioni meteo che tv, radio, quotidiani, periodici e internet giornalmente ci propinano, che grado di affidabilità hanno? E ancora: Quale lavoro e quali costi ci sono dietro una previsione? Qual è la buccia di banana di un meteorologo? Per trovare risposte a questa e altre domande occorre l’aiuto di uno specialista doc, uno di cui ci si può fidare. Chi, allora, se non il simpatico e professionale colonnello Mario Giuliacci, il più celebre dei volti meteo? Nato 74 anni fa a Città della Pieve (Perugia), laureato in Fisica presso l’università Sapienza a Roma, Mario Giuliacci ha diretto il Centro meteorologico regionale di Milano Linate. Dal 1994 insegna Fisica dell’atmosfera presso l’università Milano-Bicocca e nel 1995 ha contribuito alla fondazione del Centro Epson Meteo, con il quale aveva collaborato per molti anni. Nel 2010, però, dopo un messaggio su Facebook in cui sosteneva che mandare in video belle ragazze non meteorologhe sviliva il suo lavoro, si è bruscamente interrotto il rapporto con Mediaset e con il Centro Epson. Una ferita dolorosa che il bravo colonnello Giuliacci, però, ha sapientemente “medicato” attraverso un collaborazione con La7, dove conduce il meteo nel weekend e soprattutto con la realizzazione di un portale web che porta il suo nome (www.meteogiuliacci.it). Un sito seguitissimo, gestito con grande competenza e intelligenza, dove grazie a uno staff e apparecchiature di prim’ordine propone un servizio previsionale serio, innovativo e di facile consultazione. Insomma, non è restato a piangersi addosso il colonnello Giuliacci, anche se abbandonare quella sua “creatura” gli ha causato profonda amarezza. Tanto per usare un eufemismo…

Ma ormai è roba vecchia. Invece solo da pochi giorni ci siamo lasciati alle spalle un’estate veramente bizzarra, anzi diciamo decisamente brutta, nonostante alcune previsioni autorevoli avessero pronosticato, con mesi di anticipo, gran caldo e siccità… Proprio da questo abbaglio eclatante, allora, vogliamo iniziare la nostra chiacchierata con il nostro gentile ospite, un personaggio di assoluto spessore.

Colonnello Giuliacci l’estate è appena finita e di certo non verrà ricordata con piacere dai tanti vacanzieri… A febbraio 2014, però, un prestigioso centro nazionale lanciò una sorta di allarme sulla futura stagione estiva, quella appunto appena terminata. Più o meno la previsione, ripresa da tutti i media, recitava così: inverno troppo piovoso, attesa un’estate calda e secca, ai limiti della sopportabilità… Dall’alto del suo sapere, ci spiega come sia possibile prendere una simile cantonata?

Occorrono tre puntualizzazioni. Innanzi-tutto fare una previsione su una stagione con 5-6 mesi di anticipo è da suicidi. Potrebbero farlo i meteorologi dilettanti, i professionisti invece a mio avviso dovrebbero astenersi.

Perché?

Generalmente una stagione evolve in una direzione o in un’altra a seconda che alcuni indici predittivi dell’estate agiscano in un senso o nell’altro.

Passiamo alla seconda puntualizzazione…

Sicuramente è più facile prevedere un’estate calda e secca che una fredda e piovosa… Per cui anche il meteorologo dilettante, che per vent’anni propina previsioni a lunga gittata, a fine consuntivo raggiungerà una veridicità vicina all’80%. Stesso discorso per l’inverno se si prevede freddo e brutto tempo…

Però nel caso in questione non parliamo di dilettanti ma di stimati professionisti…

Io non voglio assolutamente creare polemiche, sia chiaro, dico semplicemente come, a mio avviso, ci si dovrebbe comportare.

Chiarissimo, manca la terza considerazione…

Nel campo dell’atmosfera non vale la legge della “vendetta”, del tipo siccome l’inverno è stato tiepido e caldo adesso ti rifilo un’estate fredda e piovosa… Non c’è infatti alcuna correlazione tra una stagione e la successiva. Bene, credo che queste tre considerazioni ogni meteorologo dovrebbe tenerle sempre presenti. Esse, infatti, sono verità assolute. Per sommi capi una previsione a lunga scadenza si può fare, ma ovviamente non è possibile indicare l’arrivo di certi eventi…

Sulla base di quali elementi è possibile una previsione della stagione estiva?

