“Affidati alla volontà di Dio”. Una frase che sento continuamente in famiglia, in chiesa, a scuola, eccetera… Puntualmente, però, mi chiedo come sia possibile combinare la nostra libertà con i piani di nostro Signore. Lo so, ogni scelta dipende da noi, ma come facciamo a sapere che siamo comunque nei piani di Dio? Le chiedo anche un altro consiglio: Cosa fare quando la sofferenza e l’ingiustizia mettono a dura prova la nostra fede? Grazie Gianluigi98
Qualche giorno fa leggevo una notizia sull’intelligenza artificiale. L’ultimo allarme arriva dalla voce dello scienziato Stephen Hawking che dice che i robot del domani potrebbero avere il sopravvento sulla specie umana. Le macchine potrebbero fare scelte diverse da quelle previste dai programmatori. Sarebbe il libero arbitrio dei robot. Amici o nemici del domani? Qualcuno immagina scene da fine mondo. Il fatto è che noi, razza umana, non siamo dei robot. Secondo la bibbia sismo stati creati fin dall’inizio con la libertà di scegliere e di comprendere il bene e il male. E queste scelte ce le giochiamo nella vita. Cosa potrebbe o dovrebbe fare Dio di fronte a scelte scellerate, al male ricercato e perseguito con cattiveria? Toglierci la nostra libertà, il piacere della scelta, il rischio della responsabilità? A me pare che Dio ci lascia giocare la nostra partita perché vuole risposte responsabili e non obbligate, vuole risposte di amore come amore è stato il suo atto creativo e amore è stata la redenzione operata da Gesù. Questo non significa che Dio ci lascia al nostro destino come non significa che possiamo prendere il suo posto come quei robot paventati da Hawking che soppianterebbero l’umanità.
Dei detti popolari dicono che Dio scrive diritto sulle righe storte o che Dio non paga il sabato. È la fede semplice della gente che nel primo caso sottolinea che, anche se non pare, c’è un giudizio di Dio nella storia e della storia. Non è un intervento immediato ma la storia diventa il tempo dove si rivela il bene ed il male e, alcune volte, si ha la profezia di vedere immediatamente il dito di Dio in certi avvenimenti. Il secondo detto afferma che c’è un terzo tempo nella partita della vita che gestisce principalmente il Padreterno. È il tempo senza tempo quando di fronte a lui la vita viene vagliata secondo il vissuto se, cioè, ci si è curati del prossimo o si è passati oltre: “avevo fame, sete e mi avete assistito o mi avete evitato”. Per l’uomo che opera il bene o il male arriva il momento dell’impatto, del fine gara. È il tempo dell’arbitro, buono, compassionevole ma pur sempre arbitro che abbraccia il bene, ha compassione della fragilità ma condanna la durezza del cuore.
E allora? “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla, sapienza del cuore” dice il salmista di fronte al mistero della vita.
Capisco che la mia risposta è una non risposta. Ma anch’io mi faccio le stesse domande e prego con il salmista perché gli orizzonti di senso non si fermino solo alla vita terrena ma sappia guardare quell’oltre che Dio prepara a chi crede in lui. Ora è il tempo della perseveranza nell’operare il bene perché la partita della vita si può interrompere quando meno te l’aspetti ma, dice Gesù, “con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
Penso che solo allargando gli orizzonti di senso si può sopportare l’insopportabile e rimanere nella speranza.