LA MISSIONE DELLA CHIESA NEL TEMPO E OLTRE IL TEMPO

By Carlo Ghidelli
Pubblicato il 1 Marzo 2016

1. Cristo principio e modello dell’umanità rinnovata

Per il fatto stesso che annuncia il Cristo, la chiesa rivela agli uomini la genuina verità intorno alla loro condizione e alla loro integrale vocazione, poiché è Cristo il principio e il modello di questa umanità rinnovata, permeata di amore fraterno, di sincerità e di spirito di pace, alla quale tutti vivamente aspirano (AG 8).

Essendo modellata essa stessa su Cristo, la chiesa annunciando Cristo rivela agli uomini quale è la vocazione alla quale devono rispondere. La verità di Cristo è anche la verità della chiesa e diventa la verità di ogni uomo. La missione della chiesa ha perciò una dimensione cristologica irrinunciabile.

Il concetto di umanità rinnovata implica l’ipotesi del peccato originale, che Cristo è venuto a cancellare mediante la sua morte e risurrezione e che la predicazione, essenziale ad ogni attività missionaria, diffonde e sostiene. Il missionario autentico predica solo Gesù morto e risorto; parimenti la fede che egli suscita è fede nel mistero pasquale di Gesù. 

2. Tra la prima e la seconda venuta di Cristo

Pertanto, il periodo dell’attività missionaria si colloca tra la prima e la seconda venuta di Cristo, in cui la chiesa, come la messe, sarà raccolta dai quattro venti nel regno di Dio (AG 9).

Lo sguardo del vero missionario, perciò, non può volgersi solo al passato, che pure ha una importanza fondamentale perché, come abbiamo detto or ora, registra la presenza di Cristo e la sua opera redentrice.  Ma deve rivolgersi anche al futuro perché alla chiesa rimane ancora molta strada da fare nel servire la parola, che salva a condizione che sia conosciuta e amata.

Per questo i padri conciliari, riferendosi ad una espressione di Gesù che troviamo in Marco 13,10, nel contesto dell’unzione di Betania, ribadiscono: “Prima appunto della venuta del Signore, il vangelo deve essere predicato fra tutte le genti”. Si avverte qui l’interesse dell’evangelista per la predicazione del vangelo. Il gesto della donna che unge i piedi di Gesù entra a par parte della bella notizia solo per il suo riferimento alla passione.

3. Un metodo veramente necessario

L’attenzione dei padri conciliari si volge ancora una volta sul metodo che deve caratterizzare la nuova evangelizzazione e quindi ogni attività missionaria: “Perciò, quanto di bene si trova seminato nel cuore e nella mente degli  uomini o nei riti particolari e nelle culture dei popoli, non solo non va perduto, ma viene sanato, elevato e perfezionato per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell’uomo”.

Ci sarebbe molto su cui meditare: dapprima il missionario si preoccupa che nulla vada perduto di quello che trova nel paese al quale approda: sarebbe grave responsabilità quella di chi per piantare prima pretende di estirpare. Poi però è necessario fare opera di discernimento che consiste nel sanare, elevare e perfezionare tutto ciò che di sano e di valido si incontra nelle popolazioni pagane.

Ecco quindi l’affermazione finale dei padri conciliari: “Così l’attività missionaria tende alla pienezza escatologica. Si delinea così per la chiesa, comunità missionaria, un cammino arduo ma promettente, un cammino che non avrà mai fine. Essa infatti comprende che le resta ancora da svolgere un lavoro missionario enorme… Infatti, due miliardi di uomini, e il loro numero cresce di giorno in giorno, non hanno ancora ascoltato il messaggio evangelico” (n.10).

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