I fattori che influenzano l’evoluzione di un’estate, sull’Italia e quindi sui paesi temperati, ma anche nel resto del mondo, sono le temperature delle acque degli oceani.

Nel nostro caso quale oceano dobbiamo tenere sotto controllo?

Ovviamente l’oceano Atlantico e poi le acque del Golfo di Guinea. Quando vi sono anomalie di un certo tipo, come è avvenuto quest’anno, l’anticiclone delle Azzorre potrebbe fare cilecca, ossia non presentarsi…

Quando parla di anomalie a cosa si riferisce?

In alcune parti le acque erano più calde del normale e in altre più fredde. Le alte pressioni, quindi, anziché estendersi dalle Azzorre verso l’Italia si sono dirottate sui paesi nordici, ad esempio in Scandinavia e in Islanda dove si sono registrate temperature calde, assolutamente anomale per quei posti. Inoltre le perturbazioni atlantiche, non trovando più la “barriera” rappresentata dell’anticiclone delle Azzorre, sono penetrate insistentemente e quasi quotidianamente verso il Mediterraneo e quindi in Italia. Non dimentichiamoci, infatti, che l’anticiclone delle Azzorre oltre a garantire bel tempo e temperature gradevoli funge pure da scudo protettivo contro le perturbazioni atlantiche. Nel Golfo di Guinea, poi, si è verificata un’altra anomalia.

Di che tipo?

Le sue acque comandano l’anticiclone nordafricano, per capirci quello che porta le ondate di caldo. Quando le acque del Golfo di Guinea sono un po’ più fredde del normale i monsoni africani, quelli che dall’equatore attraverso il Golfo di Guinea penetrano fino all’interno portando pioggia fino ai bordi del Sahara, diventano più attivi e l’anticiclone nordafricano viene spostato verso l’Italia. Quest’anno, invece, è capitato che le acque del Golfo di Guinea sono rimaste costantemente più calde della media e quindi sono mancati o sono stati molto deboli i monsoni. Ecco, allora, che l’anticiclone nordafricano, non avendo subito alcun “disturbo”, è restato posizionato sul Sahara, di conseguenza sono mancate le ondate di caldo tipiche dell’estate mediterranea.

Dopo questa esauriente e dotta spiegazione colonnello, un’altra domanda sorge spontanea: se è così complicato e nello stesso tempo così elevato il rischio di errore a causa di mancanza di elementi oggettivi, perché ci si azzarda in previsioni a lunga gittata?

In genere sono gli americani che diffondono questo tipo di previsioni, cioè con mesi di anticipo…

Per quale motivo?

Si aspettano un ritorno da tutto il popolo di professionisti e di dilettanti, quindi milioni di persone, che commentano e osservano queste mappe. Magari in tanti indicano un’area dove guarda caso la previsione è risultata giusta. Sono mappe messe in circolazione in maniera sperimentale affinché i vari centri li possano giudicare e testare.

A proposito di previsioni errate, le principali associazioni di albergatori della riviera romagnola lo scorso luglio avevano annunciato la possibilità di intraprendere un’azione legale a favore di una corretta informazione meteo per il turista, visti gli ingenti danni economici e di immagine provocati agli operatori della riviera a causa degli scenari atmosferici previsti con eccessivo anticipo…

Alla fine, però, si sono rese conto che i “nemici” non erano e non sono di certo i meteorologi ma in un certo senso la natura. Voglio dire, non abbiamo colpa noi se la gran parte dei fine settimana è stato brutto… A tal proposito, se mi consente, vorrei fare un’osservazione che ritengo fondamentale.

Prego…

Gli operatori turistici a volte fingono di ignorare una verità sacrosanta. Intanto c’è da dire che le previsioni del tempo aiutano il turismo. Se faccio una previsione il venerdì per il fine settimana in una qualunque area dell’Italia, ho un’attendibilità circa del 90%. Ciò significa che su 52 settimane ne posso sbagliare al massimo 5 o 6. Anzi, mi voglio rovinare…, diciamo che ne sbaglio 8. Su 52 settimane sbaglio 8 previsioni. Da un punto di vista meramente statistico, allora, delle 8 previsioni sbagliate 4 lo saranno in un senso e 4 nell’altro… Perciò anche nel caso di previsioni sbagliate ciò che togliamo con una mano lo restituiamo con l’altra. Per capirci: se metto pioggia e poi c’è il sole gli albergatori si lamentano perché non ci sono state prenotazioni; se metto però sole e i turisti invece trovano la pioggia gli albergatori comunque si fregano le mani… Dico questo solo per far capire come sia sterile e miope una simile polemica da parte degli albergatori.

Se aumentano i giorni di previsione, di quanto cresce la percentuale di errore?

A 15 giorni siamo intorno al 65% di attendibilità. Non bisogna dimenticare, comunque, che esiste un altro tipo di previsione fatta senza modelli e che senza faticare troppo arriva ad avere un’attendibilità del 60%. Si tratta di una previsione con la statistica climatica: voglio sapere, ad esempio, che tempo farà tra 10 giorni a Rimini? Bene, prendo le statistiche degli ultimi trent’anni e guardo i primi 10 giorni di ottobre. Se nell’80% dei casi c’è stato bel tempo farò una previsione di quel tipo…

Che tipo di lavoro c’è dietro una previsione  professionale?

C’è una équipe di modellisti, di meteorologi, di laureati in Fisica dell’atmosfera, Matematica, di esperti con preparazione eccelsa. E poi l’utilizzo di computer potenti. Insomma un imponente gruppo di lavoro con un altrettanto massiccio costo di gestione…

Ma qual è, colonnello, la componente più imprevedibile che può sballare una previsione?

Diciamo innanzitutto che la previsione perfetta non potrà mai esistere…

Perché?

Per fare una previsione attendibile al 100% c’è bisogno che si conosca, in tempo reale, la situazione meteorologica in tutto il mondo. Come dire, se io voglio lanciare un proiettile per colpire un obiettivo concreto devo conoscere il dato iniziale, e cioè da dove parte e con quale velocità e direzione. I dati iniziali sono fondamentali per conoscere l’evoluzione di qualunque sistema che abbiamo in natura, compresa quindi l’atmosfera. E la situazione meteorologica conosciuta da noi in tempo reale è imperfetta.

Perché?

In Italia il tempo è ricostruito attraverso 10mila stazioni di terra che ogni tre ore rilevano le condizioni meteo. In genere i modelli partono con i dati osservati a mezzanotte e a mezzogiorno. Ad esempio, però, se c’è un temporale tra la stazione di Bergamo e quella di Milano, trattandosi di un piccolo evento non sarà rilevato da entrambe. Il temporale, però, come disturbo nell’atmosfera ha una sua importanza, di conseguenza se non rilevato dà luogo a una cascata di errori. Ricapitolando: per una previsione perfetta bisognerebbe conoscere la posizione in tempo reale di ogni molecola d’aria e la sua velocità. Cosa praticamente impossibile. Ecco perché allora, anche tra un milione di anni, le previsioni del tempo si chiameranno previsioni del tempo…

Nel corso della lunga esperienza qual è stato il suo errore più eclatante?

Intanto diciamo che a volte l’errore capita perché ci si fida troppo di questi modelli che chiaramente vanno interpretati. In particolare mi ricordo le previsioni della Pasqua del 2004, annunciai brutto tempo e invece fu un weekend di sole…

In simili casi con quale faccia  si torna davanti agli italiani…?

Direi normale, anche perché la gente, pur se finge di non saperlo, è ben consapevole che le previsioni si chiamano tali proprio perché sono soggette a errori di valutazione… E l’errore può capitare anche in occasione di una grande festività.

Era questa la professione che sognava da bambino?

Potrei dire che un minuto ha cambiato la mia vita…

In che senso?

Ho frequentato il liceo classico e, a fine maturità, avevo deciso di fare il medico iscrivendomi all’ottima facoltà di Perugia. Un giorno, però, mio padre, mentre viaggiava in treno, incontrò il preside di un liceo al quale chiese un consiglio circa la scelta universitaria. Il preside, allora, dopo aver saputo del mio 8 in matematica, consigliò  mio padre di iscrivermi alla facoltà di Fisica. Questo perché di lì a poco, a suo dire, nel nostro paese ci sarebbe stato un prolificare di centrali nucleari… Mio padre seguì il suo consiglio ma le centrali nucleari rimasero nella testa di quel preside…

A quel punto cosa fece?

Frequentavo il terzo anno e mi sentivo un po’ sperduto, navigavo a vista. Un giorno, però, mentre passeggiavo nei giardini della facoltà durante la pausa pranzo insieme a due amici, uno di loro disse che stava frequentando un interessante corso di meteorologia. La cosa mi incuriosì e dopo aver seguito una lezione mi innamorai perdutamente…

Da ragazzo, però, voleva farsi prete…

È vero, sono entrato in seminario a 11 anni con gli agostiniani e a 14 anni avevo deciso di abbracciare la vita religiosa. Tant’è che mio padre, con la sua tipica schiettezza e praticità, mi incoraggiò dicendomi che mi sarei trovato bene con la vita conventuale… Successivamente, però, mi resi conto che probabilmente era una infatuazione e non, invece, una vera e propria chiamata.

Diciamo, comunque, che la sua visione quotidiana rimase il cielo, però con un altro interesse…

Proprio così, presi un’altra strada… Comunque quegli anni di liceo mi diedero una grande base. Ultimati gli esami universitari presentai una tesi con il Servizio meteorologico dell’aeronautica che ogni anno bandisce un concorso per laureati in Fisica. Successivamente, nel 1969, vinsi il concorso e trovai impiego nell’aeronautica dove mi sono trovato molto bene.

Quali consigli a chi vuole intraprendere questa professione?

Innanzitutto non pensare di diventare un meteorologo televisivo; oggi in giro complessivamente ce ne sono una quindicina e sono tutti giovani… Un posto del genere, dunque, equivale a un terno al lotto… La professione, però, non si esplica solo davanti a una telecamera, ci sono tante altre entità pubbliche dove si assumono meteorologi. Ad esempio l’Arpa, l’Agenzia regionale di protezione ambientale, che deve avere in organico un team di laureati in Fisica per svolgere previsioni meteorologiche in modo da salvaguardare il territorio. Stesso discorso per l’Enav, l’Ente nazionale assistenza al volo. Nei 14 principali aeroporti italiani c’è un team di fisici che si occupa delle previsioni meteo, sia per i decolli e gli atterraggi, sia per l’area di pertinenza. E poi ovviamente ci sono l’aeronautica, che come dicevo ogni anno bandisce un concorso e il Cnr.

Capisco di riaprirle una vecchia ferita, ma a distanza di anni ha superato il fatto di essere stato messo alla porta dopo una lunga militanza a Canale 5 come esperto meteo? Tutto perché aveva criticato l’uso di ragazze non meteorologhe nei bollettini del tempo…

Non vorrei riaccendere vecchie polemiche… Posso tranquillamente dire, però, che sono rimasto amareggiato da quanto accaduto. Sarei infatti voluto uscire dal centro Epson, e quindi da Mediaset, attraverso la porta principale e non, invece, dalla finestra…

Con una battuta potremmo dire che per lei era meglio la fisica che il fisico…

Simpatica…, però le ripeto che non ho intenzione di innescare nuove polemiche… È una parola data agli avvocati che devo assolutamente rispettare. Resta, però, il dispiacere di essere andato via in maniera burrascosa, di aver lasciato dopo vent’anni una mia creatura… Infatti tantissimi esperti e meteorologi che vi lavorano sono stati miei allievi.

Le rubriche di cucina e meteo monopolizzano tv e web…  Secondo lei è questo il vero ritratto dell’italiano?

Riguardo al cibo forse tutti noi, oggi, cerchiamo di alimentarci in maniera più sana e mirata. Per quanto concerne le previsioni, invece, la gente si è resa conto che è possibile risparmiare denaro.

In che modo?

Ad esempio: questo fine settimana vado o non vado in quella località? C’è poi la programmazione delle ferie, dei ponti festivi. E anche l’organizzazione del proprio lavoro. Pensi, ad esempio, a un agente che fa attività promozionale e si sposta con la propria macchina lungo tutta l’Italia. Se ad esempio sa che domani è prevista neve lungo l’autostrada Milano-Bologna magari cerca di rimandare il suo appuntamento. E poi c’è la mamma che la sera, in base alle previsioni meteo, prepara l’abbigliamento del figlio da portare all’asilo o a scuola.

Possiamo affermare con certezza, però, che oggi il meteo significa business. Il mercato vale sempre più e la raccolta pubblicitaria dei portali aumenta costantemente…

Sulla crescita del mercato ha ragione. Anch’io ho un sito professionale ma mantenerlo in piedi costa parecchio. Devo pagare chi mi rilascia il modello fisico-matematico, chi mi presta il server dove collocare i miei dati, eccetera. Se si parla di un sito dilettantistico ovviamente i costi di gestione sono quasi zero, viceversa il professionismo costa. Ecco, allora, i banner pubblicitari per ottimizzare le spese. Solitamente io chiudo il bilancio in pareggio.

Immagino sia stato lei a trasmettere a suo figlio Andrea, attualmente a Mediaset, la passione per il meteo…

Sì, ma non si tratta di un raccomandato… Le spiego. Nel 1995 presi il mio miglior allievo esperto in modelli matematici e andai a Sesto San Giovanni, dalla Epson, offrendo una nuova maniera di fare le previsioni.

Cosa le risposero?

Accettarono la mia proposta concedendomi un budget con il quale avrei dovuto costituirmi un team e assicurare previsioni meteo quotidiane. Avendo dunque messo in piedi una piccola azienda portai dentro anche mio figlio e mia figlia i quali, inizialmente, svolgevano pura manovalanza. In pratica si recavano in azienda al mattino presto ad accendere i computer… Successivamente, quando la Epson decise di rilevare la mia azienda, mio figlio, che era già dentro, vi rimase. Mia figlia, invece, ingegnere ambientale, ha seguito un’altra strada.

Capita che lei e suo figlio vi troviate in disaccordo su una previsione?

Pareri differenti ne abbiamo avuti, ma alla fine, dopo un attento scambio di idee uno ha convinto l’altro…

Ci spiega brevemente perché le meteoropatie sono di fatto delle malattie?

Perché la “sensibilità” del nostro corpo alla mutevolezza del tempo non è uguale per tutti gli individui. Ci sono alcuni, infatti, che dinanzi a sbalzi anche forti di pressione atmosferica restano indifferenti; altri, invece, a un minimo cambiamento diventano immediatamente reattivi. La categoria numericamente più numerosa è quella dei sofferenti di reumatismi, i quali già con 24 ma anche 36 ore di anticipo avvertono il cambio di tempo. Anche se in quel momento sopra il loro spicchio di cielo non compare neanche una nuvola.

Perché avviene questo?

Quando ad esempio si avvicina una perturbazione dall’Atlantico, e noi ci troviamo nel nord Italia, prima ancora che compaiono le nuvole il grado di umidità s’innalza e la pressione atmosferica inizia a diminuire. Questo calo fa sì che le nostre arterie subiscano una dilatazione rallentando, così, il flusso sanguigno e anche quello di liquidi. Per cui se uno ha una tumefazione reumatica, ad esempio a un ginocchio, il rallentamento della circolazione porta a un accumulo ulteriore di liquidi. Quindi la tumefazione s’ingrossa e premendo sull’innervazione sottostante causa dolore. Inoltre aumentando l’umidità dell’aria è più difficile che questi liquidi, immagazzinatisi nella tumefazione, evaporino. Poi ci sono anche altri eventi che influenzano l’umore, soprattutto l’elettrizzazione dell’aria. Ci sono persone che prima dell’arrivo di un temporale cadono in uno stato di forte nervosismo e irritazione che passa quando inizia la pioggia.

Tutt’altro scenario, invece, disegnano il sole e la serotonina..

Esattamente. La luce solare stimola la serotonina che è chiamata l’ormone del buonumore.

Ecco perché solitamente le popolazioni del sud si svegliano col sorriso in bocca…

Proprio così, c’è grande differenza tra chi abita in paesi tropicali e chi invece in quelli nordici. Si immagini, per un attimo, il popolo brasiliano così gioioso e vivace e quello, invece, di un paese nordico, solitamente cupo e accigliato… Non a caso il più alto numero di suicidi appartiene al nord Europa, dove c’è carenza di luce…

Per quanto concerne il fenomeno dei fulmini, quali sono le principali regole da seguire?

Ad esempio in casa non bisogna mettersi mai dinanzi alle finestre aperte durante un temporale, in quanto il fulmine potrebbe entrare dentro attraverso le correnti d’aria. Inoltre è consigliato staccare il filo dell’antenna che conduce al televisore, un fulmine sul tetto potrebbe infatti bruciare l’apparecchio. In montagna, poi, in caso di temporale è bene scendere il più possibile di quota e se si resta all’aperto bisogna evitare di ripararsi sotto un albero isolato. Essendo a punta come i campanili attirano i fulmini. Un bosco folto, invece, rappresenta un rifugio più sicuro in quanto fra tanti alberi il fulmine dovrebbe colpire proprio quello dove ci siamo riparati. In quel caso potremmo parlare di sfortuna fantozziana… Al mare, invece, non bisogna rimanere in acqua e neanche sulla spiaggia.

Ma i cosiddetti fulmini a ciel sereno come sono possibili?

Un fulmine non necessariamente cade verso il basso, verticalmente dalla nube temporalesca, ma si può propagare anche lateralmente. Se ad esempio la nube temporalesca si trova a 20 chilometri di distanza, i fulmini non colpiscono solamente i paesi sottostanti bensì possono raggiungere anche quella distanza, dove magari in quel momento il tempo è buono… Ecco perché, ad esempio, sui campi di golf si smette di giocare non appena si calcola che la nube temporalesca sia presente nel raggio di 15-20 chilometri.

Perché colonnello parlare di una nuova era glaciale, diciamo tra circa 50 anni, non sarebbe fantascienza?

Perché c’è un fenomeno, ben descritto nel film The Day After Tomorrow, che dal punto di vista scientifico è veritiero. Anche se poi nel film è stato fatto credere che l’evento sia avvenuto nel giro di qualche mese.

Di quale evento parla?

Della corrente del Golfo che porta acque più calde dall’Atlantico tropicale verso l’Inghilterra e i paesi scandinavi. Questa corrente si potrebbe bloccare.

Per colpa di chi?

Se la fusione dei ghiacci polari continua ai ritmi attuali a causa del surriscaldamento del pianeta, quest’acqua dolce, mescolandosi con l’acqua salata della corrente del Golfo potrebbe bloccarla.

Con quali risultati?

In quel caso si bloccherebbe il trasporto di calore dall’equatore verso il nord Europa, i cui paesi oggi ottengono il 20% del calore proprio da questa corrente. Di conseguenza i paesi in questione si raffredderebbero e i ghiacci polari tenderebbero a occupare la Scandinavia, la Scozia, magari anche tutta l’Inghilterra…

Siamo alla fine della nostra chiacchierata colonnello, ma io non posso non chiederle una previsione sul prossimo inverno…

Ovviamente mi astengo, anche perché è mio costume farla solo a fine novembre quando, appunto, sono chiare le anomalie in atto nell’atmosfera. Quelle, in pratica, che possono influenzare l’inverno. In questa stagione, infatti, si vanno a studiare le anomalie previste a livello del circolo polare artico, in quanto è da lì che poi partono, o non partono, le irruzioni di aria fredda verso l’Europa continentale e quindi anche in Italia. Ci sono degli indici che in qualche modo riescono a dirci le probabilità di queste irruzioni di aria fredda. In pratica se saranno nella norma, più numerose oppure al di sotto della media.

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